martedì 26 marzo 2013

Port Brewing Older Viscosity

Della "trinità" (o del "big bang" brassicolo) della contea di San Diego Port Brewing/Lost Abbey/Pizza Port abbiamo già parlato approfonditamente in questa ed in quest'altra occasione. Andiamo quindi dritti al sodo con questa bottiglia di Older Viscosity, di Port Brewing, che rappresenta la parte più "tradizionale" della "trinità", con (muscolose) birre (spesso) molto luppolate che rispecchiano in pieno lo spirito di quella regione amichevolmente chiamata Socal (South California). Older Viscosity nasce dalla sorella minore Old Viscosity, un'american (dark) strong ale che già rappresentava un blend di birra fresca e di (20%) di birra invecchiata per almeno tre mesi in botte. La Older Viscosity raggiunge un ABV leggermente maggiore (12% vs. 10.5%) e viene lasciata ad invecchiare in botti di bourbon Heaven Hill per un periodo non inferiore a 6 mesi. L'edizione "vintage 2011" in questione, commercializzata in data 23 Aprile 2011, è stata lasciata in botte per dodici mesi, secondo le informazioni raccolte in internet. Come detto la base di partenza è la ricetta della Old Viscosity, quindi malti Two Row, Carafa III, Crystal (inglese ed americano), Chocolate e frumento, luppolo tedesco Magnum e, oltre ad un lievito proprietario del birrificio, il California Ale delle White  Labs. L'aspetto è esattamente quello che il nome e la bella etichetta evocano: immaginate di effettuare il cambio olio alla vostra macchina e di versarne un po' in un bicchiere. Un densissimo liquido quasi nero, assenza di schiuma, rimane solo un leggerissimo pizzo color beige ai lati del bicchiere. Non c'è neppure bisogno di avvicinare il bicchiere al naso per avvertire, sin da (molto) da lontano, il potentissimo aroma carico di bourbon; troviamo anche tanta frutta sotto spirito (uvetta), liquirizia, sentori di legno, vaniglia, tabacco. Aroma molto complesso, che richiede tempo (e passaggio di temperatura da cantina ad "ambiente") per essere decifrato in pieno; emergono note di cuoio/pelle, di ossidazione, ciliegia matura, a ricordare lontanamente un vino liquoroso (Porto). Nonostante l'aroma lasci presagire un ingresso in bocca devastante, la bevuta è tutto sommato meno difficoltosa del previsto; il benvenuto, a scanso di equivoci, è etilico, un morbido calore di bourbon che scalda palato, esofago e stomaco e li prepara quello che deve ancora arrivare; ripassiamo in rassegna quasi tutto quello che avevamo trovato al naso. Liquirizia, leggere note di caffè, di cuoio, frutta sotto spirito (uvetta), cioccolato; predominanza di dolce, al gusto, con qualche leggera nota acidula di caffè a bilanciare. L'alcool, che si era temporaneamente fatto da parte, rientra prepotentemente in gioco nel finale, lasciando un lunghissimo, morbido e caldo retrogusto appagante. Birra mastodontica, quasi sostitutiva di un pasto intero, dal corpo pieno, praticamente priva di carbonazione, dalla viscosità oleosa; rotonda e morbida in bocca, da bere in piccole dosi per poterla assaporare e cogliere in tutte le sue sfaccettature. Arriva in bottiglia da 375 millilitri, che non sono però pochi da affrontare in una sera; l'abbiamo anche volutamente risparmiata per riassaggiarla a distanza di 24 e 48 ore:  le note fruttate (uva passa e prugna, ciliegia) emergono con maggiore evidenza rispetto all'alcool, per una birra che si sporge maggiormente nel territorio dei vini passiti; a bilanciare il dolce della frutta, ecco caffè e cioccolato amaro. Insomma, se l'acquistate, prendetevi tutto il tempo del mondo e bevetela con molta calma, è una birra che richiede attenzion, devozione e pazienza. Formato: 37.5 cl., alc. 12%, lotto 2011, prezzo 13.33 Euro (beershop, USA).

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