lunedì 19 gennaio 2015

Buskers Devochka Barrique

Devochka è la birra che il  progetto itinerante Buskers di Mirko Caretta (Bir&Fud) e Marco Chiossi (beershop Ebrius) ha realizzato in collaborazione con il  birrificio Extraomnes; ve l’avevo già descritta in questa occasione.  Un omaggio al film Arancia Meccanica di Stanley Kubrick nel quale, secondo il personale linguaggio dei drughi kubrickiani, "devochka" significa "ragazza".  
Una robusta (8.8%) Belgian Strong Ale generosamente luppolata (l'E.K. Goldings per l'amaro e Centennial in dry-hopping) che ha trovato anche la strada  dell’invecchiamento in botte; non sono però riuscito a capire, dalle informazioni disponibili in rete, la tipologia del legno utilizzato. 
Nessun cambiamento nell’etichetta, rimane la splendida opera di Felideus, storico collaboratore di Buskers, che trasfigura il simbolo di Extraomnes (il Cirneco)  in un’immaginaria creature natante (o volante, vista la luna in sottofondo) a due teste e tentacoli; viene solamente apposto il bollio “barrique” sul collo della bottiglia.   
Classico l’aspetto, di colore arancio carico opaco, con alcuni riflessi dorati; impeccabile la schiuma, biancastra, fine e cremosa, molto persistente.  Il naso è ovviamente “belga”, zuccherino, con miele, canditi (soprattutto cedro e arancio), marmellata d’agrumi e qualche sfumatura di pesca; in sottofondo c’è una leggerissima presenza di legno e – mi sembra – un tocco di vaniglia. 
Ma è forse il gusto l’aspetto che ha maggiormente subito dei cambiamenti rispetto alla Devochka originale; ritroviamo anche qui biscotto ed agrumi canditi, qualche nota di pesca sciroppata ed albicocca disidratata, mentre la generosa luppolatura si è ovviamente ammorbidita con il trascorrere del tempo. Il risultato è secondo me una birra molto più bilanciata, mansueta e raffinata rispetto ad una Devochka fresca; l’amaro non è il protagonista del finale, ma va solamente ad equilibrare la bevuta con note di scorza d’agrumi e di terriccio umido. Anche l’alcool è molto ben nascosto, facendosi avvertire solamente alla fine con un discreto calore e contribuendo ad asciugare il dolce della birra. Il passaggio in botte non è assolutamente invadente, ma impreziosisce solamente la birra con delle leggere sfumature di legno e di vaniglia. Il risultato finale è una birra davvero molto pulita, facile da bere e gradevole in bocca, discretamente carbonata ma ugualmente morbida, dal corpo medio; davvero molto bilanciata, potrebbe secondo me soddisfare sia chi non ama le strong ale belghe  “perché troppo dolci” che chi non sopporta invece le interpretazioni troppo luppolate/amare dello stile.   
Formato: 33 cl., alc. 8.8%, lotto 154 13, scad. 30/06/2015, pagata 4.90 Euro (food store, Italia).


NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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