giovedì 31 maggio 2012

Vecchia Orsa Saison

L’avevamo assaggiata un paio di anni fa, la Saison del birrificio Vecchia Orsa, ed ammettiamo che non ci aveva fatto una grande impressione. Non sappiamo se nel frattempo la ricetta sia stata profondamente modificata, o se ci era capitata solamente una bottiglia poco in forma. Fatto sta che l’abbiamo riassaggiata e questa volta ci ha fatto una impressione piuttosto positiva. Solo il colore è rimasto uguale, arancio velato, opaco, sormontato da un discreto cappello di schiuma bianca, fine e cremosa. Il naso è leggermente acidulo, con una piacevole rusticità ed un bel bouquet dato da sentori citrici (arancia) e spezie da lievito, con coriandolo in evidenza. In bocca sorprende un po’ per una carbonazione abbastanza contenuta per lo stile (ed effettivamente ne avremmo gradito un pelino in più); acquosa quanto basta la consistenza, per assicurare una grande facilità di bevuta, il corpo è da medio a leggero.  Al palato quasi completa corrispondenza con il naso; una leggera acidità rinfrescante, polpa d’agrumi, spezie, il tutto ben bilanciato da un amaro erbaceo con una punta di scorza d’agrumi. Il finale forse è un pochino troppo veloce, con l’amaro che si dissolve molto rapidamente senza spingere troppo sul pedale. Nel complesso ci è comunque sembrata una Saison molto interessante, rinfrescante e dissetante, che si lascia bere con estrema facilità e piacevolezza. Volendo fare qualche appunto, secondo noi manca ancora un po’ di pulizia (naso e bocca) e con un finale un pochino più persistente potrebbe davvero diventare una grande Saison. Comunque, vince il primo premio al concorso  "Birra dell'anno" 2012 nella categoria "Birre speziate”. Rinnoviamo i complimenti al birrificio e porgiamo loro la nostra solidarietà per i recenti eventi sismici che hanno colpito la nostra regione mettendoli in grossa difficoltà rendendo quasi inagibile la vecchia casa di campagna dove si trovano gli impianti; secondo le ultime notizie il birrificio ha deciso di sospendere definitivamente la produzione per cercare di accellerare il più possibile il trasloco presso la nuova sede che era invece previsto per l'autunno. Non crediamo vi siano rimaste a magazzino bottiglie di Saison, ma se volete aiutare il birrificio fate un salto nei dintorni di Crevalcore (Bo) ed acquistate qualche cartone delle loro birre. Formato:  75 cl., alc. 5.5%, 23 IBU, lotto 10 (01/2012), scad. 09/2012, prezzo 6.00 Euro. 

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english summary:
"Vecchia Orsa" ("Old Bear") is a microbrewery located in a small farmhouse in the province of Bologna, established in year 2008. The two headbrewers are Enrico Govoni and Roberto Poppi, producing a range of six top fermented beers. Their "Saison" won gold medal at 2012 Italian "Beer of the Year" contest, category "spiced ales".  It pours a cloudy pale orange color with  a creamy white head.  There's a pleasant  refreshing light acidity in the aroma, with an interesting funky touch, citrus and yeast spices (mostly coriander).  The taste delivers pretty much the same, until a moderate bitter grassy finish. Overall this is an easy drinkable belgian-style saison, with a refreshing light acidity and light-medium bodied. With some minor tuning (cleaning) it could become a very good saison.
In details: 
 Vecchia Orsa, Crevalcore, Bologna, Italy ( www.fattoriabilita.it/microbirrificio.html ). 
Bottle: 75 cl., 5,5% ABV, 23 IBUs, batch 10 (01/2012), BBE 09/2012, price 6.00 Euro.

mercoledì 30 maggio 2012

BraufactuM Marzus

Interpretazione di una classica Märzen da parte del beerfirma  tedesco “Braufactum”; la ricetta è firmata, in etichetta, da Marc Rauschmann, uno dei fondatori del progetto (link ). Ricordiamo brevemente che le Märzen in origine erano prodotte a tarda primavera, nell’ultimo periodo utile per birrificare prima del caldo estivo; venivano successivamente lasciate maturare e riposare nelle fresche grotte/cantine in attesa di essere consumate in autunno, stagione che coincideva con molte celebrazioni, soprattutto in Germania, dove la più nota è l’Oktoberfest.  Meraviglioso l’aspetto, di color ambra/rosso rubino con un cappello molto persistente di schiuma color ocra, fine e cremosa. Aroma molto dolce, ricco di caramello e frutta secca, che ritroviamo anche in bocca assieme a note di biscotto e toffee. Quello che colpisce in questa Marzus è l’estrema pulizia, sia al naso che al palato, con assenza assoluta di qualsiasi manifestazione di burro/diacetile. Molto morbida in bocca, con una consistenza oleosa, un corpo medio ed una carbonazione contenuta. Chiude con un retrogusto amaro sorprendentemente intenso per lo stile (il luppolo utilizzato è l’Hercules), dove troviamo un po’ di tostatura, frutta secca e note erbacee ma, soprattutto, una gradevole nota etilica che riscalda e che la rende davvero ottimale per i mesi autunnali.  Buona interpretazione dello stile, una birra che si beve con grande facilità pur offrendo un intenso profilo maltato ed un amaro un po’ fuori gli standard bavaresi. Una grande morbidezza e rotondità al palato la rende decisamente un gradino sopra la maggioranza di Märzen un po’ troppo leggerine e sfuggenti che spesso vengono prodotte in Germania. Chiudiamo sottolineando il solito “problema” prezzo che affligge l’elitaria gamma di Braufactum; in un supermercato tedesco costa quasi cinque volte di più di una qualsiasi Märzen. Sopravviverà ?  Formato: 33 cl., alc. 5.5%, scad. 31/03/2013, prezzo. 4.74 Euro.

martedì 29 maggio 2012

Höss Doppel-Hirsch

Si trova nel cuore dell’Allgäu (Baviera), precisamente a Sonthofen, la Privatbrauerei Höss der Hirschbräu; una storia pluricentenaria alle spalle, e molti marchi a caratterizzarne l’offerta brassicola. Dalla Neuschwansteiner ( provata in questa occasione ), Holzar e Hirsch, della quale andiamo a degustare la “Doppel-Hirsch – Allgäuer Doppelbock”; bottiglia con tappo meccanico, divertente etichetta che gioca con il nome dello stile brassicolo: invece della classica immagine del “doppio caprone” (Doppelbock) qui troviamo un doppio cervo (Hirsch) che si collega appunto al nome del birrificio. Ha un bel colore marrone con riflessi rossicci; la schiuma ha buona persistenza, è fine e cremosa, leggermente ocra. Il naso non è molto entusiasmante ma “regala” ugualmente sentori di pane nero di segale e – più leggeri - di frutta sotto spirito (prugne) e frutta secca. Birra molto gradevole in bocca, caratterizzata da una discreta morbidezza, un corpo medio ed una corretta carbonazione. Al palato domina ovviamente il malto in un gusto che si distanzia poco dall’aroma: pane nero, toffee, frutta sotto spirito (soprattutto prugne) culminano in un bel finale secco seguito da un retrogusto abboccato, caldo, leggermente etilico. Una Doppelbock dove l’alcool (7.2%) è molto ben nascosto e che si lascia bere con una grande facilità, sacrificando però a tratti l’intensità dei sapori soprattutto a fine corsa, dove la birra tende a scivolare via un po’ troppo in fretta. Rimane comunque una birra gustosa, dall’ottimo rapporto qualità prezzo. Formato: 50 cl., alc. 7.2%, lotto H244, scad. 01/09/2012, prezzo 1.24 €.

lunedì 28 maggio 2012

Amiata Rye'ccomi

"Rye'ccomi", gioco di parole tra Rye (segale, in inglese) ed "rieccomi" che celebra il ritorno in Italia di Mike Murphy, birraio americano "espatriato" (come si auto definisce sul suo blog, Expat Brewer)  in Italia alla fine degli anni novanta. Nel 2003, quando la scena artigianale italiana era ancora un embrione, Mike era birraio alla Romebrewing che realizzava birre per il primo brewpub della capitale, lo Starbees. Tra una cotta e l'altra, dispensava consigli a tanti giovani appassionati homebrewer come Leonardo Di Vincenzo (Birra Del Borgo). Lasciata la nostra penisola, Mike diviene mastro birraio alla danese Gourmetbryggeriet senza però dimenticarsi di aiutare altri due giovani homebrewer locali:  Mikkel Borg Bjergsø (Mikkeller) e Christian Skovdal Andersen (prima Ølfabrikken, oggi Beer Here). Vi consigliamo di approfondire il profilo di Mike leggendo una bella intervista su Cronache di Birra del 2008 (a suo tempo non fu commentata da nessuno!) e un pittoresco profilo scritto da Manuele Colonna qualche mese fa. Mike ritorna in Italia, dicevamo, per collaborare con il birrificio Amiata dei fratelli Cerullo e realizzarre questa India Pale Ale brassata, tra l'alto, con fiocchi d'orzo e segale, luppoli "in dosi elevate" di Amarillo e Simcoe. All'aspetto è di colore arancio pallido, opaco; molto generosa la schiuma, leggermente "sporca", quasi pannosa e molto, molto persistente. Impressionante il naso, per pulizia, eleganza e freschezza, completamente dominato dagli agrumi; sentori netti e pungenti di scorza di pompelmo, limone e mandarino. Imbottigliata a metà marzo, si tratta di una birra con pochi mesi di vita alla spalle e quindi con i luppoli ancora al massimo del loro potenziale aromatico. E' una "spremuta" di agrumi anche in bocca, dove il gusto è subito contraddistinto dalla polpa (quindi più dolce) di pompelmo ed arancio; a bilanciare c'è l'amaro della scorza degli stessi frutti. IPA molto leggera, dalla grande beverinità, con una carbonazione molto sostenuta ed una secchezza marcata, molto rinfrescante e leggermente astringente.  C'è pompelmo, pompelmo ed ancora pompelmo al palato, fino ad un retrogusto amaro caratterizzato, ovviamente, dalla scorza di pompelmo e da note leggermente erbacee. Birra profumata e dissetante, dall'impressionane beverinità, sembra perfetta per la stagione estiva ormai alle porte. In un certo senso "estrema" e volutamente sbilanciata, può sembrare a qualcuno una "spremuta di pompelmo" ma, credeteci, è un gran bel bere. Formato: 33 cl., alc. 6.2%, 90 IBU, lotto AOB01-12 imbottigliato il 15/03/2012, scad. 15/12/2012, prezzo 4.50 Euro.


