Nel 1827 Robert Theakston, un agricoltore proveniente dal villaggio di Warthermarske (North Yorkshire), inizia assieme al socio John Wood a produrre birra all’interno del Black Bull Inn di Masham. Il birrificio vero e proprio viene costruito nel 1875 dai figli Thomas e Robert che acquistano un terreno nella periferia ad ovest. Nel 1968 il comando passa nelle mani di Michael Theakston, nipote di Robert, e del cugino Paul: per i produttori di Ales tradizionali in cask è un periodo molto difficile, i grandi gruppi nazionali che si sono formati a seguito di acquisizioni e fusioni stanno cambiando il mercato: i fusti (keg) stanno guadagnando quote a scapito dei casks e le lager stanno conquistando sempre più bevitori che iniziano ad abbandonare le Ales tradizionali. Essere troppo piccoli è un problema e Theakston cerca di espandersi acquistando nel 1974 l’abbandonato sito produttivo del birrificio Carlisle che era stato nazionalizzato dopo la prima guerra mondiale: in questo modo sarà finalmente in grado di soddisfare tutte le richieste dei propri clienti per la propria Best Bitter e per le altre birre in cask che il CAMRA, fondato nel 1971, cerca di preservare.
L’operazione non ha però successo: l’enorme sito produttivo di Carlisle si rivela essere un pozzo senza fondo che inizia a prosciugare le finanze di Theakston e nel 1984 la famiglia decide di accorparsi con il birrificio Matthew Brown di Blackburn: quest’ultimo viene rilevato nel 1987 dal grande gruppo Scottish & Newcastle, desideroso di avere nel suo portfolio dei prodotti per entrare nel segmento delle Real Ales, nuovamente in crescita. Come spesso avviene in questi casi al grande gruppo interessa solo il marchio: nel 1988 il sito produttivo di Carlisle viene chiuso e la produzione della maggior parte delle birre Theakston trasferita alla Tyne Brewery di Scottish & Newcastle. Michael Theakston rimane a gestire il sito di Masham ma nello stesso anno Paul Theakston, direttore generale dal 1968, decide di abbandonare la società: fonderà nel 1992 la Black Sheep Brewery. I volumi riprendono quota ma la scelta di produrre la maggior parte delle birre altrove provoca severe critiche da parte di quel CAMRA che aveva più volte premiato la Old Peculier (oro nel 1986 e 1989, argento nel 1979, 1985 e 1987, bronzo nel 1981-1982). Nel 2004 la famiglia Theakston riesce a riacquistare la proprietà da Scottish & Newcastle, ormai poco interessata al mercato delle Ales: al comando ci sono attualmente Simon, Nick, Tim e Edward, pronipoti del fondatore Robert. Oggi Theakston è il sedicesimo produttore del Regno Unito ed è il secondo tra quelli indipendenti a conduzione familiare, dopo Shepherd Neame: sembra però che Heineken possieda il 28% delle quote societarie.
La birra.
Il suo originale nome deriva dalla corte ecclesiastica di Peculier istituita dall’Arcivescovo di York nel dodicesimo secolo a Masham, dove il birrificio ha la propria sede. Il recente restyling dell’etichetta mette in evidenza un sigillo che raffigura la figura inginocchiata di Roger de Mowbray, un cavaliere rimasto imprigionato per sette anni in Terra Santa nel corso delle crociate. Alla sua liberazione il cavaliere espresse la sua gratitudine donando una chiesa a Masham, paese in cui viveva la propria famiglia. Il vescovo di York non aveva tuttavia molta voglia di sobbarcarsi i lunghi e pericolosi viaggi verso Masham per amministrare e riscuotere le tasse: decise allora di istituire la Corte di Peculier, un tribunale formato da una ventina di uomini che avevano il potere di gestire le questioni locali.
Theakston produce la Old Peculier dal 1890 ma ha sicuramente prodotto una Old Ale (versione “invecchiata” e più alcolica di una Mild) sin dalla sua nascita. Oggi la Old Peculier non è pastorizzata ma è filtrata a freddo e non viene rifermentata in bottiglia; quest’ultima caratteristica di fatto non le consente di sfoggiare il logo “This Is Real Ale” del CAMRA. Nel 2010 il suo contenuto alcolico è stato leggermente ridotto dal 5.7 al 5.6%. La sua ricetta, secondo quanto riportato da Roger Protz, include malti Pale Ale e Crystal, frumento, zucchero di canna, mais e caramello, luppoli Challenger, Fuggles e Target.
Si presenta di color castagno con profonde venature rosso rubino; la schiuma beige è cremosa, compatta ed ha un’ottima ritenzione. Il naso, intenso e pulito, regala profumi di caramello, uvetta, ciliegia e prugna, mela, frutta secca a guscio. Al palato biscotto, caramello e frutta sciroppata danno inizio ad una bevuta dolce che viene poi bilanciata da un finale amaro nel quale s’incontrano note terrose, pepate e di frutta secca a guscio. Peccato per una presenza metallica abbastanza fastidiosa che fa capolino in più di un’occasione e che disturba quello che sarebbe un ricordo positivo, delicatamente etilico, accomodante.
Formato 50 cl., alc. 5.6%, IBU 29, lotto 9142 25 07, scad. 31/05/2020, prezzo indicativo 3,50 euro (supermercato)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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