sabato 31 dicembre 2011

Moor JJJ IPA

Nel tentativo di concludere il 2011 “con il botto”, stappiamo questa JJJ IPA prodotta dall’inglese Moor, e vi rimandiamo qui se volete leggere qualcosa di più sulla storia di questo molto interessante birrificio. Si tratta di una Imperial/Double IPA che deriva il nome dalle iniziali dei tre “ideatori”. Justin Hawke (proprietario della Moor), James e Josh del pub Queen’s Arms di Corton Denham, tutti amanti delle Imperial IPA americane, una tipologia ancora abbastanza poco diffusa nel Regno Unito. Numerosi sono i riconoscimenti che questa birra ha ottenuto, sia in patria che all’estero, dal 2008 ad oggi. E’ di un bel color ambra, carico, praticamente limpido; la schiuma, molto persistente e compatta, è color ocra, fine e cremosa. Un aroma che non possiamo di certo definire “esplosivo”, regala leggeri sentori di polpa d’agrumi e frutta tropicale, ma anche caramello. Morbida in bocca, dal corpo pieno e robusto, carbonatazione bassa; il gusto è dominato dai malti e dall’alcool (9.5%), che si fa decisamente sentire anche e la birra richiede un po’ d’impegno per essere bevuta. Con scarsissime tracce di luppolo e una netta preponderanza di malti, questa bottiglia di JJJ IPA risulta più simile ad un barley wine che ad una IPA; c’è qualche leggera nota di frutta sotto spirito, ed un finale amaro, vegetale, intenso ma complessivamente morbido. Birra sicuramente solida e ben fatta, ma anche molto monotona ed abbastanza impegnativa da finire, considerato anche il generoso formato da 66 cl. nella quale viene proposta. Senz’altro la Moor che meno abbiamo apprezzato tra quelle assaggiate; birrificio che sino ad ora ci aveva sorpreso per le ottime birre ricche di aromi e gusto e dal contenuto alcolico molto modesto. Bottiglia molto poco "in forma", con luppoli (molto) assenti. Formato: 66 cl., alc. 9.5%, scad. 31/05/2012, prezzo 7.13 Euro.

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english summary:
Brewery: Moor Beer Company, Langport, Somerset, England.
Appearance: clear deep amber color with a rocky off-white head. Aroma: light sweet citrus pulp, hints of tropical fruits, caramel. Mouthfeel: full body, low carbonation, smooth texture. Taste: surprisingly dominated by malts. Very few hop traces, this beer tastes more like a barley wine than a Double IPA. There’s some estery fruitness in the finish, followed by an herbal and very bitter aftertaste. Overall: we really enjoyed some other tasteful Moor’s beers with a low alcohol content, but this JJJ IPA kind of disappointed us. It’s sure a big beer, but it misses all the hoppy fruity flavors you would expect in an IPA. Lots of malts and lots of alcohol are making this brew not easily drinkable. Bottle: 66 cl., 9.5% ABV, BB 31/05/2012, price 6.20 GBP.

martedì 27 dicembre 2011

Kerkom Winterkoninkske

Fondata nel 1878, la Kerkom è tra i sei sopravvissuti dei 127 birrifici che, al tempo della prima guerra mondiale, operavano nella provincia del Limburg, la parte più orientale delle Fiandre belghe. Il fondatore fu Evarist Clerinx, seguito dal figlio Paul che prese il comando delle operazioni dopo la seconda guerra mondiale. Il successivo “erede”, Jean Clerinx, è costretto a chiudere nel 1968 e solamente venti anni dopo decide di ritentare l’avventura, rilanciando il birrificio ed elaborando la ricetta della “Bink”, birra destinata a diventare un po’ il simbolo del birrificio stesso. Nel 1999 la Kerkom viene acquistata da Marc Limet, che si impegna subito ad ammodernare gli impianti e a rinnovare la gamma offerta. Tra queste figura anche la Winterkoninkske, birra stagionale, commercializzata nel period natalizio, non filtrata, non pastorizzata e rifermentata in bottiglia. Oltre al luppolo ed a sette diversi tipi di malto, per brassarla pare vengano anche utilizzate bacche di ginepro e lavanda. Birra dedicata allo Scricciolo, in fiammingo appunto chiamato Wnterkoninkje (ovvero “il re dell’inverno”), il piccolo uccello ritratto anche in etichetta che tradizionalmente “annuncia” l’arrivo dell’inverno quando dalla campagna si sposta verso i centri abitati alla ricerca di un luogo meno freddo dove costruirsi il nido. Ma nella tradizione celtica lo scricciolo è anche legato al giorno di Santo Stefeno (Wren’s Day). Fu proprio questo uccello, con il suo canto, a rivelare ai romani dove fosse il rifugio di Stefano che fu poi catturato e lapidato. La birra è di colore marrone scurissimo, con dei riflessi rossastri; la schiuma, molto persistente, è beige, fine e cremosa. Al naso liquirizia, malto tostato, toffee, leggeri sentori minerali e leggera frutta sotto spirito (prugne). E’ una birra con un corpo medio-pieno, morbida e rotonda in bocca, mediamente carbonata; al primo impatto c’è troviamo note di caffè, liquirizia, toffee; man mano che la birra si riscalda emergono netti sentori fruttati di prugne secche, ribes nero e uvetta sotto spirito, cioccolato. Una speziatura appena percepibile la rende piacevolmente “vivace” durante tutta la bevuta. Abboccata, lascia un retrogusto ricco di frutta sotto spirito che riscalda. Birra davvero “facile” da bere, con l’alcool (8.3%) molto ben nascosto; lascia il palato leggermente appiccicoso, ma non sconfina mai nella stucchevolezza. Natalizia avvolgente, morbida e calda, che senz’altro ci sentiamo di consigliarvi. Ne esiste anche una versione “Grand Cru” molto più spinta (13% alc.), disponibile solo in bottiglia da 75 cl. Formato: 33 cl., alc. 8.3%, lotto BCD, scad. 10/2014, prezzo 4.15 Euro.

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english summary:
Brewery: Brouwerij Kerkom, Sint-Truiden, Belgium
Appearance: very dark brown color with some deep red strains. Rocky tanned creamy head. Aroma: licorice, roasted malt, toffee, minerals, dried plums. Mouthfeel: medium-full bodied, medium carbonation, smooth texture. Taste: coffee, licorice and toffee at first. As beer warms up, dried plums, blackcurrant, raisins, chocolate. A sweet but balanced brew which leaves a rich warm fruity alcoholic aftertaste. Overall: a very good and easy to drink Christmans beer, in spite of an 8.3% ABV. Smooth and tasty, this is a winter warmer which we definitely recommend. Bottle: 33 cl., 8.3% ABV, batch BCD, BBE 10/2014, price 4.15 Euro.

lunedì 26 dicembre 2011

Maxlrainer Festbier

Risalgono all’anno 804 le prime notizie relative al castello di Maxlrain, appartenente all’omonima famiglia residente nell’antico Sundergau, area che corrisponderebbe all’incirca a quella oggi denominata Oberbayern, ossia la parte più meridionale della Baviera, compresa tra Monaco ed il confine con l’Austria segnato dalle Alpi. La famiglia Maxlrain vide il suo massimo spendore nel 1400, amministrando come conti di Maxlrain e Hohenwaldeck una vasta area di proprietà che si estendeva da Miesbach fino allo Schliersee. Nel 1580 il castello fu praticamente distrutto da un incendio; solamente la cappella si salvò, diventano il nucleo del nuovo castello che fu terminato otto anni dopo. L’aspetto attuale, rappresentato nel logo del birrificio, risale invece alla seconda decade del 1700, grazie a lavori di abbellimento realizzati da Johann Baptist Zimmermann. L’ultimo conte della dinastia Maxlrain fu Johann Joseph Veit, morto nel 1734 e privo di eredi maschi. La figlia sposa un conte di Satzenhofen e, nello stesso periodo, ottiene il permesso dal Principe Max Joseph III di produrre birra. Il castello passa di mano nel 1870, quando viene acquistato dal conte Max di Arco-Zinneberg per il proprio figlio Ludwig, e questi dà inizio ai lavori di costruzione di un più “moderno” birrificio nell’ala ad ovest, dove si trova tutt’oggi. Nel 1936 il castello è venduto al Conte Leo di Hohenthal e Bergen, che però vide i suoi figli morire nel corso della seconda guerra mondiale. Ci spostiamo cronologicamente al 1982, quando Christina, la nipote del Conte Leo, sposa Erich, Principe di Lobkowicz. Sono ancora loro, assieme ai cinque figli, a prendersi cura del castello di Maxlrain e del birrificio annesso. Se questa breve digressione genealogica vi ha fatto venire sete, è il momento giusto per stappare la Festbier prodotta dal birrificio solamente in questo periodo dell’anno. Tipico colore dorato, limpido, con un ampio cappello di schiuma bianca, fine e cremosa, persistente. L'aroma predominante è dolce di miele, crosta di pane, cereali; più nascosti troviamo sentori erbaci e leggero alcool. In bocca c'è sostanziale corrispondenza; corpo medio-leggero dominato dal malto, miele, note di biscotto e cereali. Correttamente carbonata, termina con un leggero amaro erbaceo ed una leggera nota alcolica a scaldare il palato, che rimane sempre abbastanza secco e pulito. Una buona märzen, corretta, pulita, giustamente facile da bere e, come vuole la tradizione, un po' più solida di una classica helles bavarese. Formato: 50 cl., alc. 5.5%, lotto sconosciuto, scad. 02/07/2012, prezzo 0.87 Euro.

