La storia della Cuvée Delphine del birrificio belga De Struise ve l’avevo in buona parte raccontata in occasione della bevuta della Black Albert. Ricapitoliamo: l'Ebenezer's Restaurant & Pub di Lovell (Maine, USA), è uno dei templi della birra americana con trentacinque spine ed un impressionante selezione in bottiglia che conta un migliaio di etichette, con ampia selezione vintage. E’ gestito dal 2004 da Jen e Chris Lively che, nel 2007, contattano gli “amici” Struise per avere una birra speciale da offrire durante l'annuale Belgian Beer Festival; nasce così la Black Albert, una massiccia “Belgian Royal Stout” (13%) prodotta utilizzando solamente ingredienti belgi e così chiamata in onore di Alberto II, sesto re belga. La birra riscuote un ottimo successo e, terminato il festival, Chris Lively ha l’idea di metterne un po’ ad invecchiare per un anno in botti ex-bourbon; l’esperimento riesce piuttosto bene e tutti i clienti dell’Ebenezer apprezzano molto il risultato.
L’operazione è ovviamente replicata in Belgio dagli Struise, che riescono a reperire diverse botti ex-bourbon Four Roses; l’idea iniziale è di chiamare la birra “Four Black Roses”, ma dalla distilleria del Kentucky non arrivano dei segnali incoraggianti ad utilizzare il loro nome. Con una buona dose d’ironia, gli Struise decidono allora di chiamare la birra Cuvée Delphine, in onore di Delphine Boël, figlia della baronessa Sybille de Selys Longchamps e - si dice - figlia illegittima di Alberto II. Fu il libro scritto da Mario Danneels “Paola, van 'la dolce vita' tot koningin” (biografia non autorizzata di Paola Ruffo di Calabria, moglie di Alberto II) ad insinuare per la prima volta nel 1999 l’esistenza di una figlia illegittima di colui che a quel tempo era il Re del Belgio. La casa reale ha ovviamente sempre negato ma nel 2013 la Boël ha citato in tribunale il Re e i suoi due figli (in quanto il Re è protetto dell’immunità) per essere riconosciuta attraverso la prova del DNA; nello stesso anno Alberto II ha abdicato al trono e la Boël ha ritirato la prima denuncia per farne una nuova, questa volta solamente all'ex Re, ora non più immune. Il procedimento giudiziario è ancora in corso.
Delphine Boël è anche artista ed ha accettato di realizzare l’etichetta della birra degli Struise, che si compone dell’eloquente scritta “la verità ti renderà libero”. La prima versione di Cuvée Delphine è datata 2009 con un ABV uguale a quello della Black Albert (13%); l’ultima, imbottigliata a settembre 2014, è la “Vintage 2012”, ad indicare che il tempo passato in botte è stato superiore ai 12 mesi. Il contenuto alcolico è sceso all’11%.
Maestosa, altezzosa e "regale" nel bicchiere, Cuvée Delphine manifesta la propria opulenza anche all'apparenza: assolutamente nera, sormontata da una cremosissima e compatta schiuma color cappuccino, sorprendentemente generosa considerando la gradazione alcolica della birra ed il passaggio in botte. Sin da lontano si può avvertire il suo profumo dolce di bourbon, zucchero di canna, vaniglia, fruit cake, uvetta e prugna, caffè, liquirizia, legno. L'intensità non viaggia forse a pari passo con l'eleganza, ma è un aroma che invita ad portare subito il bicchiere alle labbra: piena, poche bollicine, morbidissima e vellutata, avvolge il palato con una coltre che è tuttavia di densità inferiore rispetto a quella del "genitore" Black Albert. Passano in rassegna, o in parata, bourbon, vaniglia, caramello bruciato, cioccolato fondente, melassa, miele, uvetta e prugna sotto spirito, frutta secca e qualche lieve sentore di cenere. L'ottima pulizia rende abbastanza facile descriverne la complessità: ne risulta un birra estrema ma piuttosto equilibrata tra le sue componenti, con la partenza dolce (bourbon, ma non solo) che viene equilibrata dal calore etilico, dalle tostature e dal caffè. L'alcool scalda senza mai bruciare, e la bevuta non risulta troppo impegnativa: è chiaramente una birra da sorseggiare in tutta tranquillità prendendosi tutto il tempo necessario per assaporarne il sontuoso e lunghissimo retrogusto nel quale il bourbon abbraccia il caffè, il cioccolato amaro e, idealmente, chi ha il bicchiere in mano.
In sintesi: prendi un'ottima birra (la Black Albert), mettila dentro ad una botte e difficilmente sbaglierai; non a caso ne esistono ormai quasi infinite varianti, alcune davvero troppo esose: la Cuvée Delphine mi sembra quella che per rapporto qualità prezzo vale senz'altro la pena di andare a cercare. L'ultima nata (40% ABV) è la "BAOS - Black Albert on steroids", ottenuta tramite il processo della "distillazione a freddo" ed invecchiata due anni in botti di bourbon.
Formato: 33 cl., alc. 11%, ABV 72, lotto 90100142012, imbott. 09/2014, scad. 15/09/2019, pagata 4.60 Euro (beershop, Belgio).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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