lunedì 4 marzo 2013

White Dog High Fever

Inglese "trapiantato" sull'Appennino Modense, Steve Dawson ha aperto nel 2006, a Rocchetta di Guiglia, la White Dog Brewery; la passione per le real ales britanniche lo ha spinto a lasciare il proprio precedente impiego nel settore editoriale per dedicarsi assieme alla moglie al suo "vero" amore. La situazione brassicola non proprio felice in madre patria di quegli anni lo convincono a tentare l'avventura sul territorio italiano. La scelta si è effettivamente rivelata azzeccata, se pensiamo alla crescita esponenziale del movimento brassicolo italiano negli ultimi anni; ma anche in Inghilterra, attualmente, i microbirrifici di qualità sono in costante crescita ed in netta controtendenza rispetto al trend generale del consumo di birra. Il buon successo di vendite porta la necessità di crescere e di allargarsi, ed è proprio questa fase che White Dog sta attraversando. Individuata l'area presso l'ex-caseificio di Rocchetta, Steve ha lanciato il suo progetto di ampliamento e la sua lotta contro la lenta burocrazia italiana. Ma alla fine del tunnel s'intravede ormai la luce, ed entro fine Marzo 2013 dovrebbe finalmente essere fatta la prima cotta presso i nuovi impianti. Nel frattempo una parte della produzione viene attualmente effettuata presso Birra Amiata ad Arcidosso (Grosseto). Ammettiamo che le birre di White Dog in bottiglia non ci hanno mai fatto impazzire; alla spina le abbiamo sempre trovate decisamente migliori, molto più pulite, prive di quella eccessiva lievitosità che abbiamo riscontrato in più di una bottiglia. Per questo non avevamo grosse aspettative nei confronti di questa High Fever;  l'ultima creazione di Steve, messa in commercio il mese scorso, è una golden ale decisamente molto luppolata e dall'ABV (7.3%) non esattamente da session beer. All'aspetto è di color oro velato; la schiuma è bianchissima, candida, fine e cremosa, dalla buona persistenza. L'aroma è straordinariamente fresco e  fragrante, pungente, molto fine: si ha l'impressione di avere davanti un pompelmo appena tagliato, un mandarino; più in secondo piano lemon grass e note più dolci di polpa d'agrumi, soprattutto arancio. In bocca la base maltata (pane) è quasi impercettibile; c'è subito un ritorno di agrumi a continuare in linea retta il percorso iniziato al naso. In successione, diverse sfumature che richiamano prima la polpa del pompelmo, leggermente dolce, poi la scorza di limone e lime. Anche in bocca c'è grande pulizia ed eleganza; il corpo è medio-leggero, la carbonazione media, in una birra watery quanto basta per risultare facilissima da bere ma mai troppo sfuggente. A fine corse c'è un lieve ritorno di pane/cereali, chiusura secca e ripulente, retrogusto amaro molto "zesty", fine e persistente. Birra praticamente perfetta nella sua semplicità; pochi elementi ma al posto giusto, ruffiana quanto basta, profumatissima al naso fragrante e pungente in bocca, rinfresca e disseta per poi assetare di nuovo il palato della voglia di un altro sorso. In questa bottiglia così in forma, non possiamo non metterla al tavolo delle migliori golden ale italiane. Chapeau! Formato: 33 cl., alc. 7.3%, lotto WDA 37, scad. 06/2013, prezzo 4.00 Euro (beershop, Italia).

6 commenti:

  1. Viene decisamente voglia di rinfrescarsi la gola, speriamo di provarla al più presto. E grazie della dritta!

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  2. Io non sono stato mai così fortunato con White Dog in bottiglia, alla spina concordo che invece è una qualità decisamente più alta.

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    1. questa è stata prodotta presso gli impianti di Birra Amiata. White Dog ha da poco inaugurato i nuovi impianti; vediamo se col tempo anche le bottiglie avranno lo stesso livello qualitativo dei fusti.

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  3. ...e finalmente Steve ha suo nuovo impianto in funzione - sempre alla Rocchetta di Guiglia...via monzone 32. Venite a provare...

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