Il birrificio Trillium apre i battenti a marzo del 2013 a Fort Point, ex distretto industriale di Boston, con l’intento di volersi ispirare ad altri birrifici agricoli del New England, il più famoso dei quali è ovviamente Hill Farmstead: l’ultima apertura di un birrificio a Boston risaliva al 1986. A rompere la quiete brassicola della capitale del Massachusetts ci pensano Jean-Claude e Esther Tetreault, da poco sposi e genitori: Jean-Claude, prolifico homebrewer, sognava e progettava da tempo di aprire un birrificio anche se non esattamente a Boston. Già nel 2009, sul suo blog personale si possono vedere nome e logo di quel birrificio casalingo destinato poi al successo commerciale: le prime bottiglie etichettate furono recapitate agli inviati al matrimonio. Jean-Claude è appassionato anche di botanica e sceglie il nome del fiore Trillium come simbolo di quello che vuole ottenere con le proprie birre: “bellezza effimera, equilibrio, semplicità, senso di appartenenza”.
Tetreault pensano inizialmente di stabilirsi in altre città del Massachusetts ad alta densità birraria, come Chelsea o Everett, ma si presenta una bella occasione nel distretto di Fort Point a Boston; i locali al numero 369 di Congress Street vengono individuati già nel 2011 ma ci vogliono 14 mesi solo per ottenere tutti i permessi necessari, dalle autorità e dalla comunità di residenti, per iniziare i lavori di ristrutturazione e installare un impianto da 12 ettolitri: “e c’è gente di Boston che ci ha detto di essersi meravigliata del fatto che ci sia voluto così poco tempo”, ricorda Jean-Claude. Esther ama le IPA di The Alchemist e di Port Brewing, Jean-Claude le saison di Jolly Pumpkin, Allagash e Hill Farmstead: Trillium debutta con la Farmhouse Ale (6.4%), l’American Wheat Adam, la Red Rye Ale Wakerobin, la Fort Point Pale Ale e la Porter Pot & Kettle.
Nel frattempo i beergeeks americani hanno scoperto le NEIPA, le IPA del New England, e tutti vogliono berle: i birrifici che le producono sono piccoli, le lattine sono distribuite solo localmente e la scarsità dell’offerta fa impazzire la richiesta, alimentando scambi e mercato secondario. il Vermont ha aperto la strada con The Alchemist, Hill Farmstead e Lawson's Finest Liquids, ma ora sono entrati in campo altri giocatori negli stati vicini. Nel Massachusetts ad esempio c’è l’astro nascente Tree House: al resto ci pensano i social network. Tetreault è bravo ad intercettare quella nicchia di mercato e le sue NEIPA diventano rapidamente famose: impegnato a gestire le file di beergeeks fuori dalla porta si dimentica di chiedere il rinnovo della propria licenza. O forse no. Fatto sta che le autorità di Boston dicono di non aver mai ricevuto nessuna richiesta e, al terzo sollecito privo di risposta, mandano la polizia. A novembre del 2014 la produzione di Trillium viene sospesa e i beergeerks si trovano improvvisamente fuori dalla porta del birrificio senza poter riempire i loro preziosi glowers. Alcuni di loro iniziano a mandare email di protesta alle autorità competenti e nel frattempo supportano l’amato birrificio acquistando tutto il merchandising disponibile. Dopo un mese le parti trovano un accordo e la birra riprende a scorrere.
Non sarà l’unica macchia nella carriera del birrificio di Boston, che nel 2015 inaugura il nuovo sito produttivo con taproom di Canton, trenta chilometri a sud di Boston: la produzione annua passa da 3.000 ad un potenziale di 40.000 ettolitri, la location di Fort Point viene destinata alla produzione di birre acide. L’espansione di Trillium continua nel 2017 con l’apertura di un Beer Garden estivo al Rose Kennedy Greenway, sul Waterfront di Boston, che diviene operativo ogni estate. L’anno successivo i Tetreault annunciano di aver acquistato a North Stonington, Connecticut, il terreno dover far nascere quel birrificio agricolo che avevano immaginato sin dall’inizio, la Trillium Farm & Brewery: il progetto, ancora in costruzione, prevede la realizzazione di un birrificio, un ristorante ed un’azienda agricola in grado di rifornirlo. Alla fine dello stesso anno viene inaugurato a Boston un ristorante-brewpub su tre piani con impianto da dieci barili.
