mercoledì 5 ottobre 2016

L’artigianale al discount: NYC India Pale Ale vs Lucilla La IPA vs Target Postina IPA vs Italian Pale Ale

Sempre più di frequente è possibile trovare anche sugli scaffali dei discount, oltre a quelli dei supermercati, birre che vanno oltre la classica offerta industriale e che si collocano in quel cosiddetto settore "artigianale". Attenzione, l’aggettivo artigianale non è sinonimo di buono e la sfida del discount è proprio questa: è possibile offrire ai consumatori qualcosa da bere di qualità ad un prezzo nettamente inferiore al quello delle “esose birre artigianali”?
Indiscusso protagonista di questa piccola invasione artigianale nei discount italici è il gruppo Target 2000 di Riccione (RN), da oltre quindici anni attivo come distributore presso i canali della GDO; le birre commercializzate da Target 2000 sono tutte prodotte presso gli stabilimenti Amarcord di Apecchio (PU). Il focus è soprattutto su quello stile che la "rivoluzione della birra artigianale" ha maggiormente portato sugli scudi: India Pale Ale. Ne vengono attualmente distribuite cinque: Italian Pale Ale, la prima nata, è stata di recente affiancata da NYC India Pale Ale, Postina IPA, Lucilla La IPA e la ultima nata Brewmaster's Choice IPA, che non sono riuscito a reperire.  Tutte vengono vendute in differenti catene di discount, evitando la convivenza sullo stesso scaffale, allo stesso prezzo (1,49 Euro per la 33 cl. netto di promozioni); fa eccezione solamente Lucilla la IPA, disponibile nel formato 50 e ad un prezzo leggermente più conveniente (3,38 Euro/litro anziché 4,52 Euro).
La domanda che viene quasi spontaneo farsi è: si tratta della stessa birra alla quale viene solamente cambiata l’etichetta? In assenza di informazioni certe, ho provato ad assaggiare quattro di loro contemporaneamente e alla cieca. 

La prima che capita nel bicchiere è la Italian Pale Ale (6.1%), di colore dorato carico, leggermente velata, e con un cappello di schiuma biancastra cremosa e compatta, dalla discreta persistenza. Leggero diacetile al naso, profumi floreali e di marmellata d’agrumi che cercano di farsi strada in un conteso di pulizia tutt’altro che eccellente, poco invitante e leggermente ossidato. Al palato il dolce del miele e della marmellata d’agrumi hanno il compito di bilanciare l’amaro, erbaceo e terroso, che conclude la bevuta in modo poco elegante: non resta che annotare un po’ di diacetile e di gomma bruciata in una IPA che si chiude amara, sgraziata e accompagnata da delicato tepore etilico. Meglio berla fredda, appena tirata fuori dal frigorifero, per limitare l’effetto di questi off-flavors e garantirsi un po’ di refrigerio.

Nel secondo bicchiere scopro esserci Lucilla La IPA (5.7%); un marchio - Lucilla - che fu il primo a comparire nei discount con "La Rossa" e "La Bionda". Lucilla non è insensibile alle mode ed eccola in versione IPA: il suo dorato si sembra leggermente più carico rispetto all'Italian Pale Ale, mentre sull'aroma sarebbe meglio sorvolare. Ossidazioni, diacetile e nonostante la bottiglia di vetro scuro c'è anche qualche puzzetta da colpo di luce. Le cose non sono molto diverse in bocca, dove tra il diacetile e il dolce del miele si fa strada un amaro molto sgraziato, terroso ed erbaceo, che non si fa mancare un po' di plastica bruciata. Palato sempre avvolto da un patina dolciastra che ne annulla qualsiasi velleità rinfrescante: da bere rigorosamente ghiacciata, ma a terminare il bicchiere è un'impresa dalla quale desisto dopo un paio di sorsi.

Il terzo assaggio è la NYC India Pale Ale (5.8%), per l'esattezza trattasi di una bottiglia dello stesso lotto già descritto lo scorso giugno. Il naso si muove sullo stesso canovaccio della Italian Pale Ale, ma risulta nel complesso più pulito e - finalmente! - privo di difetti: note floreali e marmellata d'agrumi formano un bouquet semplice ma tutto sommato accettabile. La bevuta, la cui intensità è modesta tanto quanto l'aroma, usa il dolce del miele, del caramello e della marmellata d'arancia per bilanciare un amaro che in verità non morde e, proprio per questo, risulta molto più tollerabile rispetto a quanto riscontrato negli altri bicchieri. Minore l'amaro, minori gli effetti collaterali che tuttavia a galla quando la birra s'avvicina alla temperatura ambiente; una filo di diacetile non manca neppure qui, seppur ampiamente tollerabile. Birra che mi sembra sostanzialmente identica a quella del primo bicchiere, ovvero la Italian Pale Ale.

La breve "orizzontale" si chiude con la Postina IPA (5.7%), all'aspetto perfettamente uguale a quanto contenuto nel bicchiere numero uno e numero tre. Il naso, poco intenso, ripropone quasi fedelmente quello della NYC IPA che a sua volta assomigliava moltissimo a quello della Italian Pale Ale. Gli stessi elementi si trovano al palato: miele, un tocco caramellato, marmellata d'agrumi a contrastare un amaro terroso ed sempre sgraziato in un contesto dalla bassa intensità. Lieve diacetile e gomma bruciata, in piccola quantità, rispondono presenti all'appello.

Si tratta dunque della stessa identica bevanda (cit.)? Mi sembrerebbe di sì, ma in assenza di dati certi lungi da me affermarlo con sicurezza. Ci sono lievi differenze nel contenuto alcolico ed altre organolettiche dovute ai diversi lotti produttivi e, probabilmente, alle modalità di conservazione: benchè birre progettate per resistere ad eventuali maltrattamenti della grande distribuzione discount, non sono ovviamente indistruttibili. L'unica che è risultata davvero inferiore alle altre è stata Lucilla La IPA: lotto sfortunato o bottiglia mal conservata poco importa, la birra è risultata davvero compromessa. Per tutte vale la stessa considerazione: costano molto meno rispetto ad altre birre artigianali ma la sufficienza non la raggiungono, soprattuto se le bevete da sole, prestando attenzione a quanto c'è nel bicchiere. Se invece le abbinate ad una pizza in compagnia di amici o a una vivace grigliata possono risultare un'alternativa accettabile ad un'anonima lager industriale o a una delle tante birre crafty, a patto che vi ricordiate di berle ben fredde e a patto v'interessi più divertirvi e chiacchierare anziché discernere di quello che che state bevendo. Altrimenti è difficile che vi venga voglia di fare il bis.

Nel dettaglio: 
Italian Pale Ale, 33 cl., alc. 6,1%, lotto LO491602, scad. 18/05/2017, 1.49 Euro
NYC India Pale, 33 cl.,  alc.  5,8%, lotto LO501602, scad. 19/05/2017,  1.49 Euro
Lucilla La IPA, 50 cl., alc. 5,7%, lotto L175160, scad. 23/09/2017, 1.69 Euro
Postina IPA, 33 cl., alc. 5,7%, lotto L1731602, scad. 21/09/2017,  1.49 Euro

NOTA:  la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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