venerdì 2 agosto 2013

Lost Abbey Mo Betta Bretta

Nel 2004 al Pizza Port di Solana Beach (California) Tomme Arthur (Lost Abbey) e Peter Bouckaert (New Belgium Brewing Co., Colorado) realizzano una  American Wild Ale birra collaborativa fermentata solo con Brettanomiceti; la ricetta include anche malti 2 Row, Carapils, Munich e fiocchi d’avena, mentre il luppolo utilizzato è il tedesco Magnum.  In Aprile del 2012, forse un po’ per cavalcare la moda del “Brett” che sta iniziando a diffondersi negli Stati Uniti, i due birrai si ritrovano assieme per replicare la birra, questa volta presso gli impianti di Lost Abbey. Commercializzata a metà Giugno 2012, raffigura in etichetta dei simpatici rospi il cui suono origina l’onomatopea che è il nome di questa birra.   All’epoca i primi commenti di chi l’ha bevuta furono un po’ freddini, principalmente per il fatto che non vi trovavano una grossa presenza di quelle caratteristiche tipiche dei brettanomiceti.  L’abbiamo quindi lasciata per quasi un anno in cantina, lasciando a lavorare i lieviti selvaggi. Concludiamo quindi questa piccola rassegna di birre “acide” ( a parte la breve parentesi IPA di ieri) con questa Mo Betta Bretta.  Colore arancio pallido, velato, con una bella testa di schiuma bianca, fine e cremosa, dalla discreta persistenza.  Aroma ricco di esteri fruttati, ancora molto forte (ad un anno di distanza dall’imbottigliamento) e molto pulito, praticamente una macedonia: arancio, pesca, albicocca, pera e mela verde, banana acerba, ananas. Manca però totalmente quella componente “funky” (o rustica) che ci attendevamo da una birra “100% Brett”. La sensazione al palato è invece fantastica:  morbida, rotonda, dal corpo e carbonatazione nella media. Il percorso del gusto si mantiene sugli stessi binari dell’aroma: imbocco di biscotto, ritorno di arancio e pesca dolce, con un leggerissima acidità che ne stempera la dolcezza ed agevola la bevuta.  Non esemplare la chiusura, dove manca un po’ di secchezza ed il palato non rimane molto asciutto. E’ molto pulita e ben fatta, ma il risultato è una (intensa) Belgian Ale piuttosto che di una Wild Ale, visto la completa assenza di qualsiasi nota brettata. In conclusione, delude chi l’aveva comprata aspettandosi una bevuta “funky” e come semplice Belgian Ale non ha esattamente un buon rapporto qualità prezzo, neppure negli Stati Uniti.  Formato: 37,5 cl., alc. 6.3%, lotto 2012, pagata 7.08 Euro (foodstore, USA).

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