La bravura di Trillium è stata quella di essere riuscita a vendere quasi tutta la propria produzione in autonomia, senza distributori, con enormi margini di profitto: si stima che il 95% dei 21.000 ettolitri prodotti nel 2017, venduti direttamente al pubblico, abbiamo generato ricavi per oltre 20 milioni di dollari. Il passaparola e i social network ne hanno decretato il successo: nel 2016 Ratebeer celebrava Trillium come terzo miglior birrificio al mondo, includendo sei IPA, una DIPA e sei Pale Ale tra le migliori 15 birre al mondo delle rispettive categorie. Ma i social network hanno tirato fuori alcuni scheletri dall’armadio: nel novembre del 2018 un post anonimo sul forum di Beer Advocate di un dipendente denunciava pratiche scorrette ed illegali, in parte poi ammesse dai Tetreault con un comunicato ufficiale. Potete trovare i dettagli in questo articolo in italiano su Fermento Birra. Mentre i beergeeks continuavano a fare la fila fuori dal birrificio per comprare i 4 pack di Trillium a 22 dollari (un prezzo altissimo per gli standard statunitensi), i Tetreault non avevano concesso a molti dipendenti gli aumenti e i benefici promessi; molti di loro erano stati spostati da Fort Point al Beer Garden con uno stipendio ridotto da 8 a 5 dollari all’ora, per fare lo stesso lavoro. Spacciavano come barricate delle birre che non avevano mai visto nessuna botte, riciclavano resti di birra ossidata e invendibile, mescolati a frutta, per i Beer Slushy, riempivano i growler da asporto quasi solo con la fondazza dei fermentatori.
Le birre.
E’ stata una grossa sorpresa vedere arrivare lattine di Trillium nel nostro continente, tutte con più o meno un mese di vita sulle spalle. Occasione da non lasciarsi sfuggire per provare birre normalmente reperibili solo in loco o tramite scambio con altri appassionati.
Dot Ave Double IPA: nel 2013 Trillium lanciava Congress Street, la prima di una serie di IPA single-hop chiamate con il nome delle strade del distretto di Fort Point; un’operazione analoga veniva fatta qualche anno dopo con le Double IPA, passando dalle strade ai più lunghi viali (Avenue). Tra queste vi è Dot Ave (8.2%), ovvero Dorchester Avenue, viale di Boston inaugurato nel 1805. La sua ricetta prevede malti American 2-row, frumento (White e Flaked), luppoli Nelson Sauvin e CTZ. Visivamente è un torbido succo d’arancia, la schiuma è abbastanza compatta ed ha buona ritenzione. Il dank è dominatore assoluto dell’aroma: netto e pulito, speziato ed affiancato da qualche ricordo di aglio. Mouthfeel ottimo: soffice e cremoso, a tratti quasi impalpabile. Mango, melone e pesca sono il biglietto d’accesso ad una bevuta che s’incanala subito sul dank e sul resinoso-vegetale, molto intenso. L’alcool è molto ben nascosto, la frutta tropicale riaffiora nel retrogusto a portate un po’ di sollievo in una birra che è in pratica una pianta di marijuana. Sorprendentemente amara, priva di spigoli e di hopburn, è ben fatta nel suo genere: ma se voglio una DIPA che picchia forte, per me niente batte la cara vecchia scuola West Coast. Prezzo al birrificio? 20 dollari per un 4 pack: più tasse, ovviamente. Vicinity è un’altra Double IPA (8%) che fu prodotta in origine per il primo compleanno del Row 34, un oyster-bar con buona selezione di birre artigianali. La sua ricetta prevede malti Pilsner, Flaked Wheat, C-15, luppoli Galaxy, Citra e Columbus. Questa volta il succo di frutta è alla pesca, almeno nel look: schiuma biancastra, grossolana, poco persistente. Aroma splendido, ampio e pulito, ricco di suggestioni che variano all’innalzarsi della temperatura nel bicchiere: albicocca, ananas, papaia, frutti di bosco, arancia, pompelmo, mandarino, melone e potrei andare ancora avanti. Il mouthfeel è morbido ma non mi regala quella straordinaria sensazione della Dot Ave: il gusto purtroppo non riesce a replicare neppure la metà del giardino delle meraviglie aromatico. C’è quella generale sensazione “tropicale” di molte NEIPA dal profilo poco definito, un po’ di agrumi, un finale resinoso-vegetale pungente con un pizzico di
hopburn. Si beve bene ma il suo punto di forza è indubbiamente l’aroma: potrei sniffarla per ore. Anche questo 4 pack costa 20 dollari alla fonte.
