martedì 8 maggio 2018

Perennial Abraxas

Torniamo a parlare di Perennial Artisan Ales, birrificio di St. Louis (Missouri) già ospitato sul blog in un paio di occasioni:  lo ha fondato Phil Wymore assieme alla moglie Emily, che dopo aver lavorato alla Grindstone (Columbia, Missouri), alla Goose Island ed alla Half Acre (Chicago) ha deciso di ritornare in Missouri per inaugurare il proprio birrificio, con l’intento dichiarato di “puntare ai beergeeks. Vogliamo fare birre per le quali la gente si entusiasmi. Non vogliamo essere il dodicesimo birrificio di St Louis che produce una Pale Ale”.  La Belgian Ale Southside Blonde è in cima alla classifica di vendite del birrificio e fornisce la sicurezza necessaria per poter pensare ad altre birre più costose da produrre ma anche più redditizie. 
L’hype ha iniziato ad arrivare a St. Louis grazie alla imperial stout Abraxas, soprattutto nella sua versione Barrel Aged la cui messa in vendita attirava una volta all’anno centinaia di beergeeks che si accampavano davanti al birrificio molte ore prima dell’apertura. Uno spettacolo divertente ma poco pratico che è stato ora regolamentato: Wymore  ha creato la  Société du Chêne, una membership che per 300 dollari vi assicura una bottiglia delle prime dodici birre invecchiate in botte prodotte da Perennial ogni anno, un bicchiere, uno sconto del 10% sulle consumazioni alla tap room e la possibilità di prenotare per l’acquisto altre ricercate bottiglie.  Quello che resta viene venduto attraverso biglietti on-line  che evitano l’inutile affollamento di gente alla ricerca di bottiglie che non saranno disponibili. 
Solo 100 casse furono prodotte nel 2011, anno del suo debutto, ma poi  l’aumentata capacità produttiva e la volubilità della moda hanno fatto lentamente diminuire l’hype per l’Abraxas, "normale" indirizzandolo sulle sue versioni speciali con aggiunta di vari ingredienti e soprattutto sulla sua versione barricata  che sul mercato secondario raggiunge quotazioni di qualche centinaia di dollari. 
L’ Abraxas Week 2017 si è svolta  dallo scorso 31 ottobre al 4 novembre: oltre che alla spina, l’imperial stout e le sue varianti erano disponibili alla (pre)vendita (100$) in una borsa personalizzata che includeva 2 bottiglie di Abraxas “normale”, una di Coffee Abraxas e una di Vanilla Abraxas. I “cofanetti” sono andati rapidamente esauriti: a chi era rimasto a bocca asciutta non restava che sperare nell’acquisto delle bottiglie singole dell’Abraxas normale (20$) messe in vendita al birrificio da mezzogiorno del 4 novembre. La birra è stata comunque distribuita da Perennial in buona quantità e qualche bottiglia è arrivata nei mesi scorsi anche in Europa.

La birra.
Ricapitoliamo: Abraxas è una Imperial (Mexican) Stout, ovvero viene prodotta con peperoncini Ancho, fave di cacao, baccelli di vaniglia e stecche di cannella. Nonostante gli ingredienti aggiunti, che tendono a svanire rapidamente, il birrificio ne consiglia l’invecchiamento e l’assaggio di eventuali verticali.
La piccola schiuma che si forma in superficie non è particolarmente attraente e svanisce piuttosto in fretta: sotto di lei, un'impenetrabile coltre nera riempie il bicchiere. L'aroma non è molto intenso ma restituisce quanto promesso in etichetta: cioccolato, accenni di peperoncino e di cannella , note terrose e di vaniglia, orzo tostato. La pulizia è discreta e il bouquet nel complesso non è esattamente di quelli che fanno venir l'acquolina in bocca. C'è fortunatamente un netto miglioramento al palato, a partire da un mouthfeel riccomorbido e gradevole, oleoso. E' un'imperial stout che parte sul versante dolce,  piena di melassa e cioccolato al latte, liquirizia e vaniglia, bilanciate poi da tostature e soprattutto dal piccante del peperoncino che nel finale sale aiuta ad asciugare il palato. L'alcool (10%) si fa sentire senza esagerazioni, risultando tuttavia più evidente a fine corsa quando il suo calore si affianca a quello del peperoncino. Non è una birra troppo piccante e c'è buon equilibrio in ogni sorso: quello che mancano sono piuttosto pulizia ed eleganza: il risultato è godibile ma somiglia ad una sorta di un piccolo dessert, un agglomerato poco preciso e definito. Non è una delle tanto amate/odiate pastry stout o birre dessert ma non ci si allontana di molto: non so se il 2017 sia stata un'annata non eccelsa per questa birra, ma quello che c'è del bicchiere, seppur di alto livello, non mi convince del tutto. E quando il prezzo del biglietto è elevato, le aspettative devono adeguarsi.
Formato 75 cl., alc. 10%, IBU 80, imbott. 27/11/2017, prezzo indicativo 26-28 euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

Nessun commento:

Posta un commento