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english summary: 
Collaboration brew between Italian brewery Birra Amiata and American “expatriate” brewer Mike Murphy who’s now living in Europe since a decade. “Rye’ccomi” is a word play with English “rye” and Italian “rieccomi” (which means “here I am again”, celebrating Mike’s return to Italy). Hopped with huge amount of Simcoe and Amarillo, pours a hazy pale orange color with a rocky, long lasting and slightly off-white head. The nose is really impressive: sharp and clean citrus, zest, especially grapefruit, tangerine and lemon. There’re possibly even more citrus in the taste, both sweet pulp and bitter zest. With a light body and a lively carbonation, this IPA has a great drinkability with a dry finish and a bitter zesty aftertaste. A real thirst-quenching treat, a perfect drink for the summer. Not exactly balanced, if you like grapefruit juice you should really check this one out.
In details: 
Birra Amiata, Arcidosso, Grosseto (Tuscany) (www.birra-amiata.it )
Bottle: 33 cl., 6,2% ABV, 90 IBUs, batch AOB01-12, bottled on 15/March/2012, BB 15/12/2012m price 4.50 Euro
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domenica 27 maggio 2012

Guinness Special Export

Guinness, un nome che non ha certo bisogno di presentazioni e che con il tempo è divenuto, per i meno "esperti", a coincidere con la definizione dello stile "stout"; ci è capitato più di una volta, parlando con qualche addetto allo stand di microbirrifici italiani, di sentir definire la propria birra "scura" come "una tipo Guinness". Le cose sono comunque molto cambiate da quel 1759 in cui Arthur Guinness acquistò la St. James Gate Brewery di Dublino. Nel 1886 il figlio Edward vende il 65% delle quote societarie alla borsa di Londra, e dal 1997 il marchio è controllato dalla Diageo, formatasi dalla fusione tra Guinness e Grand Metropolitan (società inglese che controlla hotel, pub, casino e centri vacanze). Immenso il portafoglio di marchi gestito dalla Diageo che, sino al 2000, controllava anche il colosso fast food caduto in disgrazia Burger King; tra i più famosi, citiamo la vodka più venduta al mondo (Smirnoff), il whisky più venduto al mondo (Johnnie Walker), il liquore più venduto al mondo (Baileys), la tequila Josè Cuervo e il 34% di partecipazione societaria in Moët Henness (cfr. lo champagne Moët & Chandon). Se ancora non siete virtualmente ubriachi, in ambito strettamente brassicolo abbiamo Harp e Kilkenny, tra i brand più famosi. Curioso lo studio che fu fatto qualche anno fa dall'americana Food Technologies, alla ricerca di una risposta alla domanda che si sono posti migliaia di estimatori della più venduta stout al mondo. La Guinness più buona è quella che si beve in Irlanda ? Una ricerca abbastanza divertente che fu anche ripresa a suo tempo da Cronache di Birra.  Mai ci saremmo attentati di acquistare in Italia una lattina o una bottiglia di Guinness, ma, incuriositi dal punteggio (97) dato dai raters su Ratebeer, abbiamo prelevato presso la grande distribuzione una bottiglia di Special Export. Secondo Wikipedia fu prodotta su licenza da John Martin (Belgio) per la prima volta nel 1912; nel 1930 fu la prima varietà di Guinness ad essere pastorizzata. L'aspetto è rassicurante: marrone scurissimo, schiuma color cappuccino, fine, pannosa, affonda lentamente e silenziosamente al centro del bicchiere. L'aroma è quasi assente; a fatica riusciamo a captare qualche sentore di mirtilli. Al palato le cose peggiorano: in evidenza c'è l'alcool, a sovrastare quasi completamente la tostatura dei malti; non c'è traccia di caffè e, soprattutto, non c'è pulizia. Nel finale emerge un po' di frutta sotto spirito, prima di un retrogusto amaro molto sgradevole e ricco di gomma bruciata. Il corpo è medio, c'è una morbidezza tutto sommato discreta (anche siamo lontani dall'idea di "cremosità") ma è davvero l'unica cosa positiva che siamo riusciti a tirare fuori da questa bottiglia, che si finisce davvero con grossa fatica. Maltrattamento subito dalla grande distribuzione?  Per confermarlo, provatela anche voi; noi abbiamo già "dato". Formato: 33 cl., alc. 8%, lotto 1085BE019, scad. 25/09/2012, prezzo 1.59 Euro.