Arnold Arboretum (7%): questa IPA deve il suo insolito nome all’omonimo centro di ricerca della Harvard University di Boston, famoso per la sua collezione di alberi e arbusti ornamentali provenienti dall'Asia. Il centro si trova all’interno di un complesso di parchi e corsi d’acqua chiamato Emerald Necklace, nome usato da Trillium per raggruppare un’altra serie di birre a tema. Malti American 2-Row, Flaked Wheat, C-15, luppoli Citra e Galaxy, 17 dollari il 4 pack. Nel bicchiere è di color oro antico, molto velato ma luminoso: schiuma compatta e persistente. L’aroma non è esplosivo ma è molto gradevole, pulito ed elegante: ananas, lychee, melone, mandarino, arancia. Al palato è “moderatamente juicy”: si avverte qualche tocco di panificato e biscottato, il dolce di mango e ananas a bilanciare un finale resinoso e pepato di buona intensità. Anche lei è più interessante e complessa al naso che in bocca, ma per lo meno riesce a mantenere lo stesso livello di pulizia e definizione. Bella IPA, ben fatta e facile da bere che però non mi provoca nessuna visione mistica.
Double Dry Hopped Stillings Street IPA (7,2%): versione amplificata (DDH) della Stillings, ovviamente dalla serie delle Street IPA. La compongono malti
American 2-row, White Wheat, destrine, destrosio, luppoli Columbus e Nelson Sauvin, quest’ultimo in doppia dose. Il colore di questo succo di frutta è a metà strada tra la pesca e l’arancia. Il Nelson si presenta subito con netti profumi di uva e kiwi, uvaspina; in secondo piano note dank, passion fruit, anana. Aroma particolare, intenso e pulito: a me piace molto, ma non se non amate il Nelson potreste non gradire. Il mouthfeel è soffice, leggermente chewy, estremamente appagante. La bevuta è molto succosa e ricalca l’aroma, con l’alternanza tra l’asprezza di uva e kiwi (mi raccomando non sbucciatelo), passion fruit, ribes e uvaspina e la dolcezza di mango e ananas. Molto secca, chiude con un breve tocco amaro resinoso-vegetale privo di hopburn. Per me è una birra molto ben riuscita, pulita ed intensa, priva di spigoli: la consiglierei però solo ai fans del Nelson.Chiudiamo questa rassegna con la Fort Point Pale Ale (6.6%), una delle birre con le quali Trillium ha debuttato nel 2013; nel beer-rating è ancora stabilmente in cima alle classifiche della propria categoria. Il suo successo ne ha fatto proliferare una lunga serie di varianti che si differenziano per il metodo di luppolatura (DH, DDH) e per il luppolo utilizzato. In Europa è arrivata la Galaxy Dry Hopped Fort Point: American 2-row Barley, White Wheat, C-15, maltodestrine, luppoli Columbus e ovviamente Galaxy. American Pale Ale piuttosto esosa anche alla fonte: 15 dollari il 4 pack.
In etichetta ci sono gli iconici lampioni Congress Street. Nel bicchiere è un torbido ma luminoso succo d’arancia, la schiuma è cremosa, compatta e piuttosto persistente. Il naso oscilla tra note zesty e di frutta tropicale, soprattutto mango e ananas: un aroma fresco e pulito ma migliorabile per quel che riguarda intensità e definizione. La sensazione palatale è ancora una volta perfetta: birra morbida e cremosa, leggermente chewy ma scorrevolissima. E del lotto è la birra di Trillium più simile ad una classica birra, ovvero quel juicy “moderato” che piace a me. Pane, qualche accenno biscottato, frutta tropicale dolce, un bel finale secco e zesty, leggermente resinoso-erbaceo. Una bella APA moderna, generosamente fruttata ma non estrema, intensa ma facilissima da bere, assolutamente priva di spigoli. Non è un mostro di precisione e definizione: appunto zelante ma necessario, visto il blasone del birrificio.
Nel dettaglio:
Dot Ave Double IPA, 47,3cl., alc. 8.2%, lotto 06/10/2020, prezzo indicativo 13.00 Euro
Vicinity Double IPA, 47,3 cl., alc. 8%, lotto 23/09/2020, prezzo indicativo 14.00 Euro
Arnold Arboretum IPA, 47,3 cl., alc. 7%, lotto 21/09/2020, prezzo indicativo 12.00 Euro
DDH Stillings Street IPA, 47,3 cl., alc. 7.2%, lotto 09/10/2020, prezzo indicativo 13.00 Euro
Fort Point Pale Ale - Galaxy Dry Hopped, 47,3 cl., alc. 6.6%, lotto 05/10/2020, prezzo indicativo 11.00 Euro
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio