Probabilmente sarebbe tutto così diverso se Samuel Smith fosse un birrificio "alla moda", con una presenza massiccia sui social network, o uno di quei birrifici americani che ogni anno commercializzano una birra per assaggiare la quale la gente si mette in fila per strada dalla notte prima. Invece Samuel Smith rispecchia la flemma e la tradizione dello Yorkshire inglese, a partire dalle etichette - così ancora retro - delle proprie birre, per arrivare al nome scelto. Stingo è infatti un nome che sa di Yorkshire, perché è da quelle parti che venivano un tempo chiamate (e forse qualcuno lo fa ancora) le birre forti, le ST-rong Ales. C'è una sorta di canzoncina che i bambini cantano mentre giocano, che recita più o meno così: "The farmer likes a glass of beer, I think he calls it Stingo ! S, t, i, n, g, o, S, t, i, n, g, o ! I think he calls it Stingo !".
Nonostante le solidi radici nella tradizione brassicola dell'Inghilterra del Nord, la Yorkshire Stingo di Samuel Smith nasce solamente nel 2008; casualmente - o forse no - sono passati esattamente 250 anni dalla fondazione della Old Brewery di Tadcaster, ora Samuel Smith. Eppure al birrificio si affrettano subito a smentire - quasi con timidezza - che no, non si tratta assolutamente di una birra celebrativa. Non credo sia prodotta solamente una volta l'anno, ma le bottiglie sono comunque millesimate; la birra fermenta in enormi vasche aperte di legno, quadrate, e viene poi messa ad invecchiare in cask che hanno precedentemente ospitato altre birre di Samuel Smith (alcuni con oltre cento anni di vita, dicono) per almeno un anno prima di essere messa in vendita.
La gradazione alcolica importante (9%) la renderebbe una buona candidata per un ulteriore invecchiamento in cantina ma alla Samuel Smith dichiarano che non è così, che la birra è già pronta e perfetta per essere bevuta quando viene commercializzata, e non necessita di passare tempo in cantina. E' di uno splendido color ambrato carico, quasi limpido, con intensi riflessi rossastri; la schiuma, molto persistente, è ocra, fine e compatta, cremosa. Il naso è dolce, zuccherino, ricco di caramello, melassa, canditi, uvetta e datteri; l'aroma è di modesta intensità, ma è molto pulito, ricordando leggermente un vino liquoroso. Il percorso prosegue in linea retta senza nessuna deviazione anche in bocca: ritroviamo in toto gli elementi caratterizzanti dell'aroma, con qualche nota in più di biscotto al burro e prugna disidratata. Al contrario di quanto l'aroma poteva far pensare, il gusto è meno dolce del previsto, con una secchezza finale quasi vinosa/tannica e qualche nota legnosa. L'alcool è morbido ed accompagna tutta la bevuta stemperando la dolcezza dei malti, con una chiusura leggermente amaricante di frutta secca, soprattutto mandorla amara. Birra solida, ricca di frutta, dal corpo medio e poco carbonata, che scalda il palato ma che si beve senza troppo impegno; non ci sono fuochi d'artificio, ma sostanza, pulizia ed intensità. Si presta benissimo ad abbinamenti gastronomici (bevo sempre fuori pasto ma la butto lì: carni rosse, selvaggine, formaggi stagionati) e, sebbene il birrificio non lo dica, anche ad un invecchiamento in cantina che potrebbe spingerla ulteriormente nel territorio dei vini liquorosi e "marsalati".
Formato: 55 cl., alc. 9%, lotto 11158, scad. 06/2014
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