“Il frumento è il nuovo luppolo”, questo il nome scelto per la birra collaborativa realizzata dall’instancabile Mikkeller e dall’americano Shaun Hill, meglio noto come Hill Farmstead, uno dei birrifici attualmente più in voga e ricercati dai beer geeks. Il suo incontro con Mikkeller risale a quasi una decina d'anni fa, quando lavorava come birraio in Danimarca presso la Norrebro Bryghus di Copenhagen e aveva creato la propria beer firm "Grassroots" assieme al collega americano Ryan Witter-Merithew, impegnato alla Fanø Bryghus a realizzare, oltre alle proprie, anche le birre di Mikkeller.
Nel 2010 Shaun Hill è ritornato negli Stati Uniti per dare vita a Hill Farmstead, resuscitando di tanto in tanto il proprio marchio Grassroots per qualche birra collaborativa, e nel 2012 è arrivata anche quella con Mikkeller; il primo lotto viene prodotto proprio nel Vermont, mentre quello successivo (2014) viene invece replicato in Belgio da De Proef, dove il danese produce una buona parte delle sue birre.
Nonostante il nome , non è certamente il frumento l'elemento d'interesse in questa IPA, ma piuttosto la presenza dei tanto modaioli brettanomiceti che affiancano Citra e Centennial.
Il suo colore è tra il dorato e l'arancio pallido, quasi limpido; la generosa schiuma che si forma è molto compatta, cremosa e molto persistente. Il tempo trascorso dall'imbottigliamento regala un naso nel quale i brettanomiceti fanno sentire la loro presenza: acido lattico, sudore, legno con qualche reminiscenza - e giuro che è molto meno sgradevole di quello che può sembrare - di stallatico. Il tutto viene ingentilito dai sentori di fiori bianchi, cereali ed agrumi.
Decisamente più "convenzionale" il gusto, nel quale la generosa luppolatura prende rapidamente il comando delle operazioni lasciando in secondo piano le note di pane e di cereali, di miele e di frutta tropicale (ananas): la bevuta è piuttosto amara, con toni vegetali ed erbacei intensi ma non particolarmente eleganti che saturano abbastanza in fretta il palato. L'alcool (6%) accompagna la bevuta con un discreto calore che viene comunque stemperato dalla lievissima acidità (lattica) e dalla buona secchezza finale di questa IPA. La sensazione tattile è invece un po' pesante e rallenta un po' la scorrevolezza di una birra vivacemente carbonata, dal corpo medio e dalla consistenza abbastanza watery. Bene la pulizia, evidente la "brettatura" al naso che non trova però una corrispondenza in bocca dove viene evidentemente sopraffatta dalla generosa luppolatura. Devo dire che queste "Brett-IPA" continuano a non convincermi pienamente, forse per la loro stessa natura contraddittoria: una IPA andrebbe bevuta freschissima, mentre i brettanomiceti hanno bisogno di un po' di tempo per farsi sentire. Berla fresca significa rinunciare al carattere brettato, berla dopo un anno equivale a compromettere la freschezza dei luppoli con il risultato di una birra molto sbilanciata sull'amaro e sul vegetale. Difficile indovinare il momento giusto per berla e ancora più difficile progettare a tavolino una ricetta che mantenga in equilibrio le due "anime" nel corso dei mesi che passano.
Formato: 33 cl., alc. 6%, scad, 13/11/2016, pagata 4.50 Euro (beershop, Italia).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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