Perlenbacher, Grafenwalder, Fink Brau e Best Brau sono i marchi più popolari sugli scaffali dei discount italiani, birre il cui costo s’aggira nei dintorni dell’euro al litro; ma non ci sono solo loro ad allietare il palato di chi desidera spendere il meno possibile o di chi ama l’horror. Prendete ad esempio questa lager leggera (3%) chiamata Roger, la cui lattina da lontano potrebbe quasi ricordare quella di una Coca Cola.
Il più grande birrificio polacco indipendente si chiama Van Pur ed è stato fondato da Zbigniew Wantusiak e Siegfried Pura: un imprenditore polacco ed uno tedesco che sfruttarono il crollo del regime comunista. Nel 1992 la Van Pur cominciò a mettere in lattina la birra prodotta da altri birrifici per poi iniziare, l’anno successivo, a produrre anche la propria Van Pur Premium; il birrificio finì poi nelle mani della Brau Union austriaca che lo controllò sino al 2003, anno in cui i proprietari originali lo riacquistarono. Van Pur possiede oggi cinque siti produttivi in Polonia che producono oltre 4 milioni di ettolitri all’anno, il 50% dei quali viene esportato in settanta paesi. Oltre alla birra prodotta per conto terzi, Van Pur possiede una quota del mercato polacco che si aggira attorno al 10% ottenuto grazie a numerosi marchi propri: Lomża, Export, Łomża non pastrotizzata, Łomża al miele, Łomża non filtrata; Karpackie Lager, Pils e Strong (9%); Brok Premium Lager, Gluten Free e Specialty (quest’ultima descritta come Craft Beer); Halne Strong (6, 9 e 10%) il cui orso in etichetta ammicca alla Bjorne beer. La storica Van Pur Premium (Pilsener), affiancata dalle versioni Strong (10 e 12 %) ed analcolica; la Edelmeister Pilsener, Weizen, Witbier, Schwarzbier e Radler, la Hermann Muller Premium Lager e l’inquietante Cortes Cerveza Extra, una lager in bottiglia trasparente o una Corona in incognito, se preferite.
Roger: quaranta centesimi per mezzo litro di birra, ovvero 0.80 euro al litro. Filtratissima e quindi assolutamente limpida, di color oro antico, forma un cappello di schiuma bianca un po’ scomposta e dalla discreta persistenza. La lista degli ingredienti annovera malto e un inquietante… “malto da birra”, o “brewing malt” per dirla all’inglese. Non era meglio chiamarlo estratto? Riso e mais non sono elencati ma l’aroma mi sembra un piccolo compendio di succedanei del malto; c’è una sgradevole nota saponosa e di cereali andati a male (non trovo descrittore più appropriato) e, in fondo al tunnel, qualche ricordo di limone e di mela verde. Poche bollicine, corpo leggerissimo, praticamente acqua. Il gusto latita, soprattutto se bevuta fresca, e la sensazione è di bere un bicchiere d’acqua con un delicato ma ributtante amaro finale saponoso. Lasciandola scaldare arrivano sbiaditi ricordi di mais, miele e soprattutto un forte gusto metallico a chiudere una bevuta poco secca e neppure troppo rinfrescante. E’ impressionante come una birra dal gusto così blando riesca tuttavia a risultare quasi imbevibile e a finire nel lavandino. Il verdetto? Risparmiate anche questi quaranta centesimi e compratevi una bottiglietta d’acqua, se avete sete.
Formato 50 cl., alc. 3.0%, lotto 0220LE 13871827 1, scad. 28/09/2019, prezzo indicativo 0.40 euro (supermercato)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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