sabato 26 maggio 2012

The Kernel India Pale Ale Black

Alla Kernel Brewery di Londra ( che abbiamo presentato in questa occasione ) continuano a sfornare nuove birre, la maggior parte delle quali prodotte  occasionalmente o solamente una volta. La pagina di Ratebeer conta già un numero impressionante di etichette per un birrificio che, ricordiamo, ha aperto ad inizio 2010. Non stupisce tanto che tra le birre prodotte ci sia anche una Black India Pale Ale, quanto il fatto che ce ne siano addirittura sei (!) che immaginiamo si differenzino tra loro per il mix di luppoli utilizzati. Noi abbiamo a disposizione "solamente" una bottiglia della "prima" cotta, semplicemente chiamata "India Pale Ale Black"; sontuoso l'aspetto, ebano scurissimo con riflessi rubino. La schiuma beige è "croccante", fine e cremosa, molto persistente. Al naso c'è la solita eleganza e pulizia che ha contraddistinto tutte le Kernel assaggiate sino ad ora. Freschi aghi di pino, pompelmo (sia polpa che scorza), in secondo piano frutti tropicali (melone giallo, ananas), sentori di tostatura ed una leggerissima nota di caffè che emerge quando la birra si scalda. Grandi soddisfazioni anche al palato, dove questa Black IPA arriva molto morbida e rotonda, correttamente carbonata, dal corpo medio; c'è biscotto, una leggerissima tostatura seguita da un netto richiamo fruttato dell'aroma (melone e pompelmo) che si percepisce soprattutto al centro della lingua. Ai lati vi è invece un amaro molto pulito ricco di scorza di pompelmo e resina, con una velocissima nota di caffè che arriva proprio a fine corsa. Molto secca, dotata di un'impressionante beverinità, lascia un retrogusto amaro con scorza di pompelmo, leggera tostatura ed una sottile nota di caffè. Gran bella (buona) IPA, "black" soprattutto nel colore, profumatissima e molto pulita in bocca, gustosa e bilanciata, da bere in quantità industriali. Rinnoviamo il consiglio per chiunque transiti da Londra, visto l'irreperibilità di questi prodotti in Italia: se vedete una qualsiasi bottiglia con scritto The Kernel in etichetta, non esitate a metterla in valigia. Difficilmente ne resterete delusi.  Formato: 33 cl., alc. 6.9%, scad. 18/05/2013, prezzo 4.03 Euro.

venerdì 25 maggio 2012

Zimella Dorata

Dopo le discrete "Amaranto" e "Carbone", torniamo a parlare del Birrficio Zimella di Bagno (Reggio Emilia); questa volta tocca alla "Dorata", che come il nome suggerisce rientra nella categoria delle golden ales. Il colore tiene mantiene effettivamente le promesse; oro carico,  velato, con la schiuma che non abbonda ma è abbastanza fine e cremosa, mediamente persistente. L'aroma non spicca per la pulizia e l'eleganza; avvertiamo sentori di mela, un leggero floreale, tanto lievito.  Le cose peggiorano in bocca dove, almeno in questa bottiglia,  regna la confusione e la mancanza di pulizia; il corpo è medio, c'è una base di malto ma i lieviti tendono a coprire qualsiasi sapore. A peggiorare la situazione, nella seconda parte della bevuta, arriva un amaro vegetale abbastanza intenso (nonostante i soli 26 IBU dichiarati in etichetta) ma molto poco gradevole che a tratti "ospita" un po' di gomma bruciata e che caratterizza anche il retrogusto. Dispiace parlare male di un prodotto, ma onestamente non siamo proprio riusciti a capire che cosa questa "Dorata" voleva essere: belga? inglese? Non riesce neppure ad essere beverina come vorrebbe; nonostante una consistenza watery, i lieviti la rendono davvero molto "pesante" da deglutire. Finisce per buona parte nel lavandino. Formato: 50 cl., alc. 4.5%,  IBU 26, scad. 13/10/2012.

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english summary:
"Zimella" is a microbrewery located within the Farm Zimella near the rural city of Bagno (Reggio Emilia). The brewery is looking forward to brew a beer using only malt and hops cultivated in the farm. The barley is being cultivated since 2011, meanwhile the first hop plants are still in an experimental phase. This beer is called "Dorata" (Golden) but unfortunately we were not able to tell if it's a belgian or english style golden ale. A very confused and unclean beer, indeed. Besides a nice golden color with a white head, aroma is very light and yeasty, with hints of flowers and apples. More yeast and confusion in the taste, finishing with a very unpleasant grassy bitterns with hints of burned rubber. 
In details
Birra Zimella, Bagno, Reggio Emilia  ( www.birrazimella.com )
Bottle: 50 cl., 4,5% ABV, 26 IBUs, BB 13/oct/2012.



