Se n’è già parlato in questa occasione, del ramo di Pizza Port messo in piedi nel 2006 da Tomme Arthur, fino ad allora mastro birraio a Solana Beach; con il marchio The Lost Abbey Tomme coltiva i suoi esperimenti, producendo birre ispirate principalmente alla tradizione belga, incluse fermentazioni spontanee e birre acide, e porta avanti i suoi progetti di affinamento e d’invecchiamento in botte.
Deliverance, ovvero "liberazione", rappresenta la battaglia tra il bene e il male, con un blend di due birre ben riuscite: si tratta della Serpent’s Stout, una imperial stout che per l’occasione viene invecchiata in botti di bourbon, e della Angels Share, un (english style) barley wine prodotto una volta l’anno ed invecchiato in botti di brandy. Una “battaglia” che si dovrebbe svolgere tra torreffatto, cioccolato e liquirizia della Imperial Stout e caramello, uvetta e fichi della Angels Share. Nelle etichetta - impregnata del misticismo che contraddistingue il birrificio - si parla di Apocalisse e di Armageddon, di dannazione e di salvezza, di liberazione dal male e di voglia di cadere in tentazione e peccare; il giorno del giudizio è arrivato e non c'è più tempo per redimersi, per cambiare e guadagnarsi il posto in Paradiso. Tomme Arthur invita ad unirsi a lui nel rilassarsi e nell'attendere l'arrivo di coloro che verranno a prenderci l'anima; la Librazione (Deliverance) che lui offre è questa birra: non vi salverà dalle grinfie di Satana, ma almeno potrete godere del piacere di peccare.
Il blend di birre non è però sempre ben riuscito, visto che sono numerose le lamentele di chi ha trovato più di una bottiglia infetta o malandata di The Angel's Share e, ovviamente, anche di Deliverance. Il birrificio ha sempre dichiarato di effettuare rigorosi controlli (e ci mancherebbe!) prima su ogni botte, poi nella vasca dove viene effettuato il blend, e quindi al momento dell'imbottigliamento, prelevando campioni all'inizio, a metà ed alla fine di ogni lotto. Le birre, per evitare ogni possibile contaminazione, vengono inoltre imbottigliate in una linea diversa da quella utilizzata dalle birre acide che Lost Abbey produce. Fatto sta che i casi di bottiglie infette o piatte, prive di carbonazione, sono numerosi e in diversi casi il birrificio ha accettato di ricompensare gli sfortunati clienti inviando altre birre in sostituzione. Stiamo parlando di una birra piuttosto cara, non so se sia mai arrivata sugli scaffali in Italia ma negli Stati Uniti - dove la birra di solito non costa come in Italia - il suo prezzo è intorno ai 35 Euro al litro. In sostanza, la Deliverance di Lost Abbey è una birra splendida quando è a posto, ma c'è anche il rischio (non so quanto elevato) che vi possa capitare una bottiglia da lavandinare. Sarà dunque inferno o paradiso, la bottiglia che mi accingo a stappare?
Vintage 2011 stampato al laser sul collo della bottiglia, quasi illeggibile; il colore è marrone scurissimo, impenetrabile, praticamente nero; non c'è schiuma (il che non deve allarmare, stiamo parlando di una birra molto alcolica, 12.5%) ma si forma comunque un piccolo pizzo color nocciola al bordo del bicchiere. Il primo profumo è quello dell'alcool (bourbon o brandy che sia), poi segue legno, qualche remota traccia di caffè, ma c'è davvero molto poco. In bocca è completamente piatta, viscosa, dal corpo medio: il gusto è salmastro, salsa di soya, legno, bourbon, qualche accenno di caffè. L'alcool è abbastanza ben nascosto, la birra tutto sommato si riesce a bere ma è ben lontana dall'essere buona. Del blend tra una imperial stout ed un barley wine è rimasta solo la prima, ed invecchiata abbastanza male. Tra il Bene ed il Male ha (ovviamente, citando la Legge di Murphy) vinto quest'ultimo: male per il palato, e male per il portafoglio. Sono quasi tentato di mandare una mail al birrificio, non sia mai che decidono di inviare anche qui qualcosa in sostituzione. In cantina riposa intanto una bottiglia di The Angel's Share dello stesso anno. Saranno di nuovo le tenebre ?
Formato: 37.5 cl., alc. 12.5%, vintage 2011.
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