Ritorna sul blog Crooked Stave, il birrificio della "doga piegata": il perché del nome è presto detto, mettere la birra dentro le botti è quello che al fondatore Chad Yakobson piace fare. La sua seconda passione sono i brettanomiceti, al punto d'aver dedicato a questi lieviti selvaggi la sua tesi di laurea all'International Centre for Brewing and Distilling dell'Università di Edimburgo, in Scozia. Ritornato a Fort Collins, Colorado, Yakobson ha fondato Crooked Stave che ha debuttato come beerfirm a cavallo tra il 2010 ed il 2011, in attesa di riuscire a reperire i fondi necessari per installare i propri impianti. Chad fa maturare la birra in botti e foeders situati in un magazzino nel quartiere industriale di Sunnyside, inaugurato a settembre 2012. L’anno successivo viene aperto la tap room chiamata The Source all’interno di una ex fabbrica di mattoni del 1880: l’idea di era di riuscire a installare il proprio impianto all’interno di questo complesso già entro la fine del 2013 ma qualcosa è andato storto e i suoi piani per passare da beerfirm a produttore hanno subito un forte rallentamento.
E’ solo a gennaio 2016 che Crooked Stave ha potuto tagliare il nastro del proprio impianto da 25 ettolitri spostandosi a Denver; ad aiutare Chad ci sono il birraio Danny Oberle, suo compagno d’infanzia, il grafico Travis Olsen e il birraio Brian Grace, proveniente da un’interessante esperienza presso Jolly Pumpkin. Sono circa 3500 gli ettolitri prodotti ogni anno da Crooked Stave, la metà dei quali destinati al mercato del Colorado; in parallelo opera anche la Crooked Stave Artisans Beer Distributing, un’attività che si occupa di distribuire birra, sidri, vini ed alcolici in diversi stati americani.
A giugno 2017 anche Crooked Stave ha introdotto le lattine, formato ormai indispensabile se si vuole essere al passo coi tempi e non perdere quote di mercato: St. Bretta, Hop Savant e Colorado Wild Sage le tre birre brettate scelte per il debutto con una grafica rinnovata – ahimè – non per il meglio. Qualche settimana fa i Chad Yakobson ha annunciato l’apertura di una taproom a Fort Collins, dove Crooked Stave era nata e dove aveva sempre desiderato ritornare. I trecento metri quadrati all’interno dell’Exchange, nuovo polo commerciale al 612 della North College Avenue, ospiteranno una ventina di spine equamente divise tra acide e non. L’inaugurazione è prevista per la fine del 2018 e nei mesi successivi sarà anche messo in funzione un piccolo impianto produttivo.
Le birre.
Saint Bretta è una witbier fermentata al 100% con brettanomiceti; si tratta dell’evoluzione di una delle prime ricette di Crooked Stave, la witbier chiamata Wild Wild Brett Orange alla quale venivano aggiunte arancia rosse. La St. Bretta diventa una birra stagionale, prodotta quattro volte all’anno e che in ogni stagione utilizza un agrume diverso. In questa bottiglia di maggio 2015 è stato utilizzato il Gold Nugget, una recente varietà di mandarino sviluppata dalla University of California Riverside.
Nel bicchiere è dorata e inquietantemente limpida, la schiuma è pannosa, compatta ed ha un’ottima persistenza. Nonostante i tre anni passati dalla messa in bottiglia l’aroma è ancora fresco e caratterizzato da profumi floreali, di mandarino e limone, ananas, cedro; in secondo piano c’è la componente “funky” che richiama soprattutto cuoio, legno e sudore. La bevuta è vivacemente carbonata e molto secca, dominata dall’asprezza di mandarino e lemongrass, ribes e uvaspina, mentre in sottofondo c’è un velo dolce a suggerire ananas e cedro candito. E’ una birra piuttosto fruttata, pulitissima ed elegante che tuttavia non rinnega il suo carattere rustico; l’alcool (5.5%) non è pervenuto, l’acidità è abbastanza contenuta e il finale amaro è, ovviamente, ricco di scorza d’agrume. Una bella complessità che non preclude una grande facilità di bevuta: intensità, una sorprendente freschezza a tre anni di vita, difficile chiedere di più. Ottima, davvero.
Proseguiamo con la Vieille Artisanal, sorella minore (4.2% ABV) della Surette Provision Saison; anch’essa fermentata con brettanomiceti e maturata in botti di legno, dove riceve un leggero dry-hopping.
La sua limpidezza nel bicchiere è in antitesi al concetto di “Vieille Saison”, ma l’aroma fa già ritornare il sorriso con il suo mix di funk (cuoio/pelle, legno, paglia, sudore) e frutta: ananas, limone e pompelmo i primi a colpire i sensi. Al palato le manca un po’ di vitalità (bollicine) e la bevuta è meno rustica rispetto al naso; pane e cereali, l’asprezza di limone, lime ed uva acerba viene bilanciata dal dolce di ananas e frutta a pasta gialla. E’ una saison aspra, moderatamente acida, forse un po’ troppo patinata ma non priva di quel carattere ruspante che non dovrebbe mai mancarle: il percorso si chiude con il legno e con un amaro terroso che lascia il palato pulito e secco, subito avido di un nuovo sorso. Mi sembra meno compiuta/riuscita della St. Bretta ma anche la Vieille Artisanal di è una bevuta soddisfacente che rinfresca e disseta svolgendo il suo compito con grande efficacia Anche questa bottiglia ha tre anni di vita: non abbiate quindi timore di dimenticare in cantina qualche Crooked Stave.
Nel dettaglio: St. Bretta (Gold Nugget Mandarin), 37.5 cl., alc. 5.5%, lotto 05/2015, prezzo indicativo 10,00 Euro (beershop)
Vieille Artisanal Saison, 37.5 cl., alc. 4.2%, lotto 04/2015, prezzo indicativo 8,00 Euro (beershop)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio
Nessun commento:
Posta un commento