venerdì 19 dicembre 2014

Le Trou du Diable Saison du Tracteur

“Il buco del diavolo”  (Le Trou du Diable) è il nome dato ad una serie di rapide del fiume Saint-Maurice che  - si dice – sembrano precipitare così in basso da arrivare all’inferno; lo stesso nome viene utilizzato da André Trudel e Issac Tremblay per  il brewpub aperto nel 2005 a Shawinigan, cittadina industriale del Québec a 150 chilometri da Montreal. Dei due è André  - ex homebrewer -  ad occuparsi della produzione, con Issac nel ruolo del “motivatore”:  "le sue birre erano così buone e gli dissi che era davvero un peccato che restassero un piccolo segreto casalingo". Col passare del tempo il birrificio ha affinato la sua produzione spingendosi sempre di più nel territorio degli affinamenti in botte e delle fermentazioni spontaneee, diventando oggi uno dei più apprezzati produttori craft canadesi. 
Non capita molto spesso di poter assaggiare Trou du Diable in Italia, ma di recente ne sono state importate diverse bottiglie e fusti che, se non erro, hanno fatto il loro debutto allo scorso Eurhop. Se avete intenzione d’assaggiarle, cercate quindi di reperirle finché ce ne sono. 
Dal vasto portfolio ecco uscire una Ale Agricole, equivalente francese del termine Farmhouse Ale a sua volta equivalente (e torniamo al francese) di Saison; se credete ai concorsi, sappiate che la Saison du Tracteur racimola premi dal 2010, tra World Beer Awards ed Mondial de la Bière. E i premi mi trovano assolutamente d’accordo, questa volta.  
Ed è una saison che trasuda di campagna sin dalla splendida etichetta un po’ retrò: nel bicchiere è arancio pallida, opalescente, con il classico generoso cappello di schiuma bianca, compatta, quasi pannosa, molto persistente. Al naso, pulitissimo,  c’è un benvenuto di spezie (pepe, coriandolo), erba appena tagliata, leggeri sentori di pera e banana, arancia, scorza di limone, crosta di pane, cereali ed una nota “funky” di paglia, di fienile. Chiudete gli occhi ed immaginatevi, accaldati ed affaticati, con questo profumato bicchiere in mano seduti sull’erba, in un assolato ed afoso pomeriggio estivo. Il primo sorso vi sembrerà perfetto: birra vivacemente carbonata, scorre agile e veloce in bocca con un corpo che oscilla tra il medio ed il leggero. A palato, come al naso, vi ripasserà davanti tutta la campagna, dal frutteto al fienile: pane, cereali, crackers, accenni di miele, arancia (polpa e scorza), limone e, davvero, paglia:  lievito e segale contribuiscono nel conferirle un’elegante rusticità, un po’ pepata, che a tratti quasi riscalda il palato. Il dolce dell’arancio, che tende un po’ a predominare su tutto il resto, viene bilanciato da una leggera acidità che la rende molto dissetante e rinfrescante.  Chiude secca, con un retrogusto morbido ma intenso di erba tagliata e di scorza d’agrumi, con qualche leggerissima sfumatura terrosa. 
Saison davvero sorprendente, ancora freschissima e fragrante nonostante quasi un semestre alle spalle: profumatissima, intensa ma al tempo stesso facilissima da bere, molto ben equilibrata tra dolce, amaro, eleganza, rusticità e spezie. Da bere ad ettolitri, e se solo la sua acidità fosse un po’ più pronunciata per meglio contrastare il dolce dell’arancio, la potrei quasi nominare “bevuta dell’anno”.   
Formato: 60 cl., alc. 6%, IBU 35, imbott. 09/07/2014, pagata 8.70 Euro (beershop, Italia).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

1 commento:

  1. La Dottignies non la bevo da un bel po', devo rimediare al più presto!

    Con la Dupont devi perseverare…. prima o poi ti si rivelerà.
    Io ad esempio negli ultimi anno non riuscivo più a bere la Orval (eresia!) .. quest'anno mi si è rivelata in tutta la sua grandezza!

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