giovedì 24 maggio 2012

Hacker-Pschorr Superior

La Hacker-Pschorr nasce con la fondazione della sua prima metà, ovvero il birrificio Hacker, sorto nel 1417 a Monaco di Baviera ed acquistato nel diciottesimo secolo da Joseph Pschorr, già alla guida della  Pschorrbräu, che a quel tempo veniva un po' considerato "il re" dei birrai bavaresi. Gli eredi di Joseph sono Georg e Matthias, che decidono di dare vita ad un'amichevole competizione  famigliare. Georg conduce la Pschorrbräu, mentre Matthias fonda la Hackerbräu che diventano così due birrifici separati. Quest'ultimo trasforma nel 1881 la Hackerbräu da azienda privata a pubblica, pur mantenendo la maggioranza azionaria; la Pschorrbräu segue lo stesso destino nel 1922. I bombardamenti della seconda guerra mondiale rendono inutilizzabili gli impianti della Pschorrbräu e così "l'altra metà" presta i propri impianti due giorni alla settimana all'altra azienda di famiglia. E' il preludio a quello che avviene una trentina di anni dopo, nel 1972, quando la fusione dei due birrifici a crea la Hacker-Pschorr Bräu, anche se fino al 1975 le birre continuano ad essere vendute per i due marchi separati. Il nuovo millennio vede invece il gruppo Paulaner acquistare il marchio;  il passaggio finale è l'acquisto di Paulaner da parte di  BHI (Brau Holding International AG), una joint-venture tra il gruppo Schörghuber ed Heineken. "Superior" è il nome della birra invernale una classica märzen disponibile dall'autunno alla primavera. Colore oro limpido, schiuma bianca, fine e cremosa, discretamente persistente. Il naso è dolce, alterna sentori mielosi a quelli di biscotto al burro, e lo stesso scenario viene praticamente riproposto in bocca; birra che lascia il palato un po' appiccicoso, prima di congedarsi con un retrogusto abboccato, caratterizzato da un lieve tepore etilico. Medio-leggero il corpo, media la carbonazione, tipica consistenza "watery" bavarese per assicurare una grande facilità di bevuta. Un prodotto industriale che tutto sommato non ci è dispiaciuto; non ha particolari pregi e, almeno in questa bottiglia, neppure particolari difetti. Formato: 50 cl., alc. 6%, lotto 29711D, scad. 07/2012. prezzo 0,93 €.

mercoledì 23 maggio 2012

Piccolo Birrificio Clandestino Santa Giulia

Del Piccolo Birrificio Clandestino di Livorno abbiamo già parlato in modo più dettagliato in questa occasione. Santa Giulia è probabilmente la birra che ha portato notorietà nel panorama brassicolo italiano aggiudicandosi il primo posto a Birra dell'Anno 2011, nella categoria riservata alle birre di ispirazione anglo-americana. Si tratta di un'American Brown Ale che però non siamo riusciti ad apprezzare in pieno causa un difetto al tappo che ne ha compresso le caratteristiche organolettiche lasciando anche uscire qualche goccia di birra a bottiglia ancora chiusa. Possiamo dare un'ottimo giudizio sull'aspetto, un bellissimo marrone con riflessi rossastri; la schiuma è color ocra, fine e cremosa. Quasi impercettibile l'aroma, con qualche ricordo di caramello, sentori terrosi e lieviti. In bocca le cose peggiorano ulteriormente; carbonazione quasi assente, birra dal corpo leggero ma completamente slegata; gusto molto sporco, qualche leggera nota acetica, molti lieviti ed una secchezza astringente. Non riusciamo davvero a terminare il bicchiere, e omaggiamo il lavandino del contenuto. Bottiglia sfortunata, alla prossima occasione, forse. Formato: 75 cl., alc. 6%, lotto 04, scad. 31/03/2012, prezzo 7.50 Euro.

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english summary:
Second tasting from italian Piccolo Birrificio Clandestino (see here for further details). "Santa Giulia" is supposedly an American Brown Ale which we could not properly enjoy. The sealing cap had obviously some issues (drops pouring out) and we got a beer lacking in aroma with a very thin body and flat carbonation (which is odd, looking at the off-white head from the photo above). Taste is definitely unclean and slightly acetic, with a disturbing yeast presence. This beer won gold medal at Italian "Birra dell'Anno" 2011 contest; not this bottle, obviously.
In details:
PBC - Piccolo Birrificio Clandestino, Livorno, Italy ( www.piccolobirrificioclandestino.it )  
Bottle: 75 cl., 6% ABV, batch 04, BBE  03/2013, price: 7.50 Euro.