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english summary:Brewery: Schlossbrauerei Maxlrain, Maxlrain, Oberbayern, Germany.Appearance: typical clear golden color with a big frothy white head. Aroma: Sweet honey, bready malt, cereals; light subtle grassy hops and alcohol. Mouthfeel: light-medium body, medium carbonation, watery texture. Taste: matching with aroma; biscuit malt, hints of honey and cereals; light bitter hoppy finish with a warm alcoholic touch. Overall: a simple easy drinkable märzen; tasty, clean and reasonably dry. It will warm you more up than a standard Bavarian Helles. Bottle: 50 cl., 5.5% ABV, BB 02/07/2012, price 0.87 Euro.

domenica 25 dicembre 2011

Birra del Borgo 25 Dodici

Quest’anno abbiamo optato per una perfetta sincronia, stappando la sera del 25 Dicembre la birra natalizia di Birra del Borgo, chiamata appunto, semplicemente, 25 Dodici. Si tratta di una bottiglia prodotta nel 2010, che abbiamo conservato in cantina per un anno. Nel bicchiere è di color ambrato carico, con piccole particelle di lievito che emergono in sospensione anche versando la birra con la massima cautela. La schiuma è praticamente assente; quel poco che si forma, molto grossolana, scompare subito lasciando un sottilissimo anello intorno al bicchiere. L’aroma è poco intenso; una speziatura da lieviti, caramello, leggeri sentori di frutta sotto spirito all’alzarsi della temperatura. Al palato arriva abbastanza morbida, con una basa carbonazione; il corpo è medio, l’alcool (9.5%) è molto ben nascosto e non intralcia mai la bevuta grazie anche. Purtroppo non avevamo a disposizione una bottiglia più recente per fare un adeguato confronto, ma l’anno passato in cantina sembra aver portato questa birra in territori “vinosi”. In bocca è dolce, ricorda a tratti certi vini liquorosi con sentori diffusi di frutta sotto spirito (soprattutto amarena e ciliegie) e di frutta secca; in sottofondo, troviamo anche caramello e toffee, mentre quasi nulla è la presenza di spezie che invece avevamo trovato nell’aroma. Birra dolce, dicevamo, ma caratterizzata da una buona secchezza; l’alcool arriva a scaldare verso la fine, lasciando un bel retrogusto avvolgente dove emerge anche una punta amaricante di malto tostato. Natalizia abbastanza atipica, dopo un anno di cantina, che ha perso spezie ma ha acquistato un interessante carattere vinoso che la rende ottima sia in solitudine, nel dopo cena, che probabilmente in abbinamento a diversi dolci. Formato: 75 cl., alc. 9.5%, lotto 90 010, scad. 08/2012, prezzo 8.50 Euro.

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english summary:
Brewery: Birra del Borgo, Borgorose, Rieti, Italy.
Appearance: cloudy deep amber color with almost no head. There’s a small off-white lacing around the glass. Aroma: light yeast spices, caramel, estery fruits. Mouthfeel: low carbonation, oily texture, medium bodied. Taste: sweet, kind of dessert wine-alike. Fruits (sweet black cherries), dried fruits, caramel, toffee. Dry to the palate, ends on a warm smooth alcoholic note with bittering roasted malts. Overall: 25 Dodici stands simply for 25/12, which is Christmas day. This bottle was brewed in year 2010 and has aged one year in our cellar. It has kind of lost all its spicy character, and has developed some interesting wine-like traits which make this beer either a nice after dinner companion or a good match for desserts. Bottle: 75 cl., ABV 9.5%, batch 90 010, BBE 08/2012, price 8.50 Euro

sabato 24 dicembre 2011

Camba Bavaria Saint Arnold Christmas Ale

Apre nel 2008, in un vecchio mulino completamente ristrutturato, la Camba Bavaria Privatbrauerei; siamo a Truchtlaching, sulla riva del fiume Alz ed in prossimità del Chiemsee, il lago più esteso e più frequentato – in estate - di tutta la Baviera. Dalle informazioni che abbiamo recuperato, il birrificio sarebbe di proprietà della BrauKon GmbH, fondata sempre a Truchtlaching nel 2003 da Markus Lohner, un tedesco che precedentemente lavorava come mastro birraio presso il brewpub Hofbräuhaus di Newport, negli USA. La BrauKon fornisce impianti per birrifici e brewpub in tutto il mondo; nel loro portafoglio clienti figurano, colo per citarne alcuni a noi noti, le americane Rogue Ales, Sly Fox e Left Hand, le tedesche Arco Valley, Maxlrain, Unertl e Bitburger, le austriache Stiegl ed Ottakringer, la Camden Town Brewery di Londra, l’italiana Officina della Birra. La Cambia Bavaria si avvale di una decina di mastri birrai che lavorano per la BrauKon e si occupano dell’avviamento degli impianti in giro per il mondo; particolarmente interessante, per un birrificio della tradizionalissima Baviera, è la produzione anche di stili non propriamente tedeschi, ma anche di belgian ales, stouts, IPA e black IPA. Al birrificio, oltre a degustare ed acquistare le birre, è anche possibile mangiare e visitare gli impianti su prenotazione. Abbiamo recuperato questa Saint Arnold Christmas Ale che, nelle intenzioni, non ha nulla a che vedere con le tradizionali festbier tedesche che vengono di solito consumate in questo periodo dell’anno; si tratta della stessa ricetta della omonima birra elaborata da Brock Wagner e prodotta dalla Saint Arnolds Brewing Company di Houston, Texas, che figura tra i clienti della BrauKon. Ne esiste anche una versione barricata in botti di Bourbon. Di color rame, velato; la schiuma è bianca, fine e cremosa ma poco persistente. Naso molto poco pronunciato ed interessante; emergono sentori di caramello e toffee, ed una speziatura diffusa donata dai lieviti. In bocca si presenta scarsamente carbonata, con un corpo da medio a leggero ed una consistenza watery; gusto di malto tostato, caramello, leggeri note fruttate di prugne secche e ciliegie caratterizzano un gusto un po’ troppo “sporcato” dai lieviti. Mantiene comunque una buona secchezza in tutto il suo percorso, che termina con una nota amaricante erbacea e tostata a fine corsa. Birra che non ci ha particolarmente entusiasmato; dolce ma mai stucchevole, è ben bilanciata ma l’abbiamo trovata con molta poca personalità. Ci aspettavamo qualcosa che si distaccasse maggiormente dalle tradizionali festbier tedesche, e che portasse un po’ più di calore per queste fredde serate invernali. Occasione mancata. Formato: 75 cl., alc. 7.2%, lotto 318 15, scad. 14/05/2012, prezzo 10,90 Euro.

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english summary:
Brewery: Camba Bavaria, Truchtlaching, Bavaria, Germany

Appearance: hazy copper with a diminishing creamy white head. Aroma: caramel, toffee, light yeast spices. Mouthfeel: low carbonation, body is from light to medium,watery texture. Taste: caramel, nutty malt, light dark fruits (cherries, dried plums); dry finish, bitter grassy and roasted aftertaste. Overall: Camba Bavaria brewery brakes up with long established Bavarian “festbier” tradition and brews a Saint Arnold Christmas Ale based on the recipe from Texas Saint Arnolds Brewing Company. The result didn’t impress us at all. Light aroma, unclean yeasty taste and a weak character. It’s overall a sweet and balanced beer, but we would’ve expected something more different from dull Bavarian Christmans festbier. Bottle: 75 cl., 7.2& ABV, batch 318 15, BB 14/05/2012, price 10,90 Euro.

venerdì 23 dicembre 2011

Schweinsbräu Weihnachtsbier

A seconda del vostro gusto, le etichette della a noi fino ad ora sconosciuta Schweinsbräu vi potranno sembrare bellissime o bruttissime; protagonista è sempre lui, il porco. Siamo nei dintorni di Glonn, una trentina di chilometri a sud-est di Monaco di Baviera, dove ha sede la Herrmannsdorfer Schweinsbräu, ristorante, macelleria, fattoria ed anche, naturalmente, birrificio. Non abbiamo avuto l'occasione di mangiarci, ma dal sito internet sembrerebbe trattarsi di una cucina che rivisita in chiave moderna (e minimalista) la sostanziosa tradizione bavarese. Speriamo sia decisamente migliore di questa mediocre Weihnachtsbier che ci è capitata tra le mani. Classica festbier stagionale, dunque, di un bel color ambra velato; la schiuma, leggemente ocra, è fine e cremosa e ha buona persistenza. Il primo impatto con l'aroma è di cereali e caramello, ma non appena la birra si riscalda emerge una leggera infezione acetica. Il gusto ne è praticamente la fotocopia; anche qui cereali, malto, caramello e una leggera infezione; nel finale emerge anche una strana nota "polverosa" di cantina, prima di un leggero amaro erbaceo che chiude le danze. Birra leggera, mediamente carbonata e watery ma, come detto, sgradevolmente acetica. Formato: 50 cl., alc. 5.5%, scadenza: 1/5/2012.

