venerdì 25 maggio 2018

Nix Malle

Torniamo a parlare di Nix Beer, nuovo progetto dell’instancabile birraio Nicola Grande, in arte Nix: dopo le esperienze al birrificio al Birrificio Settimo (ex Siebter Himmel) e al Birrificio Etnia, questa volta scende in campo in prima persona con la propria beer firm utilizzando il proprio soprannome e il proprio volto stilizzato sulle etichette. Nix Beer debutta a maggio del 2017 con cinque etichette tutte ispirate alla tradizione belga, quella con cui il birraio Nix ha già dimostrato di sapersi ben destreggiare nelle esperienze precedenti. Dopo la Xelles (una “hoppy blond ale” leggere e moderna) assaggiata qualche settimana fa, è il momento di alzare l’asticella e stappare Malle, la tripel della casa. 
Se il nome scelto vi può sembrare strano ad una lettura superficiale, basta poco per collegarlo a quella che è considerata “la madre di tutte le tripel”, ovvero la Westmalle. Malle è una municipalità (15.000 abitanti) che si trova ad una quarantina di chilometri di Anversa e che comprende i villaggi di Oostmalle e Westmalle, dove si trova l'abbazia di Nostra Signora del Sacro Cuore. Della Westmalle Tripel ne avevamo già parlato in questa occasione: venne sviluppata da frate Thomas assieme al consulente birraio Hendrik Verlinden, proprietario del birrificio Drie Linden, per festeggiare nel 1934 l’inaugurazione del nuovo birrificio del monastero che allora produceva solo due birre scure, Extra Gersten e Dubbel Bruin. 
Verlinden viene considerato da Michael Jackson come l'artefice della prima tripel belga, lanciata nel 1932 con il nome di Witkap Pater: l’aver anticipato di qualche anno quella di Westmalle non le è comunque bastato per guadagnarsi l’appellativo di “madre di tutte le tripel”.

La birra.
Rientriamo in Italia e stappiamo la Malle di Nix. Ringrazio innanzitutto il beershop on-line Ubeer che mi ha inviato la bottiglia d’assaggiare. Il bicchiere si colora di arancio, velato ma luminoso, e si colma con una generosa testa di schiuma pannosa e compatta, dall'ottima persistenza. Una delicata speziatura che richiama il pepe bianco ed il coriandolo apre un naso pulito e ricco di biscotto e pasticceria, scorza d'arancia candita. E' una tripel con vivaci bollicine, come da manuale, corpo medio e una buona scorrevolezza se confrontata con l'importante gradazione alcolica (9.7%). Il gusto prosegue in linea retta il percorso aromatico riproponendo biscotto e frutta candita gialla, una delicata speziatura e un finale amaro dall'intensità abbastanza  sostenuta per lo stile, nel quale trovano posto note terrose e di scorza d'arancia. Il retrogusto è di nuovo dolce, ricco canditi e frutta sotto spirito. C'è un ottimo equilibrio, favorito da una bella secchezza e da una gradevole acidità che stempera il dolce: non fosse per la componente etilica, la si potrebbe quasi definire una birra sorprendentemente rinfrescante. Niente da eccepire per quel che riguarda pulizia e finezza, qualche appunto invece devo invece farlo proprio per quel che riguarda l'alcool che non è subdolamente nascosto come nei migliori esempi belgi. Non presenta una grossa asperità ma indubbiamente rallenta il ritmo di bevuta di quella che è comunque un'ottima interpretazione della tradizione belga. Per chi volesse provarla ma non riesce a trovarla, ecco un utile link all’acquisto diretto.
Formato 33 cl., alc. 9.7%, lotto 6417, scad. 28/09/2019.

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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