martedì 22 maggio 2012

Queue de Charrue Triple

Nel 1906 Henri Vanuxeem acquista il vecchio birrificio Gilleberte, continuando a produrre birra sino al 1966 quando la concorrenza dei grandi gruppi industriali e l'obsolescenza degli impianti lo costringono a sospendere. Il birrificio viene trasformato in un magazzino e la famiglia Vanuxeem diventa un'importante operatore nella distribuzione di bevande; il loro primo beershop di 70 m², aperto nel 1983 e tre anni dopo i nipoti di Henri, Alexandre e Arnaud Mahieu, decidono di ricominciare a produrre birra. Lo fanno senza rimettere in funzione gli impianti, affidandosi a noti birrifici come Van Steenberge, Du Bocq e Verhaeghe. Inzialmente viene prodotta una Brune, che viene seguita dalla Triple nel 1992, anno in cui la superficie commerciale del negozio di Ploegsteert arriva a 770m² che diventano 1450 nel 2000.  Questa Queue de Charrue Triple viene brassata presso la Van Steenberge, e si presenta di color oro antico, velato. Enorme la schiuma, bianchissima e pannosa, molto persistente. Naso caratterizzato subito da una fortissima speziatura, soprattutto pepe, quasi insostenibile alle narici; terminata la “tempesta”, emergono miele d’acacia e frutta candita (pesca, albicocca). Anche in bocca c’è molta dolcezza, zucchero, canditi, frutta sciroppata e biscotto al burro; il palato rimane sempre un po’ appiccicoso, ma tutto sommato la dolcezza è tenuta sotto controllo grazie ad un finale discretamente secco, preludio ad un retrogusto abboccato, abbastanza corto e leggermente etilico, dove ritorna la pesca sotto spirito. Tripel dal corpo medio, vivacemente carbonata, che nasconde molto subdolamente il contenuto alcolico (9%); se da un lato si beve con grande facilità, come se fosse una Blonde da 6,5%, dall'altro lato ci sarebbe piaciuto un finale un po' più sostenuto ed un retrogusto un po' più caldo/etilico ed avvolegente. Discreta. Formato: 33 cl., alc. 9%, lotto 16KJ, scad. 16/11/2012, prezzo 1,86 Euro.

lunedì 21 maggio 2012

Rocca Dei Conti Tarì Qirat

Rocca Dei Conti è una nuova realtà brassicola siciliana sorta nel Gennaio 2010 nei dintorni di Modica, la famosa città del cioccolato. Viene fondato da Luca Modica, Paola e Irene Leocata, Fabio Blanco, che dopo alcuni anni di sperimentazione casalinga si lanciano nella coraggiosa avventura. La gamma di birre (sei, al momento) viene chiamata "Tarì", come l'antica moneta coniata dagli arabi durante la loro dominazione in Sicilia.  Di derivazione araba anche il nome della loro birra che maggiormente s'ispira al territorio; "Quirat" era infatto il nome arabo del "carato", ovvero il seme della carruba che veniva utilizzato come unità di misura per i metalli preziosi; Quirat era anche un  sottomultiplo del dirham, una moneta d'argento comune nel mondo islamico durante il medioevo. La carruba non contribuisce solamente a spiegare l'origine del nome, ma entra anche in gioco come ingrediente nella produzione di questa birra. Non si tratta quindi di una "banale" birra al cioccolato, come ci si potrebbe attendere, ma una più interessante birra alla carruba. Di colore nero, la schiuma beige esce copiosa dalla bottiglia e costringe ad una lunga attesa prima di poter rabboccare il bicchiere con un quantitativo sufficiente di birra. Aroma fine ed abbastanza pulito, sprigiona sentori di cioccolato al latte, caffè, liquirizia e tostature. Il grande ammontare di schiuma è ovviamente preludio ad uno carbonazione molto elevata che fa un po’ a pugni con la buona cremosità della Tarì Qirat che viene un po’ rilegata in secondo piano; il corpo è medio. Il gusto è un po’ meno pulito dell’aroma, e ci sembra un po’ confuso; la carruba regala note assimilabili al cacao, c’è ancora liquirizia ma anche un po' troppi lieviti. Molto secca, chiude lasciando un retrogusto amaro che ripropone cacao, tostature e liquirizia. Nonostante la carbonazione eccessiva, che ne ha parzialmente penalizzato la percezione dei sapori, è una birra interessante che con i doverosi aggiustamenti sembra avere buone potenzialità. Da riprovare in versione meno “gassata”. Formato: 37,5 cl., alc. 6.5%, lotto 2386, scad. 12/2012, prezzo 5.00 Euro.

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English summary:
"Rocca dei Conti" is a microbrewery located in Modica, in Sicily. Headed by two ex-homebrewers who are trying to bring the italian craft beer revolution also in this faraway island where the beer market is dominated by industrial lagers. Modica is (worldwide) well known for its excellent chocolate, and "Qirat"  is an ale brewed with carob (a local product), black color with a huge frothy tanned head. The elegant nose delivers milk chocolate, coffee, licorice and roasted malts. The underneath creamy texture is somehow spoiled by the excessive carbonation; in the taste cocoa, licorice and yeast. The finish is very dry, with a bitter aftertaste which has notes of cocoa, roasted malt and licorice. Overall this is an interesting brew which we could not enjoy properly because of a very high carbonation.
In details:  

Birrificio Rocca dei Conti, Modica (Sicily), Italy  ( www.roccadeiconti.com )Bottle: 37.5 cl., 6.5% ABV, batch 2386, BBE 12/2012, price 5.00 €.

