venerdì 7 dicembre 2018

De Molen Hel & Verdoemenis (Hell & Damnation)

I lettori regolari del blog ricorderanno forse che il birrificio olandese De Molen era finito sulla mia personale black list: troppe le delusioni e le birre non a posto prodotte nel triennio 2012-2015. Colpa del cambio d’impianto avvenuto nel 2011? Può darsi, ma visto che le alternative sul mercato non mancano, la pazienza ha un limite. 
Nel frattempo Menno Olivier and John Brus, fondatori e proprietari del  ”mulino”, hanno dovuto stringere un patto col “diavolo” per portare avanti i loro affari; aumentare i volumi senza una struttura commerciale e distributiva idonea a collocarli non è cosa buona, soprattutto se non si  riesce a vivere di solo export. A maggio 2015 apparvero le prime indiscrezioni sulla cessione di una quota del birrificio al gruppo olandese Bavaria. Olivier e John  furono costretti a smentire pubblicamente affermando di aver invece raggiunto un accordo con i monaci trappisti dell’abbazia di De Koningshoeven, alias La Trappe. I due birrifici avrebbero usato lo stesso canale distributivo e la stessa rete commerciale per vendere i rispettivi prodotti sul territorio olandese; l’equivoco era nato soltanto perché La Trappe utilizzava fisicamente i camion della Bavaria. “Non siamo stati comprati; siamo ancora noi i proprietari e continueremo a gestire in prima persona l’export. In più saremo fnalmente anche presenti in tutto il nostro paese. Questo era il nostro obiettivo”. 
Le cose non sarebbero però andate esattamente così, secondo quanto poi svelato nell’aprile 2016 dal blog olandese Mylifewithbeer, una delle poche fonti in inglese che ha parlato della vicenda: “all’inizio del 2015 Bavaria aveva già acquistato il 35% di De Molen tramite una società da lei controllata nella quale partecipava anche il birrificio di De Koningshoeven. Le azioni sono state rilevate da tanti azionisti minoritari di De Molen; questa transazione non ha comportato nessun investimento diretto di denaro da parte di Bavaria a De Molen; Bavaria ha solamente ottenuto in cambio il diritto di distribuzione in esclusiva per tutto il BeNeLux. Per aumentare la propria capacità produttiva ed acquistare nuovi fermentatori, De Molen si è autofinanziato vendendo l’edificio “Formido” acquistato nel 2011 per poi affittarlo con un contratto di leasing”.

La birra.
A due anni dall’ultima De Molen bevuta ritento la sorte: saranno migliorate le birre? E’ tornato il De Molen di una volta, diventato famoso per le sue imperial stout e i suoi barley wine capaci tra l’altro d’invecchiare anche piuttosto bene? 
Nel & Verdoemenis (10%), ovvero “Inferno e Dannazione”: arrivata dopo i fasti della Rasputin e della la Tsarina Esra, è oggi diventata la imperial stout più venduta di De Molen. Ne esistono ovviamente sterminate varianti prodotte con aggiunta di ingredienti (caffè, nocciole, Oreo…) o invecchiate in diverse botti. La più nota – forse per il numero) è probabilmente la Hel & Verdoemenis 666,  prodotta con chips di legno imbevute in Cognac di 40 anni. La ricetta della Hel & Verdoemenis prevede malti Pale, Brown, Chocolate, Caramel e Roasted, luppoli Premian e Saaz. 
Il suo vestito è quasi nero, la schiuma cremosa non ha bolle molto fine ma mostra una buona persistenza. Il naso è ricco e complesso: caffè, orzo tostato, cioccolato, biscotto e liquirizia, qualche accenno di fruit cake e cenere/tabacco. Pulizia e finezza non sono i suoi punti di forza ma il risultato è comunque piuttosto gradevole. Non ci sono particolari densità o cremosità al palato e il corpo è medio: la scorrevolezza ci guadagna ma un po’ di “ciccia” in più non le avrebbe fatto male secondo me.  La bevuta parte dolce di caramello, prugna sotto spirito e  liquirizia per poi iniziare una bella e intensa progressione nell’amaro del caffè, delle tostature e del cacao. L’alcool è molto ben gestito e riscalda senza far male: il retrogusto è lungo ma quasi delicato e stempera l’amaro con un bel mix di frutta sotto spirito, caffè zuccherato, cioccolato. 
Il De Molen di una volta è tornato?  Non proprio ma questa Hel & Verdoemenis del 2017 è una bella bevuta: non è un mostro di eleganza e precisione ma è molto bilanciata e soddisfa pienamente chi se la trova nel bicchiere. Peccato solo per quel dito (abbondante) di fondazza nel bicchiere. Dopo anni di buio De Molen, finalmente vedo un po’ di luce.
Formato 33 cl., IBU 102 (?), alc. 10%, imbott. 20/06/2017, scad. 20/06/20142, prezzo indicativo 5.00 euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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