venerdì 1 marzo 2013

Grottenbier Bruin

C'è la mente e la mano di Pierre Celis dietro a questa Grottenbier, nata nel 1999 e considerata un po' la capostipite di tutte le cosiddette birre-champagne (no, non la Miller che in etichetta recita "the champagne of beers" ma piuttosto la Deus o la Malheur). Celis, ispirato da una visita alle grotte di Reims e dintorni, vuole produrre una birra usando il metodo Champenoise , individua un luogo analogo in Belgio, presso Kanne, dove poter mettere la birra a maturare. Trovato il luogo, non gli resta che trovare un birrificio che metta in pratica la sua idea; inizialmente Celis si accorda con la De Smedt, passando poi la licenza produttiva alla St. Bernardus dopo che il primo birrificio viene acquistato dalla Heineken. La birra viene imbottigliata con lievito fresco e zucchero, poi lasciata maturare in grotta  "a testa in giù" su appositi cavalletti (pupitre)  ad una temperatura costante di 11 gradi ed umidità del 95%. L'ultima fase della lavorazione consiste nel gelare il liquido del collo della bottiglia; levato il tappo, la pressione farà fuoriuscire questo "cilindretto congelato" che contiene le fecce dei lieviti esausti. Oggi la birra non matura più in grotta, ma ha comunque mantenuto il suo nome originale che le ha portato fortuna e ne ha permesso la realizzazione commerciale anche di una versione dal colore più chiaro. La Grottenbier Bruin arriva nel bicchiere di colore marrone con venature ambrate. La schiuma, molto persistente, è fine e cremosa, una vera "coltre" soffice nella quale viene quasi voglia di immergersi. Il naso, pulito, ha leggeri sentori vinosi, di uva e di marasca, prugne acerbe; in secondo piano emergono sentori floreali e di frutta secca. Il gusto è un po' meno intenso dell'aroma: birra dal corpo medio e vivacemente carbonata, una "bruin" molto atipica dove non si trova l'atteso dolce/caramello. C'è molto fruttato (uva) ed una leggera asprezza con a contorno note di biscotto, di frutta secca, di cartone e qualche lievissimo accenno di malto tostato; l'asprezza aumenta a fine corsa, regalando un bel taglio secco ed un finale leggermente erbaceo con qualche nota di scorza d'agrumi. Alcool ben nascosto, in una birra molto particolare e molto vivace in bocca; non conoscendo quasi per nulla il mondo dello champagne evitiamo qualsiasi paragone, ma se vi è capitato (come a noi) di bere qualche bicchiere di uno champagne al ristorante che il sommelier vi ha indicato avere "una buona struttura" (lungi da noi ricordare un nome) troverete in questa Grottenbier più di una remota somiglianza. Formato: 33 cl., alc. 6.5%, scad. 10/03/2014, prezzo 3.20 Euro  (beershop, Italia).

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