domenica 20 maggio 2012

Bad Attitude Dude

L'ultima nata in casa Bad Attitude, il birrificio Ticinese fino a poco tempo fa guidato da Lorenzo "Marcos" Bottoni, viene presentata per la prima volta a Febbraio di quest'anno a Roma. Non solo l'ultima "nata" ma anche, crediamo, l'ultima ricetta realizzata da Bottoni prima di annunciare, in Marzo, la sua fuoriuscita dal birrificio; Dude, questo il nome della birra, fa comunque in tempo ad ottenere il secondo posto nella "discussa" categoria  "Birre luppolate, di ispirazione angloamericana" a Birra dell'Anno 2012. Discussa in quanto il primo posto non viene assegnato a nessun vincitore, non avendo la giuria trovato nessun prodotto degno di tale categoria. Oltre che in fusto è disponibile anche nella bella lattina disegnata in collaborazione con Bill Green, illustratore ufficiale (e qui ammettiamo la nostra ignoranza) della Lebowskifest dedicata ovviamente al film "Il Grande Lebowski" dei fratelli Coen. Film al quale si ispira il nome della birra stesssa, e vi rimandiamo all'immancabile pagina di Wikipedia sul "dudeismo" se volete approfondire l'argomento. Per il lancio pubblicitario della Dude viene anche realizzato un simpatico video. In lattina (in etichetta, stavamo per scrivere), presenta sè stessa come una "quasi double IPA",con luppoli Chinook, Centennial e Simcoe. L'aspetto è molto insolito per lo stile ma molto bello: ambra molto carico, con riflessi color rubino, schiuma fine e cremosa, ocra, mediamente persistente. L'aroma è molto dolce e ricco di frutta matura: mango, ananas, polpa di arancia rossa, sentori di caramello. Le aspettative vengono un po' spente dall'ingresso in bocca; per una birra dal discreto contenuto alcolico (7.5%) il corpo è davvero molto esile, e la bassa gasatura aiuta la facilità di bevuta ma non porta certo molta vitalità. C'è ancora un percorso dolce, fatto di malto/biscotto, caramello e richiami di frutta tropicale matura e finalmente s'inizia a percepire un po' d'amaro. Le note resinose sono però abbastanza leggere e la birra finisce molto, troppo velocemente. Un po' meglio il retrogusto, un po' più intenso e persistente, dove ritorna l'amaro resinoso assieme ad un'inattesa nota di rabarbaro. Assolutamente improponibile come "Imperial IPA", in questa lattina (forse poco "in forma") ci  è sembrata una birra che ha voluto perseguire a tutti i costi la strada della facilità di bevuta perdendo il controllo della situazione e finendo un po' fuori strada. Non ci sono evidenti difetti, il gusto è abbastanza pulito anche se non risulta particolarmente intenso e fragrante, soprattutto nella luppolatura che vira in modo spinto sui toni dolci e "maturi", ai confini della "marmellata", piuttosto che sprigionare una pungente freschezza. Rimane una discreta India Pale Ale. Formato: 33 cl., alc. 7.5%, scad. 04/10/2012, prezzo 3.00 Euro.

sabato 19 maggio 2012

Birrificio del Ducato Via Emilia

Festeggiamo anche noi, con qualche settimana di ritardo, l'ennesimo riconoscimento ottenuto dalla Via Emilia (o Viæmilia, per correttezza), prodotto di punta del Birrificio Del Ducato di Roncole Verdi (Parma): questa volta si tratta della medaglia d'argento alla World Beer Cup 2012. Sull'etichetta della bottiglia fanno già bella mostra di sè l'Argento alla World Beer Cup 2010, il primo posto in categoria alla Birra dell'Anno 2011, la medaglia d'argento all'European Beer Star del 2011 e, soprattutto, quella d'oro ottenuto a Norimberga, in casa di una delle nazioni in cui lo stile è più diffuso ed apprezzato, all'edizione del 2010. Vi rimandiamo a questa pagina per avere un elenco completo di tutti i riconscimenti ottenuti da uno dei birrifici italiani che ha mostrato, nel corso degli anni, una grandissima qualitò e soprattutto costanza produttiva. Da anni tra gli appassionati la Via Emilia si contende il titolo di migliore pils italiana assieme alla Tipopils del Birrificio Italiano. E proprio a Lurago Marinone ha iniziato con Agostino Arioli il suo apprendistato Giovanni Campari, mastro birraio del Birrificio del Ducato non è forse un caso che la Via Emilia sia stata la prima birra da lui creata e quella che ancora oggi occupa circa il 30% della capacità produttiva. Tecnicamente è una pils d'ispirazione tedesca non filtrata, quindi una Keller pils (o Zwickl pils) caratterizzata dall'aroma dei fiori di luppolo Tettnanger in dry-hopping; la sua maturazione, a 3°C, dura  circa quattro settimane. Si presenta di color oro pallido, ovviamente velato; perfetta la schiuma, bianchissima, generosa, fine e compatta, "croccante" e molto persistente. L'aroma è elegante, fresco e pulitissimo; cereali, fiori (soprattutto camomilla), leggera speziatura e sentori fruttati che ci ricordano il mandarino. In bocca è "watery" quanto basta e correttamente carbonata, ma sorprende soprattutto per la sua morbidezza; c'è un leggero richiamo fruttato all'aroma, poi fragrante crosta di pane, miele e note sottili di frutta secca. Pils che non lesina certo l'amaro, erbaceo, leggermente speziato, che va a caratterizzare tutto il resto della bevuta. Secchissimo il finale, pulisce il palato in maniera impressionante lasciando solo un retrogusto amaro erbaceo molto pulito. Notoriamente la bottiglia non è certo il formato in cui questo stile brassicolo può essere meglio apprezzato; tuttavia l'abbiamo trovata molto equilibrata e pulita, dotata di una facilità di bevuta disarmante. E' una birra che dà dipendenza: dovrebbe dissetare, ma paradossalmente asseta ancora di più il palato, spingendolo costantemente alla ricerca di un altro sorso. I trentatre centilitri sono davvero finiti in un attimo. E questo è ovviamente uno di più grandi complimenti che si possono fare ad una birra. Formato: 33 cl., alc. 5%, lotto 039 12, scad. 15/10/2012, prezzo (bar) 5.00 euro.

