Edizioni limitate e speciali di Hunahpu e Marshal Zhukov, Outskirts e Decoherence: sono queste, tutte imperial stout, le birre di Cigar City, più apprezzate e ricercate dai beer geeks. Soprattutto le prime due hanno contribuito in maniera determinante a generare quell’hype che ancora circonda, anche se in tono molto minore, il birrificio della Florida fondato nel 2009 da Joey Redner e venduto nel 2016 ad Oskar Blues, birrificio del Colorado che assieme al fondo azionario privato Fireman Capital ha fondato la società CANarchy.
Non sono tuttavia queste le birre che fanno andare a pieni giri il motore di un’azienda che dovrebbe aver chiuso il 2018 avvicinandosi a quota 160.000 ettolitri: a portare il contante in cassa ci pensa soprattutto la “cara e vecchia” IPA Jai Alai i cui volumi assorbono quasi il 60% dell’intera produzione Cigar City. A seconda delle fonti, il “Six Pack” di Jai Alai è il primo o il secondo Six Pack di birra artigianale venduto in tutti gli Stati Uniti. “E ancora non riusciamo a soddisfare tutta la domanda", diceva nel 2017 il birraio Wayne Wambles. "Per questo stiamo pensando a delle sinergie con gli amici di Oskar Blues e con Brew Hub“, birrificio della Florida che opera soprattutto come conto terzista.
Jai Alai (“festa allegra” in lingua basca) prende il suo nome da una variante del gioco palla basca che era un tempo praticata anche a Tampa, la città di Cigar City. Anche Jai Alai, prodotta dal 2008, ha le sue inevitabili varianti: svariati dry-hopping monoluppolo, aggiunte di caffè, frutta e legno. Ricordo a proposito una sfortunata bottiglia di Humidor Series Jai Alai Cedar Aged: era il 2011 e trovare Cigar City in Italia era quasi un evento! Il legno di cedro, lo stesso utilizzato per costruire gli umidificatori di sigari, veniva aggiunto dopo la fermentazione. Oggi la Humidor Series Jai Alai Cedar Aged è ancora venduta in lattina nei mesi estivi.
Chi ama l’accoppiata legno-luppolo non rimane a secco neppure nei mesi invernali: da gennaio a marzo è infatti disponibile la White Oak Jai Alai, per la cui produzione vengono impiegati spirali di quercia bianca.
Ambrata e velata, forma una bella testa di schiuma biancastra, cremosa, compatta e dall’ottima ritenzione. Caramello, resina e agrumi definiscono un aroma classico e tipico della old school della East Coast statunitense. La quercia porta in dota note legnose e di cocco; bisogna faticare un po’ per trovarle nelle retrovie, ma ci sono. La bevuta prosegue nella stessa direzione, puntuale e rigorosa: è una IPA tutta giocata su caramello, biscotto, resina e agrumi. Non ho mai bevuto questa birra fresca, ma i quattro mesi passati dalla messa in lattina hanno probabilmente trasformato la frutta “fresca” in marmellata: l’alcool si sente quanto basta e nel finale un po’ di legno accompagna l’amaro resinoso e terroso.
La versione White Oak della Jai Alai è un classico impreziosito da qualche ricamo derivante dall’uso del legno: quando la East Coast americana non faceva pensare solo al New England, erano queste le birre che tutti cercavano e che facevano scuola. Poi le attenzioni si sono spostate sulla costa ad Ovest, in California, ed ora si è ritornati ad Est, anche se molto più a nord rispetto alla Florida. Ma è una geografia che interessa soprattutto alla nicchia degli appassionati incalliti: il fatto che la Jai Alai sia ancora una della IPA più vendute in America la dice lunga su cosa beve la maggior parte della gente.
Formato 35,5 cl., alc. 7.5%, IBU 70, lotto 12/02/2019, prezzo indicativo 4.00-5.00 euro (beershop)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia/lattina e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio
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