Il nome completo è Hoge Raad voor Ambachtelijke Lambikbieren, ma è più facile ricordarlo con l’acronimo H.O.R.A.L. Nel 1997 Armand Debelder di 3 Fonteinen riuscì a convincere altri produttori di lambic a formare un “Alto Consiglio del Lambic Artigianale”: Frank Boon, De Cam (a quel tempo in mano a Willem Van Herreweghen), De Troch, Lindemans e Timmermans. Lo scopo dell’associazione era quello di salvaguardare una tradizione che era in lento e costante declino, promuovendone il consumo e proteggendone l’autenticità.
Uno dei primi successi dell’associazione fu il conferimento del marchio TSG (Specialità Tradizionale Garantita) da parte della Comunità Europea: il riconoscimento avvenne nello stesso anno della fondazione dell’associazione anche se le pratiche erano state iniziate da Boon due anni prima. “Contrariamente ad altri riconoscimenti europei (DOP e IGP), il marchio STG garantisce solo la ricetta tipica o il metodo di produzione tradizionale (inteso nel senso che deve esistere da almeno 30 anni) di un determinato prodotto, ma senza un vincolo di appartenenza territoriale: ciò significa che il prodotto STG può essere preparato in un qualsiasi paese dell'Unione europea, a patto che la produzione rispetti il relativo disciplinare e sia certificata da un organismo di controllo accreditato”.
Nell’ottobre dello stesso anno H.O.R.A.L. organizzò anche il primo Toer de Geuze, evento con cadenza biennale nel corso del quale i produttori e assemblatori dell’associazione aprono le porte delle loro cantine ai visitatori; per l’occasione viene anche realizzato il Mega Blend, Oude Geuze assemblata con il contributo di tutti i membri. Negli anni seguenti anche Oud Beersel, Girardin, Hanssens, Mort Subite e Tilquin si sono uniti all’associazione; dal 2015 la presidenza è passata da Armand Debelder e Frank Boon; nel 2018 3 Fonteinen e Girardin hanno abbandonato H.O.R.A.L.
Tutto bene, quindi ? Non proprio. Sette dei nove membri dell’associazione vendono infatti regolarmente una o più birre (per cinque di loro si arriva al 50% della gamma) che non rientrano nel disciplinare STG, sia per il metodo di produzione che per gli ingredienti usati: mi riferisco a fermentazioni spontanee che non sono tali, all’utilizzo di edulcoranti o sciroppi di frutta, pastorizzazione e filtrazione, fermentazioni in acciaio e chips di legno al posto delle botti.
Sotto lo stesso ombrello, quello che dovrebbe preservare il metodo tradizionale, vi sono quindi anche produttori che utilizzano “scorciatoie” per ridurre i costi e massimizzare i profitti: le stesse scorciatoie che stavano portando, anni fa, alla scomparsa del vero lambic. E’ principalmente questo il motivo per il quale il produttore di lambic più famoso, Cantillon, non ha mai voluto prendere parte all’associazione: Jean Van Roy riconosce l’utilità dell’associazione H.O.R.A.L. ma non intende sedersi allo stesso tavolo con coloro che producono una percentuale a volte irrisoria (1%) di vero lambic tradizionale.
Prodotta in occasione del nono Toer de Geuze, l’Oude Geuze Mega Blend 2013 venne assemblato con lambic giovani e vecchi di tre anni provenienti da 3 Fonteinen, Boon, De Cam, De Troch, Hanssens, Lindemans, Oud Beersel, Tilquin e Timmermans. L’imbottigliamento è avvenuto nell’ottobre del 2012 presso la Brouwerij Boon.
Dopo quasi sette anni il Mega Blend ha un ottimo aspetto: la schiuma è cremosa e compatta ed ha una buona persistenza, il colore è un luminoso oro carico, leggermente velato. Le classiche note funky del lambic "stagionato" (cantina, legno, polvere, pelle di salame o vecchie carte da gioco, sudore) sono affiancate da una sorprendente freschezza fruttata: limone, ananas, uva, arancia candita, spunti vinosi. Un bouquet pulito, complesso, emozionante. Ancora perfettamente carbonata, la bevuta è molto morbida e non mi riferisco solamente alla sensazione tattile: c'è un bel carattere vinoso, che emerge soprattutto quando la temperatura si alza, c'è l'asprezza del pompelmo e del limone, dell'uva acerba. L'acidità lattica è piuttosto contenuta e quella butirrica (vomito, in parole povere) è fortunatamente appena percepibile. Il finale è secco con un lieve amaro caratterizzato da note legnose, zesty e terrose. Fresca, ancora giovane, dal grande potere rinfrescante e dissetante: l'alcool (7%) emerge solo se si lascia scaldare la bottiglia.
Splendido naso, complesso ed emozionante al quale fa seguito una bevuta di profondità e complessità inferiore ma ugualmente molto soddisfacente. In questo caso la scelta di tenerla qualche anno in cantina ha pagato: e l'impressione è che potesse ulteriormente migliorare.
Formato 75 cl., alc. 7%, bottiglia n. 26913, lotto 2303, scad. 29/10/2032, prezzo indicativo 13,00 euro (beershop)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia/lattina e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio