Ritorna la Brouwerij Emelisse ad un anno circa dall’ultima bottiglia stappata; dopo la “trilogia” BIPA DIPA TIPA (Black, Double e Triple IPA), passiamo ad una Imperial Stout; il birrificio olandese esiste dal 1998 ma è solo ultimamente che ha iniziato a percorrere la via degli invecchiamenti in legno. Così, ecco che la Imperial Russian Stout della casa è stata messa a maturare in una vastissima tipologia di botti, per la gioia di tutti i beer geek; le varianti sono sostanzialmente due: la Imperial Russian Stout “classica” (con solamente due versioni barricate in botti che hanno ospitato Laphroaig e Jack Daniels) e la “White Label Imperial Russian Stout” che ha invece subito un numero elevato di moltiplicazioni, principalmente in botti di Whisky: Bowmore, Peated Jack Daniels, Ardbeg, Bunnahabhain, Caol Ila, Glen Elgin, Wild Turkey, Jack Daniels, Laproaig e Peated Bowmore. C’è da ubriacarsi soltanto a leggere l’elenco. Non sono riuscito a trovare se ci sia differenza nella birra di partenza tra la Imperial Russian Stout e la White Label Imperial Russian Stout; il contenuto di alcool (11%) è identico. Dal cilindro delle botti è capitata quella invecchiata in botti che hanno ospitato Ardbeg, quello che viene considerato il single malt scozzese più torbato. E’ una Imperial Stout di colore marrone scurissimo, che non forma praticamente schiuma nel bicchiere; dalle poche bolle grossolane della superficie si forma un leggero pizzo sul bordo del bicchiere, color marrone.
L’affumicatura al naso è netta, l’aroma è “grasso”, odora quasi di carne e il pensiero va immediatamente alla pancetta affumicata; c’è anche una discreta presenza di legno, umido, ed un leggero torrefatto che fa però molta fatica a farsi strada nella coltre d’affumicato. In bocca è piena, oleosa, con pochissime bollicine: il gusto è leggermente più sfaccettato, ma anche qui la scena è dominata dalla pancetta affumicata; a contorno un po’ di caffè, tostature, un po’ di zucchero e un chiara presenza alcolica che ricorda (whisky) il contenuto passato delle botti. E’ chiaramente una birra da sorseggiare, anche se il calore etilico è abbastanza morbido e non picchia particolarmente forte; i malti scuri le portano una leggera acidità. Lascia un finale molto lungo ed intenso, che non regala sorprese: alcool, torbato, torrefatto e caffè. E’ ben fatta e pulita ma non esattamente bilanciata, con l’affumicatura che spadroneggia in lungo ed in largo; pur amando i cibi affumicati, ho comunque trovato questa Imperial Stout eccessivamente caratterizzata dal torbato. L’inizio è intenso e piacevole, ma i trentatré centilitri diventano alla lunga un po’ troppi, anche se sorseggiati lentamente; la dose più appropriata mi sembra essere quella, più ridotta, di un bicchiere di Ardbeg.
Formato: 33 cl., alc. 11%, IBU 75, lotto A, scad. 06/2015.
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