giovedì 22 dicembre 2011

N'Ice Chouffe

E' aromatizzata con timo e curaçao, la birra invernale/natalizia prodotta dalla Brasserie d'Achouffe; viene messa in commercio il primo dicembre di ogni anno. Molto bella l'etichetta, che invita davvero ad immergersi in questa strong ale da 10 gradi alcolici per riscaldarsi delle rigide temperature invernali. La foto non rende giustizia al colore di questa birra, davvero splendio, praticamente di color rosso rubino, molto intenso; la schiuma, ocra, è abbastanza fine e cremosa, e molto persistente. Aroma non molto forte, ma si avvertono ugualmente dolci sentori di frutta sotto spirito (mirtilli rossi, uvetta), datteri, prugne, caramello e, ci sembra, anche liquirizia. Nonostante l'importante gradazione alcolica si rivela essere una birra sostanzialmente "agile", con un corpo medio ed una consistenza oleosa che la rendono abbastanza facile da "affrontare". Mediamente carbonata, è dolce anche in bocca dove emergono toffee, note di frutta che richiamano l'aroma, liquirizia, ed alcool che riscalda senza mai assolutamente intaccare la (relativa) beverinità. Dolce ma abbastanza secca, chiude con una nota leggermente amaricante, abbastanza insolita (timo ?) e terrosa, e lascia un caldo strascico alcolico, leggermente speziato. Una strong ale natalizia ben fatta, anche se non "esplosiva" nei sapori, che ci ha sorpreso per la facilità di bevuta. Formato 75 cl., alc. 10%, lotto N100923MN, scad. 23/09/2013, prezzo: 5.60 Euro.

mercoledì 21 dicembre 2011

Boelens Santa Bee 2010

La birra natalizia della Boelens fa un po' il verso alla Bieken, il loro prodotto di punta, vestendo la stessa "fatina-ape" con il costume di Babbo Natale. Questa birra sino al 2005 si chiamava semplicemente Kerstbier; nel 2006 il cambio di nome, di etichetta ed anche di ricetta, visto che abbiamo trovato in internet qualche lamentela di nostalgici del carattere rustico e meno accomodante che sembrava avere la birra dalla quale è poi originata la Santa Bee. L'aspetto è davvero splendido, un marrone carico di riflessi rossastri, appena velato; la schiuma, ocra, è abbastanza fine, cremosa, persistente. Il naso non si può certo definire un'espolosione di profumi; quasi assente, a fatica riusciamo a "tirare fuori" dei sentori di toffee e di frutti rossi, leggermente aspri. Medio il corpo, così come la carbonatazione. Si presenta al palato con una consistenza oleosa; troviamo note di toffee e caramello, una speziatura diffusa donata dai lieviti, accenni di frutta sotto spirito (uvetta? ciliegie?) che diventano più interessanti man mano che la birra si scalda. Abbiamo notato un sensibile miglioramento a temperatura ambiente (quasi 20 gradi, quindi), con la birra che evolve verso il territorio del vino amabile, pur mantenendo una buona secchezza. Nel retrogusto fa capolino una nota amaricante, un po' terrosa. Birra natalizia che ci ha lasciato un po' perplessi; ha senz'altro il pregio di riscaldare (8.5%) mantenendo una buona bevibilità, ma l'abbiamo trovata un po' troppo confusa in bocca, dove non risalta nulla, ed il risultato è un insieme anche gradevole, ma poco definito. Gusto dolce, leggermente fruttato, con l'alcool che scalda senza dare troppo fastidio, ma ci aspettavamo di più. Formato: 33 cl., alc. 8.5%, lotto 0810, scad. 11/2012, prezzo 3.50 euro.

martedì 20 dicembre 2011

Lariano San Genesio

Nasce nel 2008 a Dolzago, in provincia di Lecco, il Birrificio Lariano, fondato da Fulvio Nessi ed Emanuele Longo, entrambi provenienti dall'homebrewing. Una dozzina le birre in gamma, che attraversano trasversalmente tutti i principali stili, passando per Germania, Belgio ed Inghilterra, oltre ad alcune produzioni speciali come una birra alle castagne e questa San Genesio, produzione natalizia ad alta fermentazione aromatizzata con fichi, cannella e scorza d'arancio. Immaginiamo che il nome della birra derivi non tanto dal Santo, la cui ricorrenza cade infatti un po' fuori stagione, il 25 Agosto, ma piuttosto dall'eremo di San Genesio che si trova ad una decina di chilometri dal birrificio. Ottimo l'aspetto, un bell'ambrato carico con intensi riflessi rossastri; la schiuma, leggermente beige, è fine e cremosa, molto persistente. Al naso incontriamo i primi problemi: acetico diffuso, qualche nota di medicinale, si avverte un po' di caramello sullo sfondo. Al palato è una birra dal corpo medio-leggero, con una consistenza oleosa ed una carbonazione molto modesta. Male anche il gusto, leggermente acetico, dove non emerge altro che uno sgredevole amaro medicinale e niente altro. La degustazione dura poco più di mezzo bicchiere, il resto della bottiglia finisce nel lavandino. Formato: 75 cl., alc. 7.5%, lotto 48, scad. 07/2012, prezzo 8 euro.

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english summary: soon

lunedì 19 dicembre 2011

Tucher Christkindlesmarkt Bier

In Germania solitamente il Natale è caratterizzato dal largo consumo di vini speziati (Glühwein), serviti spesso molto caldi ed in tazze di ceramica. Per quel che riguarda le birre, esistono le cosiddette Festbier, che però mancano completamente di quella caratterizzazione, spesso data dalle spezie, tipica delle birre inglesi o belghe; si tratta sostanzialmente di Märzen, ovvero di versioni un po' più alcoliche delle classiche Helles (in Baviera) che hanno, come unico tema conduttore natalizio, l'etichetta. Per il resto, se davvero volete "riscaldarvi" dal freddo con qualche birra tedesca, vi consigliamo di lasciare perdere le etichette natalizie e afferrare piuttosto qualche doppelbock o eisbock. La Tucher Bräu è una delle birrerie più antiche di tutta la Baviera con una data di fondazione che risale al 1672 quando, nella bella Norimberga, viene fondata la Städtisches Weizenbrauhaus, ovvero la "Birreria di Frumento Municipale". Mezzo secolo dopo, viene acquistata dalla famiglia Tucher che la possiede sino al 1898, quando diviene una società quotata in borsa e passa attraverso diverse acquisizioni. Oggi la Tucher fa parte del Gruppo Radeberger, ossia la divisione "brassicola" della multinazionale Dr. Oetker; se il nome non vi dice nulla, sappiate che in italiano i prodotti sono commercializzati sotto il brand Cameo. Christkindlesmarkt è la parola che in tedesco identifica i Mercatini Natalizi. Birra di colore oro, limpida; la schiuma è bianca, fine e cremosa, molto persistente. Al naso prevalgono note di cereali, miele, qualche sentori erbaceo di luppolo. Aroma non certo travolgente, così come il gusto che è abbastanza scarno; è una birra leggera e beverina, correttamente carbonata, che però tende a correre troppo velocemente. Malto, miele, ed una presenza eccessiva di note "burrose" la rendono anche leggermente appiccicosa al palato. L'alcool dona un tenuo calore, che si sposa bene con il finale abboccato, dove in fondo, ma proprio in fondo, arriva a chiudere una nota amaricante erbacea. Niente di entusiasmante, ci lascia con un po' di burro in bocca da smaltire. Formato: 50 cl., alc. 6%, lotto 28512 14, scad. 08/07/2012, prezzo 0,84 Euro.

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english summary: soon

domenica 18 dicembre 2011

Leffe Bière de Noel

E' arrivato anche quest'anno il periodo delle birre di Natale; iniziamo un po' in ritardo, ed un po' in sordina con una Leffe Bière de Noël. Anche per ovvie ragioni di marketing il nome Leffe è ancora associato alle cosiddette birre d'abbazia, ma ricordiamo per i meno esperti che da diversi decenni (non siamo riusciti a recuperare la data esatta), il marchio fa parte della scuderia del gigante multinazionale In Bev assieme ad altri nomi come Tennents, Stella Artois, Beck's, Staropramen, Budweiser, Hoegaarden e Bass, solo per ricordarne alcuni. Senza troppe aspettative, la versiamo nel bicchiere: ottimo l'aspetto, un intenso color rubino, chiaro, con una schiuma color ocra fine e cremosa, molto persistente. L'aroma è dolce, con sentori di zucchero candito, caramello, leggera speziatura dei lieviti e frutta sotto spirito (uvetta e prugne). Tutto sommato morbida e piacevole al palato, con un corpo medio, una bassa carbonazione ed una consistenza oleosa. Il gusto è abbastanza pulito e ricalca in buona parte l'aroma: caramello, leggera speziatura, frutta sotto spirito. Chiude con una nota amaricante, erbacea. Non c'è certamente un'esplosione di sapori, ma si tratta tutto sommato di una bevuta abbastanza gradevole considerando che si tratta di un prodotto industriale che manca ovviamente di personalità. Non è certamente un winter warmer che riscalderà le vostre fredde serate di Dicembre, ma è naturalmente facile da bere come dev'essere un prodotto industriale. Rapporto qualità prezzo molto buono, ed in fin dei conti l'abbiamo trovata meglio di alcuni "intrugli" natalizi proposti da alcuni birrifici artigianali, anche italiani. Formato: 75 cl., alc. 6.6%, lotto 3.2 (?), scad. 17/03/2012, prezzo 3.17 Euro.

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english summary: soon

sabato 17 dicembre 2011

Southern Tier Gemini

Per creare queste Gemini al birrificio americano Southern Tier hanno "mescolato" due delle loro produzioni regolari: un "blend" di Unearthly (una Imperial IPA, che abbiamo degustato poco tempo fa, qui) e di Hoppe, una Imperial Pale Ale come la definisce curiosamente il birrificio stesso. Prodotta solamente a Gennaio di ogni anno, contiene ovviamente tutti gli ingredienti utilizzati per produrre le due birre dalle quali prende origine: malti 2-row, carapils, frumento maltato; luppoli Columbus, Chinook e Cascade per l'amaro, Amarillo per l'aroma, Styrian Goldings per l'hopback e, in dry-hopping, Amarillo, Cascade, Centennial, Chinook e Columbus. Splendida l'etichetta, e molto bello anche il colore di questa birra, un ramato velato con un cappello di schiuma ocra, fine e cremosa, molto persistente. L'aroma ci regala qualche sentore vegetale, ma davvero poco luppolo, nonostante tutto quel ben di dio sventolato in etichetta; abbiamo soprattutto caramello, toffee ed alcool. Birra dal corpo medio-pieno, con una consistenza oleosa e mediamente carbonata; in bocca è abbastanza morbida, e riesce a nascondere molto ben per gran parte del suo percorso il contenuto alcolico di tutto rispetto (10,5%). Al palato troviamo caramello, marmellata d'arancia, frutta sotto spirito e in un secondo tempo note vegetali che portano un po' di amaro, non molto pronunciato. Difficile giudicare una bottiglia che non ci appare certamente in buone condizioni, e lontana anni luce dalle descrizioni che abbiamo letto in rete. Sembra un birra solida e molto ben equilibrata, dotata di un'ottima bevibilità ma di più, onestamente, facciamo fatica a dire. Formato: 65 cl., alc. 10,5%, lotto e scadenza sconosciuti, prezzo 12.80 Euro.

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english summary: soon

giovedì 15 dicembre 2011

BraufactuM Progusta

Se anche voi pensavate alla Germania come ad un inespugnabile "feudo brassicolo", fondato su di una tradizione secolare molto radicata, beh... forse dovreste iniziare a mettere in discussione le vostre giuste convinzioni. Helles, bock, pils hefeweizen (tralasciando le categorie già in netta minoranza come le alt, le kolsch o le rauchbier); in Germania si beve soprattutto questo, birre che per tradizione hanno continuato ad essere per la maggior parte dei tedeschi il sostituto dell'acqua nelle più svariate occasioni. A pranzo, nei ristoranti, pagherete lo stesso prezzo sia per un bicchiere di birra che per una bottiglia d'acqua. Nei supermercati il costo medio di un litro di birra non eccede solitamente l'euro e mezzo, cauzione per il vuoto inclusa. Ma, in questo scenario immutabile da secoli, si sta aprendo qualche breccia. Il progetto Braufactum nasce a fine 2009 a Francoforte, dall'idea di tre persone. Marc Rauschmann, esperienza ventennale da homebewer, Thorsten Schreiber, esperto in logistica, ed un terzo individuo che si occupa di marketing che non siamo riusciti ad individuare. L'idea che hanno è di risvegliare un po' lo statico panorama brassicolo tedesco, andando alla ricerca delle migliori produzioni brassicole al mondo ed offrendosi di distribuirle in Germania; accanto a questo, il progetto prevede anche la commissione ad alcuni birrifici in Germania di ricette proprie, proponendo anche stili insoliti per il mercato domestico o antiche ricette ormai dimenticate. Eravamo già capitati per caso sul sito Braufactum.de, completamente in tedesco, davvero molto curato e ricco di informazioni. Il team di Braufactum promette una maniacale cura nello stoccaggio e nel trasporto delle birre, corredando quelle importate con un retroetichetta personalizzato che fornisce al consumatore tedesco tutte le informazioni disponibili, inclusa la firma del birraio che le ha prodotte. La distribuzione avviene sia in molti supermercati, mediante l'utilizzo di un apposito frigorifero, che nelle sezioni gastronomiche di diverse Kaufhaus tedesche.
Tra i birrifici distribuiti da Braufactum troviamo i nostri Baladin e Birrificio Italiano, i belgi Boon e Rodenbach, gli americani Brooklyn e Firestone, oltre ad altri da Inghilterra e Scozia, ad esempio. Non sappiamo se la presenza di Baladin in gamma ed il fatto che il teku sia il bicchiere ufficialmente consigliato da Braufactum per tutte le degustazioni sia solo causale. L'altra curiosa (e spiacevole) somiglianza con il panorama italiano è quelle dei prezzi; non solo, come ci si potrebbe aspettare, per le birre "importate" (anche se gli oltre 20 euro che abbiamo visto per la Brooklyn Local 1 ci sono sembrati andare persino oltre le folli logiche italiane), ma anche per le birre prodotte in Germania per conto della Braufactum stessa. Le più piccole (33 cl.) si avvicinano ai 5 euro, le grandi (75 cl.) sono mediamente nell'area dei 12-13 euro. Certo, i costi dovuti alla produzione in piccoli lotti, allo stoccaggio refrigerato e alle etichette personalizzate sono indubbiamente da considerare, ma resta da capire che penetrazione possa avere nel mercato tedesco un prodotto così costoso. Notoriamente i tedeschi sono molto "tartassati" sui vini, che vengono proposti nei ristoranti a dei prezzi molto alti che non sempre corrispondono ad un'elevata qualità. Quanti di loro saranno disposti a spendere oltre 10 euro per 75 cl. di Schwarzbier o di Marzen, quando con gli stessi soldi ne potrebbero acquistare una dozzina di bottiglie prodotte dai soliti birrifici locali ? Attendiamo riscontro. Dal nostro canto, abituati ai prezzi "italiani", non abbiamo sofferto più del dovuto per mettere nel carrello questa Progusta, una IPA brassata in Germania che ci ha troppo incuriosito per lasciarla dov'era. La precisissima etichetta tedesca di segnala che la birra è stata brassata da W. Janssen, omettendo però di dire in che birrificio sia stata prodotta. Dettagliata anche la lista degli ingredienti: malti Pils, Vienna e Caramalt; luppoli Magnum, Hallertauer, Mittelfrüh e Citra. Impeccabile l'aspetto, un bel color ambrato/ramato appena velato; schiuma ocra, fine e cremosa, compatta, molto persistente. Ottimo anche l'aroma, fresco ed elegante, molto pronunciato e ricco di frutta; pompelmo, albicocca ed arancio. Molto bene anche in bocca; birra dal corpo medio, molto carbonata, con una consistenza watery che la rende molto beverina. Note di malto biscotto, leggera nocciola, con un generoso fruttato (pesca, albicocca) che richiama l'aroma; l'amaro si lascia un po' desiderare, arrivando in un secondo tempo, vegetale, a tratti piccante e pungente ma mai aggressivo. Il finale è secco, con un retrogusto non molto lungo ma nuovamente amaro, vegetale, con una gradevole nota di pompelmo. Questa Progusta si è rivelata essere davvero una gran bella IPA, molto pulita, gustosa e beverina; se proprio dobbiamo trovarle un difetto, ci è sembrata eccessivamente gassata. La sfida di Braufactum è stata lanciata: la vinceranno ? Formato: 75 cl., alc. 6.8%, lotto 1071, scad. 30/04/2012, prezzo 10.24 Euro.

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mercoledì 14 dicembre 2011

Bowman Quiver

Bowman Ales, microbirrificio aperto nel 2006 nei pressi di Droxford, nell'Hampshire inglese, da due ex birrai della Cheriton Brewhouse. Il birrificio ancora non dispone di una linea d'imbottigliamento, che viene affidato alla Oakleaf Brewery. Abbiamo trovato davvero poche notizie interessanti in internet sul birrificio, e quindi passiamo subito alla degustazione di questa Quiver Bitter, che avevamo messo sulla nostra wishlist in quanto ha ottenuto dei commenti positivi su Ratebeer. Brassata con "luppoli americani", anche se non siamo riusciti a sapere quali, è di colore dorato, velato; schiuma bianca, abbastanza fine e cremosa, buona persistenza. Naso abbastanza scarso, con lievi sentori di agrumi (arancio) e di miele. Decisamente meglio vanno le cose in bocca; bitter leggera, correttamente carbonata, giustamente watery che scorre giù molto felicemente. Cereali, malto biscotto, caramello, miele e dolci note di polpa d'arancio alle quali fa seguito un'amaro erbaceo con note di scorza d'agrume, che caratterizza anche il finale. Bitter semplice e corretta, secca e pulita, si lascia bere con gusto svolgendo molto bene il suo compito. Formato: 50 cl., alc. 4.5%, lotto gyle 0496, scad. 21/04/2012, prezzo 2.25 sterline.

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martedì 13 dicembre 2011

Rogue Brutal IPA

La storia della Rogue Ales inizia nel 1988 ad Ashland, con la costruzione di un brewpub sulla riva del torrente Lithia Creek; ci sono Jack Joyce, Bob Woodell, Rob Strasser e l'homebrewer Jeff Schultz. Impianto da 10 barili, sessanta posti a sedere che diventano subito troppo "stretti" per i progetti ambiziosi dei proprietari che iniziano subito la ricerca del luogo dove aprire un secondo locale. Scelta che cade su Newport, diventato ora il quartiere generale della Rogue. L'anno successivo il secondo pub è già operativo, ma l'annata è da ricordare soprattutto per l'arrivo a bordo del birraio John Maier, ex tecnico elettronico con una breve esperienza alle spalle con la Alaska Brewing e, soprattutto, che sia era già fatto notare vicendo nel 1986 il titolo di homebrewer dell'anno nel concorso indetto dalla American Homebrewer Association. John, oggi chiamato "John More Hops Maier", è l'elemento che determina il successo del birrificio, unito ad una strategia di brand identity e di comunicazione davvero interessante. Ma Rogue non è solo questo; oggi è anche fattoria, dove si autoproduce orzo e gran parte del luppolo utilizzato per brassare le proprie birre. La Brutal IPA viene eletta dal birrificio stesso come "la birra ufficiale della Nazione Rogue"; loro la classificano come una bitter (o imperial bitter); un tempo si chiamava Brutal Bitter poi, visto che le IPA cono il genere più gettonata in America, con una leggera strizzatina d'occhio al mercato, si è pensato bene di schiarire le idee ai potenziali consumatori. Viene brassata con un solo tipo di luppolo che cresce nell'Oregon, il Crystal; si tratterebbe di una varietà sviluppata nel 1983 a partire dal tedesco Hallertau e commercializzato per la prima volta una decina d'anni dopo. Di colore ambrato, opaco; cappello di schiuma color ocra, fine e cremosa, persistente. Aroma intrigante, ricco di agrumi, sopratutto pompelmo, dove convivono sentori dolci di polpa ed amari di scorza; sentori più leggeri di aghi di pino e vegetali, per un naso pulito ed elegante. Nonostante il nome "brutal" possa far pensare ad una birra decisamente aggressiva, si tratta di una IPA morbida in bocca, dal corpo medio e correttamente carbonata. Al palato è davvero godibile, ha un imbocco di malto biscotto seguito da un deciso richiamo all'aroma, ricco di agrumi. Buona pulizia in bocca, ottima beverinità, per un finale caratterizzato da un amaro gentile e delicato, vegetale con note di scorza d'agrumi. Davvero un'ottima IPA, secca e pulita, bilanciata, beverina e gustosa, forse il miglior prodotto Rogue attualmente in circolazione. Formato: 65 cl., alc. 6%, 59 IBU, lotto e scadenza sconosciuti.

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lunedì 12 dicembre 2011

Dark Star Espresso Stout

Ha ormai quasi venti anni la Dark Star Brewing Company, inaugurata in sordina, con un impianto appena poco più grande di quello di un homebrewer, nella cantina dell'Evening Star Pub, nella movimentata cittadina di Brighton, Sussex. Un ristretto gruppo di clienti diventa la cavia per testare i primi esperimenti brassicoli, ma ben presto l'impianto in cantina si rivela assolutamente insufficiente per soddisfare tutte le richieste che arrivano, oltre che dal proprio pub, da altri locali e dai beer festival. L'imprenditore Peter Halliday, il publican Peter Skinner ed il birraio Rob Jones gettano le basi per il nuovo birrificio che viene inzialmente chiamato Skinners; ma visto che già esisteva in Cornovaglia un birrificio con lo stesso nome, si cambia in Dark Star; il nome è quello di una dark bitter che Rob aveva prodotto nel 1987 quando lavorava alla Pitfield Brewery di Londra; ma il nome di questa birra a sua volta si ispirava alla omonima canzone dei Grateful Dead. Iniziano i traslochi; nel 2001 ad Ansty, qualche anno dopo a Partridge Green, sito produttivo che viene ulteriormente ingrandito ed inaugurato da Roger Protz nel 2010. Nel frattempo Peter Skinner abbandona il team ed arriva Mark Tranter, che da una decina d'anni ricopre il ruolo di mastro birraio. Al momento la Dark Star è il secondo più grande birrificio del Sussex, dietro ad Harveys. La gamma oggi si compone di circa 30 birre, solo sei delle quali disponibili tutto l'anno. Questa Espresso Stout fa parte della produzione "regolare", e viene prodotta aggiungendo chicchi di caffè Arabica; assolutamente nera, con una schiuma beige abbastanza generosa, fine, molto persistente e cremosa. Ottimo l'aroma, molto pronunciato, con netta predominanza di caffè in grani, fondo di caffè e una elegante tostatura di malti. In bocca onestamente ce l'aspettavamo diversa; si tratta invece di una stout molto snella e poco morbida, watery, con una carbonazione correttamente contenuta. Il corpo esile la rende molto beverina, ma anche un po' troppo sfuggente; poche divagazioni al palato, anch'esso dominato dal caffè che si alterna con la tostatura dei malti. Secca ed amara di tostatura, con il luppolo (challenger) rilegato ad attore molto secondario; retrogusto coerente, molto secco e, indovinate un po', ricco d'amaro torrefatto. E' una birra un po' monocorde, senz'altro gradevole, e la nostra impressione è che una bottiglia da 33 cl. ci sarebbe tranquillamente bastata, da bere fuori pasto. Il mezzo litro, senza abbinamento gastonomico, ci è sembrato troppo alla distanza; birra monocorde, dicevamo, che probabilmente t rae grande giovamento dall'abbinamento con qualche dolce al cioccolato o, se vogliamo restare in Italia, con un Tiramisù. Non l'abbiamo provata in cask ( o keg?), ma la versione in bottiglia ci è sembrata troppo snella, e senz'altro avremmo gradito una maggiore cremosità. Formato: 50 cl., alc. 4.2%, lotto 2035, scad. 05/2012, prezzo 3.80 Euro.

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domenica 11 dicembre 2011

Schneider Aventinus Weizen-Eisbock

Specialisti in birre al frumento da oltre duecento anni quelli della Schneider Weisse Brauerei, da quando, nel 1872, Ludwig II rinunciò al diritto esclusivo che riservava solamente ai birrifici posseduti dalla famiglia reale la possibilità di produrre birra di frumento. Il declino nella popolarità di questi tipo di birra, e quindi degli introiti derivanti, spinse il Re a cedere nel 1872 il diritto a Georg I Schneider. La produzione inizia proprio nel cuore di Monaco di Baviera, nell'edificio situato nella strada Tal a pochi passi da Marienplatz, in quell'edificio dove oggi non si produce più birra ma si possono ugualmente degustare i prodotti del birrificio abbinati ad una cucina più che dignitosa. Oggi la produzione si è spostata un po' più lontano, a Kelheim, ma il birrificio è ancora di proprietà della famiglia Schneider. Questa Aventinus Weizen-Eisbock è, a memoria, la prima Eisbock che ci è capitato di assaggiare. Originariamente una specialità della città di Kulmbach, che viene ottenuta solitamente partendo da birre già ad alta gradazione alcolica (Bock o Doppelbock) la cui temperatura viene abbassata drasticamente fino a provocarne la comparsa di cristalli di ghiaccio che vengono poi successivamente eliminati. Il "rimanente" è in parole povere una specie di "concentrato" di sapori ed alcool. Questa Weizen-Eisbock origina infatti dalla già superba Aventinus che abbiamo degustato in questa occasione. Fino agli anni '40, la Aventinus veniva trasportata per la Baveria in contenitori che non consentivano di controllare la temperatura; i rigidi inverni bavaresi ne provocavano spesso la parziale ghiacciatura. Gli avventori parvero però subito gradire questa birra molto intensa, e Hans Peter Drexler, allora mastro birraio alla Schneider, decise di trasformare il problema in opportunità, facendo avvenire la separazione dell'acqua dal resto del liquido direttamente in birrificio per creare appunto questa Eisbock. Servita nel caratteristico bicchiere con manico "opaco", a simulare un effetto "brina", è di un bellissimo color marrone intenso, con riflessi rossastri. Schiuma molto fine e cremosa, quasi indissolubile. Nonostante una temperatura di servizio un po' troppo bassa, l'aroma si rivela ricco di frutta; al primo impatto emerge la banana matura, accompagnata dai caratteristici sentori di coriandolo tipici delle hefeweizen. Una volta riscaldatasi, emergono dolci note di frutti rossi sciroppati e uvetta. Al palato è una birra solida, dal corpo pieno, con una carbonazione molto vivace. Ricchissima in bocca, quasi una (molto) dolce macedonia di frutta sottospirito: albicocca, pesca, uvetta, frutti di bosco, ciliegie, presenti anche sentori più lievi di frutta secca (prugne, dattetri, uvetta) L’alcool è sempre molto presente, a riscaldare tutto il palato, senza mai risultare particolarmente fastidioso; la bevibilità non è certamente il pregio di questa birra, che va piuttosto degustata a piccoli sorsi, sublime in abbinamento con un dolce (idealmente una Sacher) ma anche come dopocena. Retrogusto coerente, morbido, caldo e alcolico, abboccato, sempre ricco di frutta. Eisbock giovane questa, messa in bottiglia l’11 novembre e degustato in data 02 dicembre; la decisa frizzantezza riesce a contenerne la dolcezza, evitandole di diventare troppo stucchevole. Sarebbe interessante metterne in cantina a riposo qualche bottiglia, per vederne l’evoluzione nel tempo. In Italia dovrebbe essere distribuita da Interbrau, ma non è una birra che si trova molto diffusamente. Bevuta direttamente alla Weisses Bräuhaus di Monaco, dove è disponibile solo in bottiglia. L’accoppiata cena con Aventinus e dessert con Aventinus Eisbock si è decisamente fatta sentire, ma ci ha regalato grosse soddisfazioni; la Weisses Bräuhaus è tra le birrerie presenti nel centro storico di Monaco quella che senz’altro ci sentiamo di consigliare maggiormente. Atmosfera non troppo turistica e rumorosa, cibo più che dignitoso; molto affollata, essenziale prenotare, soprattutto nei fine settimana. Davvero un ottimo winter warmer, questa Eisbock. Formato: 33 cl., alc. 12%, lotto 2011 066812, scad. 22/11/2016, prezzo 3.90 euro.

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sabato 10 dicembre 2011

St. Bernardus Pater 6

All'inizio del diciannovesimo secolo l'anticlericalismo spinse la gente della comunità dell'abbazia francese di Catsberg ad "emigrare" oltre il confine belga nel vicino villaggio di Watou, nelle Fiandre Occidentali. Una vecchia fattoria venne quindi trasformata nel "Refuge Notre Dame de St. Bernard” con la produzione di formaggio che rappresentava la maggior fonte di finanziamento per le attività della comunità. Con il tempo la situazione in Francia migliorò, e nel 1934 la comunità decise di rientrare in patria chiudendo il "rifugio" in terra belga. Evarist Deconinck decide allora di rilevare il caseificio, iniziando anche un'opera di rinnovamento ed ampliamento delle strutture produttive. I formaggi sono il primo prodotto ad essere commercializzato con il nome St. Bernardus. La seconda grande opportunità, per Deconinck, arriva poco dopo la seconda guerra mondiale, quando il vicino monastero Trappista di St. Sixtus prende la decisione di interrompere la produzione di birra per la commercializzazione che aveva iniziato nel 1931. Padre De Groote, da trent'anni abate a Westvleteren, mette un freno all'attività brassicola del monastero, che ne stava snaturando la vocazione alla preghiera. La birra continuerà ad essere prodotta ma solo in piccole quantità, esclusivamente per il consumo interno del monastero o per i suoi ospiti. I monaci di St. Sixtus cedono a Deconinck la licenza di produrre e commercializzare le Westvleteren; lo aiutano a costruire un nuovo birrificio, e ne supervisionano la qualità. Il contratto, di durata trentennale, viene firmato nel 1946, con Deconinck che inizia a produrre formaggio la mattina e birra al pomeriggio. La nuova attività si rivela molto più redditizia, al punto che nel 1959 smette di fare formaggi, cendendo il marchio alla St. Bertin di Poperinge, più tardi assorbito dal gruppo Belgomilk. Bernadette Deconinck, figlia di Evarist, e suo marito Guy Claus ridiscutono il contratto nel 1962, che viene esteso per altri trenta anni. Al suo termine, nel 1992, non verrà più rinnovato anche a seguito della decisione dei monasteri Trappisti di riservare la denominazione di Trappistenbier solamente a quelle birre che sono prodotte dentro le mura di un monastero trappista. A Watou non si possono più produrre le Westvleteren, quindi, ma... la storia in comune è troppa per abbassare semplicemente la saracinesca e salutarsi. Le ricette sono note, i monaci di St. Sixtus le hanno supervisionate da quasi mezzo secolo, i lieviti sono lì; ecco allora che nello stesso anno nasce la nuova gamma di birre St. Bernardus, che lenmtamente iniziano ad assumere una personalità sempre più propria, pur mantenendo una certa somiglianza con le sempre difficili da reperire Westvleteren. Tradizione monastica che continua in questa Pater 6, la dubbel del birrificio; di color marrone, tonaca di frate, con riflessi ramati: la schiuma, ocra, è fine e cremosa, persistente. Aroma complesso ed intrigante, con sentori leggermenti aspri di frutti rossi che convivono accanti ad altri più dolci che richiamano l'uvetta e le prugne secche; malto tostato, polvere di cacao, ed una diffusa speziatura profusa dai lieviti utilizzati. Al palato rivela una consistenza leggera che le dona grande bevibilità, sostenuta da un corpo medio e da una carbonazione abbastanza contenuta. Malto tostato, frutta secca, caramello, liquirizia e spezie ne caratterizzano il gusto, con qualche leggerissimo richiamo ai frutti dolci dell'aroma. Bello il finale secco, seguito da un retrogusto caratterizzato da una nota amaricante un po' terrosa e leggermente speziata. Se abbiamo capito bene dalle informazioni reperite in internet, la birra matura in botti di rovere. Dubbel molto buona e bilanciata, sicuramente meglio al naso che in bocca, che si lascia bere molto bene. Esemplare imbottigliato nel 2010, crediamo. In cantina ci aspettano le "sorelle" maggiori. Formato: 33 cl., alc. 6.7%, scad. 22/02/2013, prezzo 2.02 Euro.

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Hopdaemon Skrimshander IPA

La Hopdaemon Brewery viene apera nel 2000 da Tonie Prins (il "demone del luppolo), uno neozelandese ex-homebrewer ormai stabilitosi da qualche tempo nel Kent inglese; lentamente il birrificio si è guadagnato diversi premi e riconoscimenti, soprattutto nei festival locali, nonostante una gamma abbastanza ristretta di birre prodotte, appena cinque. Il nome di questa Skrimshander, se abbiamo investigato bene, dovrebbe risalire al libro di Moby Dick. Gli scrimshanders (scritto con la "C") non sarebbero altro che degli oggetti intagliati dai marinai utilizzando i denti delle balene. All'aspetto è di colore ramato, opaco; la schiuma, ocra, è fine e cremosa, mediamente persistente. Il naso di questa bottiglia ci sorprende un po'; l'aveamo già bevuta la scorsa estate, in loco, e non lo ricordavamo così dolce, mieloso, con sentori fruttati di polpa d'arancio, toffee. Birra leggera, scarsamente carbonata ma piacevolmente morbida in bocca, con una consistenza quasi cremosa. In bocca c'è parecchio malto (caramello, leggermente tostato) con l'amaro che arriva in un secondo momento, caratterizzato da note vegetali e di scorza d'agrumi, leggermente piccante. Finisce secca, con un retrogusto che riflette il percorso intrapreso, amaro, vegetale, citrico. L'etichetta recita IPA ma, giustamente, Ratebeer la classifica come una bitter. Naso insolitamente dolce ed un po' in sofferenza, meglio in bocca dove la questa Skrimshander si risolleva; non ha particolari difetti, ma nemmeno grandi pregi. Formato: 50 cl., alc. 4.5%, scad. 05/05/2012, prezzo 2.12 Euro.

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giovedì 8 dicembre 2011

AleSmith YuleSmith Summer IPA

La AleSmith Brewing Company nasce nel 1995 a San Diego, California; i fondatori sono Skip Virgilio e Ted Newcomb, che la conducono sino al 2002 quando viene acquistata da Peter Zien. Homebrewer dal 1994, ma prima ancora appassionato collezionista brassicolo. Ancora minorenne, in camera sua c’è già una collezione di oltre 300 vuoti di bottiglia; le vacanze preferisce passarle con il padre in Belgio, Germania ed in Inghilterra, indovinate a fare cosa ? Si laurea in legge, promette alla madre di diventare giudice, un giorno, ma non riesce a scrollarsi di dosso il sogno di aprire un birrificio tutto suo. Acquistata la AleSmith, viene aiutato da Tod Fitzsimmons, altro ex-homebrewer al quale viene data in toto la paternità di aver creato una delle flagship beers del birrificio, la Evil Dead Red. Nel frattempo Peter Zien riesce anche a mantenere la promessa fatta alla madre; diventa finalmente giudice, non di un tribunale, ma di concorsi brassicoli. E’ infatti l’unico, nella contea di San Diego, ad avere ottenuto il livello di "Grand Master" al Beer Judge Certification Program. Caratteristica del birrificio, se non sbagliamo, è l’avversione al classico formato da 12 once liquide (35,5 cl.) utilizzato dalla maggioranza dei birrifici americani; le birre AleSmith sono infatti imbottigliate solamente nel più generoso formato da 24 once liquide. La AleSmith viene eletta nel 2008 “"Small Brewing Company and Small Brewing Company Brewer of the Year" al Great American Beer Festival. La Alesmith Yulesmith è una birra prodotta due volte l'anno, in due versioni leggermente diverse; quella estiva, messa in vendita a partire dal quattro Luglio, attualmente si trova al sesto posto della classifica della migliori Imperial IPA di Ratebeer, ottenendo un punteggio di 100/100. Di colore ramato, opaco; la schiuma è cremosa e fine, color ocra, di buona persistenza. Nonstante la birra abbia una viaggio oceanico e quasi un semestre di vita alle spalle, l'aroma è ancora abbastanza fresco, ricco di aghi di pino, frutti tropicali (mango, ananas maturo, passion fruit) e sentori di caramello. E' solida, dal corpo pieno, con una carbonazione media ed una consistenza oleosa; in bocca è morbida, ha una bella base di malto biscotto e caramello, seguita subito da un amaro resinoso pungente e piccante, che però non è mai aggressivo. La gradazione alcolica è sicuramente importante (8.5%) ma è molto ben nascosta al punto che si avverte solo un gradevole calore a fine bevuta. Il percorso nel palato continua con note di frutta tropicale che portano ad un finale secco, pulito, seguito da un retrogusto vegetale ed amaro, fruttato, piacevolmente alcolico. Imperial IPA davvero solida e molto ben fatta; relativamente semplice, ha pochi elementi che entrano in gioco ma ognuno è al posto giusto. Bottiglia ancora abbastanza fresca e godibile, che lascia però solo immaginare la spettacolarità di questa birra appena imbottigliata. Noi ci accontentiamo. Formato: 65 cl., alc. 8.5%, lotto e scadenza sconosciuti, prezzo 15.73 Euro.

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mercoledì 7 dicembre 2011

Thornbridge Jaipur

Nome indiano per – ovviamente – una India Pale Ale brassata dalla Thornbridge. Jaipur, ovvero la città “rosa”, per il colore predominante dei suoi edifici; capitale dell’omonimo distretto, più di tre milioni di abitanti, famosa per il Palazzo dei Venti, un antico osservatorio dal quale le donne di corte potevano osservare la vita della città. La sua splendida facciata in pietra arenaria rosa, è caratterizzata da un migliaio tra finestre e nicchie. Ritornando alla birra, si presenta di colore giallo pallido, velato; la schiuma bianca, molto persistente, è fine e cremosa. Molto elegante e fruttato il naso, con sentori di arancio, mandarino e pesca bianca. Si tratta di una IPA abbastanza snella, che non vuole mostrare i muscoli ma preferisce seguire la strada della facilità di bevuta. Medio-leggero il corpo, corretta la carbonazione, watery la consistenza. In bocca c’è un grande equilibrio e pulizia di tutte le componenti: malto (crosta di pane), agrumi dolci e “sciropposi” bilanciati da note amaricanti di scorza d’agrumi. Molto secca, pulisce bene il palato ed invoglia subito il sorso successivo; finisce lasciando un retrogusto amaro abbastanza delicato, caratterizzato da note vegetali e di scorza di pompelmo. IPA molto ben fatta, pulita, profumata, bilanciata e gustosa. C’è tutto quello che serve. Formato: 50 cl., alc. 5.9%, scad. 03/02/2012, pezzo 4.77 Euro.

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english summary:
Brewery: Thornbridge Brewery, Bakewell, Derbyshire, England:
Appearance: hazy pale yellow with a lasting creamy white head. Aroma: elegant fruity aroma, orange, tangerine, peach. Mouthfeel: medium-light bodied, medium carbonation, watery texture. Taste: very clean and balanced. Bready malt, sweet citrus pulp and bitter zest. Dry to the palate; aftertaste is gently bitter, herbal and citrusy (grapefruit zest). Overall: another very good IPA from Thornbridge. Tasty, clean and, most of all, exceptionally drinkable. Excellent. Bottle: 50 cl., 5.9% ABV, BB 03/02/2012, price 4.15 GBP.

martedì 6 dicembre 2011

Birrificio Rurale Castigamatt


Fu presentata a Febbraio 2011 nel corso della prima Settimana della Birra Artigianale; si tratta della birra prima birra stagionale (invernale) prodotta dall’interessante birrificio Rurale di Certosa di Pavia del quale qualche tempo fa abbiamo apprezzato molto la Terzo Miglio. La Castigamatt si è anche guadagnata, sempre quest’anno, il posto più alto del podio al concorso “Birra dell’Anno” di Unionbirrai, nella categoria “birre scure, alto grado alcolico, di ispirazione angloamericana”. Il birrificio la dichiara una birra “ispirata” alle Black IPA, il che ovviamente non aiuta a fare chiarezza in uno stile brassicolo già intrinsecamente abbastanza controverso. Sostanzialmente non sarebbe quindi una Black IPA, ma solamente un birra che da quello stile prende ispirazione ? Disquisizioni semantiche a parte, apriamo la bottiglia e versiamo nel bicchiere; davvero ottimo l’aspetto, un bell’ebano scurissimo con qualche riflesso granata. La schiuma, nocciola, è compatta, fine e cremosa, molto persistente. Il dry hopping di luppoli americani, effettuato con uno strumento (l’hoptimator) ideato dal birrificio stesso, dà i suoi frutti sull’aroma, regalando bei profumi, molto freschi, di aghi di pino, e scorza d’agrumi, soprattutto pompelmo. E’ una birra con un contenuto alcolico rispettabile (7.5%) e molto ben nascosto, che stupisce in bocca per un corpo abbastanza leggero ed una consistenza watery, che garantisce una grandissima bevibilità. Anche in bocca sono i luppoli a dominare, s’intrecciano note amaricanti (scorza) e più dolci (sciroppose) di agrumi. Un amaro intenso, che non raschia mai, che rimane in territori luppolati e vira (finalmente!) verso i malti tostati e torrefatti solamente a fine corsa, in un retrogusto amaro da tostatura, pulito ma non lunghissimo. La birra in sé è pulita e ben fatta, molto beverina e gustosa, priva di difetti, ma almeno in questa bottiglia sembra difettare ancora un po’ di personalità. Formato: 50 cl., alc. 7.5%, lotto 154, scad. 12/09/2012, prezzo 5.80 Euro.


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english summary:
Brewery: Birrificio Rurale, Certosa di Pavia, Italy.
Appearance: nearly black color with red-brown hues topped by a lasting, solid and creamy off-white head. Aroma: piney and citrusy, very fresh and hoppy. Mouthfeel: medium-light body medium carbonation, watery texture. Taste: it’s again surprisingly hoppy and bitter; zest and some syrupy citrus. There’s not much roasted malt going on here, except for the bitter roasted aftertaste. Overall: supposedly a brew inspired by Black IPAs, this is actually a tasty and very drinkable IPA, but there’s not much “black” in here, except for the color. Well done, but the “black” personality still needs to be better developed to become a very good Cascadian dark ale. Bottle: 50 cl., 7,5% ABV, batch 154, BB 12/09/2012, price 5.80 Euro.

lunedì 5 dicembre 2011

Arundel Sussex Gold

La Arundel Brewery, con sede appena fuori l'omonima storica cittadina del Sussex inglese, rappresenta un importante momento di rinascita di una tradizione brassicola che era defunta da settanta anni. Famosa per il suo bel castello, la cittadina di Arundel vantava a metà del 1800, come ogni altra località inglese numerosi birrifici e ale houses, in un periodo dove era senz'altro più salubre bere birra piuttosto che acqua, soprattutto nelle aree rurali dove gli acquedotti pubblici arrivarono solamente in un secondo tempo. Ma come in quasi ogni altra cittadina inglese, i birrifici hanno iniziato a chiudere uno dopo l'altro, con l'ultimo superstite ad Arundel ad abbassare la saracinesca nel 1922. Settant'anni dopo ecco John Ryan e Stephen Lowson riportare in vita la tradizione brassicola ad Arundel; il birrificio viene poi ceduto ad altri proprietari nel 2004. La gamma offre circa sei birre regolari, più alcune stagionali; meno ampia la scelta in bottiglia, limitata a solamente tre tipi, uno dei quali è questa golden ale denominata Sussex Gold. Nel bicchiere è di un limpido color oro carico quasi ambrato e limpido, che denota l'avvenuta filtrazione; la schiuma è bianca e non molto fine, cremosa, mediamente persistente. E' il malto a caratterizzare l'aroma, con sentori di caramello e toffee, ed una leggera tostatura. Il corpo è leggero come si addice ad una session beer dal contenuto alcolico modesto (4.2%); la carbonazione è bassa, la consistenza è watery ma comunque la birra mantiene una buona morbidezza in bocca che la fa apparire - almeno all'imbocco - meno esile e sfuggente di quanto potrebbe essere. In bocca c'è piena corrispondenza con l'aroma di caramello e malto tostato. Varia un po' il finale, con una nota amaricante di scorza d'agrumi a movimentare un po' le acque. Acqua, appunto, e nel finale ce n'è forse davvero un po' troppa al punto che questa birra scivola via troppo rapidamente. Comunque, il gusto è pulito, ed il suo onesto lavoro di birra da "conversazione" o da "dopo lavoro" lo svolge discretamente bene. Formato: 50 cl., alc. 4.2%, lotto 2011 09:46, scad. 04/2012, prezzo 2.29 Euro.

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english summary:
Brewery: Arundel Brewery, Arundel, West Sussex, England
Appearance: clear deep golden color with a frothy white head. Aroma: toffee, caramel and some roasted malt. Mouthfeel: light body, watery texture, low carbonation. Quite smooth mouthfeel. Taste: nutty malt, caramel, roasted malt. Finish is not very intense and perhaps too much watered. Bitter aftertaste with a light zesty note. Overall: a drinkable and sessionable golden ale with a clean taste. Nothing to get really excited about, but a pleasant beer to drink. Bottle: 50 cl., 4.2% ABV, batch 2011 09:46, BBE 04/2012, price 2.29 Euro.

mercoledì 30 novembre 2011

Sint Canarus Tripel

Piet Meirhaeghe, alias Doctor Canarus, come ama farsi conoscere, è il personaggio che nel 2002 ha dato vita al micro birrificio Sint Canarus. Homebrewer dal 1988, Piet ha anche lavorato al birrificio Riva di Dentergems pur continuando a promuovere e pubblicizzare le proprie birre; una vera passione la sua, che lo portava a birrificare in casa la mattina (molto!) presto prima di recarsi a lavorare. Dal Riva Piet riesce anche ad avere un bollitore desueto, che lo porta da homebrewer a fare delle cotte da ben 200 litri che riscuotono molto gradimento tra gli amici e non solo. Ma l'attività parallela di Piet non piace molto ai suoi datori di lavoro, che dopo cinque anni di collaborazione gli danno l'aut-aut: o la smetti con l'homebrewing, o ti trovi un altro lavoro. La risposta la sapete già. Il birrificio/brewpub Sint Canarus si trova oggi proprio nella piazza centrale di Deinze Gotte; pare che il nome non sia altro che una parodia del motto dei Vigili del Fuoco del vicino paese di Deinze; il loro semper paratus ("sempre pronti") è diventato, nel locale dialetto "sint canarus" ovvero "sempre ubriaco". Al momento la capacità produttiva del birrificio è insufficiente a soddisfare tutte le richieste, al punto da costringere Piet ad appoggiarsi ad altri birrifici (Deca e De Proef) per alcuni prodotti. E' il caso della Tripel, basata ancora sulla stessa ricetta originariamente elaborata nel 2001, che viene brassata negli impianti di De Proef. Bel colore oro antico, appena velato, con un bel cappello di schiuma bianca, molto persistente, fine e cremosa. Naso con sentori fruttati di polpa d'arancio, pesca gialla ed albicocca, leggeri sentori di miele ed una delicata speziatura infusa dai lieviti utilizzati. Molto frizzante in bocca, con un corpo medio ed una consistenza oleosa. Troviamo note di biscotto, frutta sotto spirito (albicocche), ed una discreta presenza di alcool che però non ne limita assolutamente la beverinità. Una leggerissima speziatura da lievito (coriandolo ?) porta al finale abboccato e caldo, con ancora frutta sotto spirito. E' una tripel semplice ma molto pulita e solida, che riscalda mantenendo come punto di forza la facilità di bevuta. Molto bene. Formato: 33 cl., alc. 7.5%, scad. 13/07/2013, prezzo 3 euro.

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english summary: soon

martedì 29 novembre 2011

Southern Tier 2xIPA

Da un lato siamo felici di poter degustare in Italia delle birre che fino a pochi anni fa ci saremo solamente sognati; dall'altro ci chiediamo se le IPA Americane siano davvero "importabili"; la risposta è forse sì, se il trasporto avviene con adeguato refrigeramento e se si ha la fortuna di agguantare le birre appena arrivate. Ricordiamo delle splendide bottiglie assaggiate dallo stand dell'American Craft Brewers al Salone del Gusto di Torino, con luppolature aromatiche (quasi) al massimo del loro splendore. Diversa è la situazione delle bottiglie che invece si disperdono per la nostra penisola, magari riposano per qualche mese sugli scaffali di beershop che magari non utilizzano i frigoriferi. La mancanza della data d'imbottigliamento o della scadenza sulla maggioranza delle bottiglie americane non aiuta certo a decidere sull'acquisto. Così, ci troviamo in difficoltà a parlare di questa "due volte IPA" del birrificio americano Southern Tier (Lakewood, NY). Pressochè perfetto l'aspetto, un oro quasi limpido con una persistente schiuma ocra, compatta, fine e cremosa. In una IPA ci aspetteremmo un'esplosione aromatica di luppoli, ed invece in questa bottiglia riusciamo solo ad avvertire leggeri sentori vegetali, dolci note che ricordano la marmellata d'arancia e molto malto ed alcool. Al palato arriva con una buona morbidezza, il corpo (medio) è tutto sommato abbastanza esile se pensiamo allo stile di riferimento. Molto modesta la carbonazione. Anche in bocca è il malto a dominare (pane, caramello, frutta secca), con l'alcool abbastanza in evidenza senza però mai disturbare la bevuta. Luppoli praticamente assenti, se escludiamo il finale amaro, secco e vegetale. Da quello che siamo riusciti a capire sembra trattarsi di una birra pulita ed abbastanza bilanciata, probabilmente un paio di gradini sotto l'intensità delle tipiche "imperial IPA" americane. Per altre considerazioni, necessitiamo di recuperare una bottiglia fresca. Formato: 35.5 cl., alc. 8.2%, lotto e scadenza sconosciuti, prezzo 5.10 Euro.

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english summary: soon

lunedì 28 novembre 2011

St. Austell Proper Black

Probabilmente il birrificio più antico della Cornovaglia inglese, la St. Austell Brewery fu fondata nel 1863 da Walter Hicks, che da circa una decina d'anni operava come fornitore di malti per numerose "ale houses" e commerciante di vini e liquori. Molto ricca di avvenimenti la storia della compagnia, sin da subito molto più di un semplice birrificio. Tra i più curiosi episodi storici raccontati dettagliatamente sul sito ufficiale, citiamo la sostituzione di tutti i tappi delle bottiglie avvenuta nel 1930; il birrificio infatti utilizzava la svastica, antico simbolo induista che evocava fortuna e benessere. Nel 1935 l'azienda diviene il distributore esclusivo di Coca Cola per la Cornovaglia. Nel 1970 il birrificio viene sottoposto ad una massiccia ristrutturazione per aumentare la produzione ed essere così in grado di soddisfare la crescente domanda derivante anche dal numero sempre più elevato di turisti che visitano la regione inglese. Nel 1992 viene creato il primo Visitor Center, poi ammodernato ed ampliato nel 2006. In questo secolo di storia la St. Austell è riuscita a rimanere un'azienda ancora gestita dai discendenti di Walter Hicks; oltre cento i pubs di proprietà, la maggior parte dei quali offre anche la possibilità di pernottare. Nonostante la lunga tradizione che si porta sulle spalle il birrificio, l'offerta brassicola accanto a birre classiche offre anche delle piacevoli sorprese moderne. E' il caso di questa Proper Black, una Black IPA prodotta per la prima volta quest'anno come birra "speciale", e probabilmente destinata ad entrare nella produzione regolare del birrificio. Prende il nome dalla Proper Job, l'ottima India Pale Ale della quale abbiamo parlato qui. Se per la "regolare" Proper Job venivano utilizzati malto Maris Otter, luppoli Cascade, Chinook e Willamette, per la versione Black abbiamo Maris Otter, frumento maltato, Roasted Malt e come luppoli Brewer's Gold, Chinook, Centennial e Cascade. Nel bicchiere è nera, con una generosa schiuma beige, fine e cremosa, molto persistente. Ottimo aroma, fresco e pronunciato, con aghi di pino, pompelmo, ananas e polpa d'arancio; più in secondo piano troviamo cacao, malto tostato e caffè. In bocca si presenta abbastanza morbida e rotonda; il corpo è medio, la carbonazione media, consistenza oleosa. Il gusto è meno entusiasmante dell'aroma; caffè e malto tostato in primo piano, con leggere note fruttate di marmellata d'arancia che vorrebbero richiamare l'aroma. L'amaro predominante è quello da tostatura, che va a caratterizzare completamente il retrogusto. Gli elementi "giusti" ci sarebbero quasi tutti, ma in bocca questa bottiglia manca ancora un po' di pulizia per essere davvero ottima. Rimane comunque una Black IPA ben fatta e gustosa, che si lascia bere con estrema facilità. Bottle conditioned, ma incomprensibile la scelta della bottiglia trasparente. Formato: 50 cl., alc. 6%, lotto 11056, scad. 25/02/2012, prezzo 3.34 euro.

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english summary: soon