martedì 27 gennaio 2015

Bevog Deetz Kölsch

Anche l’Austria  - come quasi tutti i paesi europei – sta vedendo la nascita di alcuni microbirrifici che cercano di proporre qualcosa di alternativo alla tradizione ed ai prodotti industriali; che poi quel “qualcosa” coincida quasi sempre con la produzione di birre ispirate dagli Stati Uniti, IPA e APA, è un altro discorso. I primi microbirrifici austriaci che ho avuto modo di assaggiare (Gusswerk e BierZauberei) non sono in verità stati particolarmente interessanti. 
Ma nel caso del birrificio odierno, la Brauhaus Bevog, l’Austria è stato solo un fine per raggiungere lo scopo. Bevog è infatti Vasja Golar, volenteroso ex-homebrewer residente a Gornja Radgona, cittadina slovena separata dall’Austria solamente dalle rive del fiume Mura sul quale si affaccia. Vasja vuole aprirci un birrificio/brewpub, ma la burocrazia slovena non fa altro che mettergli davanti ostacoli e rallentare l’esecuzione del progetto. Per caso qualche italiano ci si ritrova in questa situazione ? 
Stanco di aspettare, attraversa il fiume e nel giro di poche settimane ottiene dall’Austria tutte le autorizzazioni necessarie per aprire a Bad Radkersburg, in Stiria, a tre chilometri da casa. Le operazioni partono ad inizio 2013 in un bell’edificio nella zona commerciale del Gewerbepark, dove potete anche mangiare; a  gennaio 2014 Ratebeer nomina già Bevog come terzo miglior nuovo birrificio al mondo, dietro a Arizona Wilderness e Siren,  quest’ultima arrivata anche in Italia. Al tempo stesso la Bevog Ond Smoked Porter  viene proclamata la miglior birra austriaca prodotta nel 2013. 
Ignorando la tradizione tedesca, l’impianto da 15 hl di Bevog non produce Marzen, Lager o Pils ma  e IPA e derivati (DIPA, BIPA), Oatmeal Stout, Brown Ale, perfezionando le ricette che Vasja aveva un tempo elaborato come homebrewer. A giugno dello scorso anno Bevog ha raddoppiato, con l’apertura di un Ristopub  (Pivohram Golar) sulla sponda slovena del fiume a Gornja Radgona dove – coerentemente con la filosofia produttiva del birrificio – non potrete mangiare la classica Schniztel (cotoletta) ma qualcosa di più moderno. 
Vasja dichiara che i nomi scelti per la birre (Baja, Deetz, Kramah, Ond, Tak..) non significano assolutamente nulla e sono solamente quelli che aveva dato alle produzioni casalinghe; le etichette propongono invece delle strane creature a metà strada tra il mitologico ed il fantastico ispirate agli scritti del nonno, un poeta/scrittore abbastanza conosciuto a Gornja Radgona.   
Importate anche in Italia, tra le produzioni Bevog, la Deetz è forse l’unica birra che mantiene ancora un legame con la tradizione tedesca. Si tratta infatti di una Kölsch generosamente luppolata anche se, visto che siamo a ben più di cinquanta chilometri da Colonia, il nome Kölsch non potrebbe essere utilizzato. 
Quasi limpida e dorata, forma una discreta testa di schiuma bianca, fine e cremosa, dalla buona persistenza. Mi si scuserà il mancato utilizzo del classico bicchiere a cilindretto nel quale andrebbero servite le Kölsch, ma la sua forma non è esattamente l’ideale per esaltare l’aroma di una birra. Il naso è gradevole, elegante e molto pulito, anche se non particolarmente intenso: sentori di fiori gialli, miele, lieve presenza di mandarino e arancio, ancora più lievi richiami erbacei. All’insegna della delicatezza e della finezza è anche la prima parte della bevuta, con pane e crackers, un tocco di miele e di agrumi; il “problema” di questa birra è annunciato nel suo nome, in quell’ “hoppy Kölsch” che in questo caso sta a significare un piede che pesta con decisione sul pedale dell’amaro, con un finale abbastanza sgraziato con note erbacee, pepate e leggermente zesty. Fino a quel punto, in bocca c’era un bell’equilibrio tra tutte le varie componenti che davano forma ad una birra leggera e scorrevole, mediamente carbonata; le cose ovviamente peggiorano man mano che la birra si scalda. 
Finale a parte, la Deetz di Bevog è comunque una birra godibile e ben fatta, dissetante e rinfrescante:  se la trovate bevetela fresca (parlo della temperatura) per limitarne un po’ la deriva amara. Compito abbastanza facile, visto che è una birra che non ci mette molto a sparire dal bicchiere. 
Formato: 33 cl., alc. 4.8%, IBU 27, scad. 03/06/2015, pagata 2.30 Euro (beershop, Germania).  

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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