giovedì 29 gennaio 2015

Weihenstephaner Korbinian

Non si hanno molte notizie su Corbiniano di Frisinga, se non quelle riportate dal suo successore vescovo Arbeone  di Frisinga (Friesing) nel libro Vita Corbiniani scritto nel 760. Secondo queste quando riportato, a volte con molta fantasia, Corbiniano nacque  in Francia a Chátres (oggi Arpajon); fin dalla più giovane età avvertì l'inclinazione alla vita monacale e, alla morte della madre, si ritirò in un eremitaggio che lui stesso fece costruire a fianco della chiesa di San Germano nella sua città natale. Ben presto una ventina di compagni lo seguirono in questo stile di vita, mentre la sua fama di santità si arrivava alle regioni vicine.  
La sua devozione a San Pietro lo spinse ad intraprendere un pellegrinaggio a Roma dove papa Gregorio II, colpito dalla sua spiritualità, lo consacrò vescovo e gli affidò la missione di evangelizzare i territori della Baviera. Nel 716 Corbiniano giunse in Baviera assieme a dodici compagni e nel 725 fondò la chiesa di Santo Stefano su di una collina (Nahrberg) nei pressi di Frisinga (Friesing, quaranta chilometri a nord di Monaco).  La chiesa fu prima trasformata in un monastero di agostiniani (anno 821 ) e  poi in un’abbazia benedettina (1021). 
Secondo i documenti storici rinvenuti, la produzione di birra iniziò probabilmente nel 768, e nel 1040 un birrificio fu effettivamente autorizzato dalla città di Frisinga. E’ questa la data che consente oggi alle birre prodotte a Wehienstephan di vantare in etichetta il titolo del “birrificio più antico al mondo”. Nel corso dei secoli l’abbazia fu più volte devastata da incendi ed invasioni barbariche, fino ad essere sciolta ufficialmente nel 1803 nel corso del processo di laicizzazione della Baviera voluto da Napoleone Bonaparte: i terreni, gli immobili ed il birrificio annesso divennero così proprietà dello stato bavarese. Dal 1923 il birrificio è stato rinominato Bayerische Staatsbrauerei Weihenstephan (Birrificio di Stato Weihenstephan) ed è gestito in collaborazione con l'Università Tecnica di Monaco.   
Ma torniamo a San Corbiniano, al quale è dedicata Korbinian la doppelbock prodotta da Weihenstephan; il suo culto è stato negli ultimi anni rinnovato da Benedetto XVI,  lui stesso successore di Corbiniano in quanto arcivescovo della diocesi di Monaco e Frisinga dal 1977 al 1982.  Il Papa, inoltre, reca raffigurato nella cappa del proprio stemma l'orso di San Corbiniano, che troviamo anche nell’etichetta di questa birra. L’immagine si riferisce al pellegrinaggio verso Roma descritto in precedenza: Corbiniano partì con due cavalli, per poterli cavalcare a turno, ma durante una notte di riposo sulle montagne del Tirolo fu svegliato improvvisamente dal nitrire dei suoi cavalli che erano stati assaliti da un orso. Il Santo balzò in piedi e comandò all’orso di lasciare il collo della sua bestia, ma era troppo tardi: uno dei due cavalli era già morto. Corbiniano legò allora il cadavere dell’animale a mo’ di fagotto, lo caricò sul dorso dell’orso assieme ai propri bagagli, e ordinò a quest’ultimo di seguirlo sino a Roma, dove poi lo lasciò libero.   
E la birra?  La Weihenstephaner Korbinian si veste di un bel color marrone scuro, riflessi ambrati e un croccante cappello di schiuma beige chiaro, cremosa e molto persistente. Al naso, pulito, ci sono pane nero, ciliegia sciroppata e qualche leggero sentore di orzo tostato e frutti di bosco. Tutto procede regolare anche in bocca, con caramello, pane nero e liquirizia, orzo tostato ed un finale un po’ appiccicoso e lievemente imburrato. Impressiona il modo in cui l’alcool (7.4%) è nascosto, facendo sentire un po’ la mancanza di un lieve tepore etilico che, in una doppelbock, io personalmente vorrei trovare. Tutto ciò va chiaramente a vantaggio di una grandissima scorrevolezza e facilità di bevuta, aiutata dalla bassa carbonatazione; il gusto risulta un po’ meno pulito dall’aroma, senza per questo rendere meno gradevole la bevuta di una birra molto ben bilanciata da un finale elegante, leggermente amaro di frutta secca e lieve cioccolato. Morbida al palato, senza nessun off-flavor, scorrevolissima  e verrebbe quasi da dire “di una precisione tedesca”:  un bel bere che però alla fine risulta un quasi esercizio di stile, un po’ freddino da non  riscaldare a sufficienza le fredde serate invernali. 
Formato: 50 cl., alc. 7.4%, scad. 14/01/2016, pagata 3.00 Euro.

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