lunedì 14 maggio 2018

Moor Stout

Ritorna sul blog il birrificio inglese Moor, fondato nel 1996 da Freddy Walker, chiuso nel 2005 e poi rilevato nel 2007 dall’attuale proprietario Justin Hawke, un californiano la cui formazione brassicola è passata attraverso quattro anni in Germania nell’esercito americano, viaggi in Inghilterra assieme al padre a bere Real Ales e l’homebrewing a San Francisco. Hawke ha lentamente sostituito le birre della precedente gestione con ricette più moderne che utilizzano spesso luppoli extra-europei.  Sino al 2014 il birrificio ha operato negli edifici di un ex caseificio sperduto nella campagna del Somerset: in quell’anno è avvenuto finalmente il trasloco a Bristol, nel sobborgo industriale di St. Phillips, dove ha trovato posto il nuovo impianto da 20 barili, la nuova linea per la produzione di lattine e anche la “Brewery Tap”, aperta dal mercoledì alla domenica. 
Moor è ormai presenza fissa anche nei beershop e nei locali italiani, con importazioni regolari. E proprio pensando all’Italia nacque nel 2014 la Stout: una birra  “senza pretesa, facile da bere, un classico. La birra artigianale a volte è un po’ sciocca; spesso vogliamo bere qualcosa che sia semplicemente godibile, non qualcosa di curioso che dobbiamo provare per poterla spuntare da una lista.  I nostri amici italiani ci hanno chiesto se avessimo preso in considerazione una richiesta così semplice. Niente capelli da unicorno, polvere solare o unghie di qualche personaggio famoso. Se volete pontificare fatelo, ma intanto bevete e godetevi  quello che avete nel bicchiere. Salute!”
Questo il modo in cui il birrificio inglese presenta la propria stout, oggi disponibile tutto l’anno anche per il mercato domestico: una birra per l’appunto semplicemente chiamata stout.

La birra.
Il suo vestito è di color ebano, prossimo al nero: la schiuma è generosa, cremosa e compatta e mostra un’ottima persistenza. L’aroma non è evidentemente il punto di forza di questa lattina: l’intensità è davvero bassa e si fatica per avvertire i profumi di orzo tostato e caffè, esteri che richiamano i frutti di bosco “scuri”.  Si tratta comunque dell’unico punto debole di una birra che mantiene quanto promesso: nessun fronzolo, buona da bere. E si parte proprio bene con una sensazione palatale piuttosto gradevole: è leggera ma non troppo, leggermente morbida. Scorre senza che tu te ne accorga ed è attraversata da una notevole intensità a fronte di un contenuto alcolico (5%) da (quasi) session beer. Il dolce del caramello bilancia con precisione l’amaro delle tostature, del caffè e della liquirizia, di tanto in tanto fa anche capolino qualche ricordo di cioccolato fondente.  Si chiude con una buona secchezza, una leggera acidità data dai malti scuri e un gradevole amaro dove il torrefatto incontra qualche nota luppolata terrosa.   
La stout di Moor è molto pulita e ben fatta, rispettosa della tradizione, elogio della semplicità: quelle birre che le moda e l’hype ovviamente ignorano ma che sarebbe deleterio se non esistessero. Una stout che vi rinfrescherà se la berrete leggermente refrigerata; lasciatele invece raggiungere la temperatura ambiente se volete avvertire un lieve tepore etilico, quella piccola carezza di conforto che personalmente vorrei sempre sentire quando ordino una stout.
Formato 33 cl., alc. 5%, lotto 809ST011, scad. 01/06/2018, prezzo indicativo 4.50-5.00 euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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