venerdì 18 maggio 2012

Penpont An Howl

La Penpont Brewery viene fondata nel 2008 nei locali che un tempo ospitavano una mungitoia ad Altarnun, nel cuore della Cornovaglia. Molto scarse le informazioni disponibili in rete, a parte un breve tour del birrificio che potete visionare qui. Passiamo subito alla birra, dunque, An Howl , ovvero "il sole" in cornico, viene definita in etichetta una strong golden ale. Il colore è però ramato, velato, e la schiuma molto persistente è leggermente ocra, fine e cremosa. L'aroma è abbastanza leggero, sentori di arancia, una leggera terrosità ma anche qualche nota metallica. Al palato c'è una bella morbidezza, quasi cremosa, con un corpo medio ed una bassa carbonazione; purtroppo il gusto non brilla di pulito. Base di biscotto, note fruttate dolci che richiamano la polpa dell'arancia bilanciate dall'amaro della sua scorza. E' gradevolmente secca e si beve con grande facilità, ma ci è sembrata un bottiglia poco in forma con un'aroma molto leggero ed un gusto un po' confuso. A sua discolpa c'è però una scadenza ormai  poco lontana. Finisce amara, abbastanza corta, con un leggero retrogusto di scorza d'agrumi. Formato: 50 cl., alc. 5.6%, scad. 07/2012, prezzo 2.65 Euro.

giovedì 17 maggio 2012

Salinae

Se c’è qualcosa che non manca certo in Italia è la valorizzazione di (quasi) qualsiasi prodotto del territorio. Non potevano certo farsi sfuggire l’occasione la Romagna e la città di Cervia che, oltre ad essere famosa per spiagge ed ombrelloni, sorge in prossimità di una salina dove si lavora il sale dal secolo IX. Negli ultimi anni il sale di Cervia ha attraversato un percorso di valorizzazione enogastronomica che probabilmente vede la sua sublimazione nella "mattonella dello Chef".  Poteva la birra (artiginale) restare esclusa da tutto questo? Ovviamente no, ed ecco che la ditta Mister Drink di Cervia commissiona al birrificio La Cotta di Pesaro (Azienda Agricola Colleverde) questa "Salinae".  Il binomio sale-birra fa ovviamente pensare subito allo stile "Gose", che però è una birra principalmente di frumento, marcatamente acidula,  che derivava la sua "salinità" direttamente dalle caratteristiche dell'acqua utilizzata. Per brassare la Salinae sono invece stati utilizzati solamente malti d'orzo ed un'imprecisata quantità di sale dolce di Cervia. L'intenzione è ovviamente di fare una birra molto più "appetibile" anche ad un consumatore poco esperto ed occasionale che senz'altro avrebbe trovato qualche difficoltà ad ingerire più di un sorso di un bicchiere di Gose. Anche il colore non si discosta molto da quello di una classica "bionda" italica; oro pallido, velato, con un cappello di schiuma bianca e cremosa. L'aroma è poco pronunciato ma elegante e pulito: sentori dolci di arancia, miele e floreali. Tutto procede nella norma anche in bocca, con un corpo prevedibilmente leggero ed un corretta acquosità a garantire una facile bevuta; c'è un leggero richiamo all'aroma di frutta (arancio), crosta di pane, amaro erbaceo a bilanciare. Ma visto che la birra si chiama Salinae, anche il bevitore occasionale si mette inevitabilmente alla ricerca del sale, con tutte le suggestioni che ne possono derivare. Effettivamente cercandolo si trova, ma dobbiamo dire che la caratterizzazione è davvero molto modesta anche se collocata negli spazi "giusti"; c'è infatti una leggerissima sapidità nel finale, in quei pochi brevissimi istanti di vuoto che anticipano il retrogusto amaro, riproponendosi anche in modo molto discreto nel retrogusto erbaceo stesso. Peccato che in bocca ci sia anche un po' di diacetile/burro, senz'altro una maggiore secchezza avrebbe aiutato il "salato" a "venire fuori" in modo più pulito e convincente. Discreta birra, che in una sola parola definiremmo "rassicurante": non si discosta più di tanto dall'idea di una "bionda nazionale" e sembra fatta apposta per essere argomento di conversazione nelle grandi tavolate delle osterie romagnole: "ma tu, ce lo senti il sale" ? Molto bella invece l'etichetta alla quale la foto non rende giustizia: ci sono infatti in rilevo dei piccoli "puntini" bianchi che mimano il sale. Formato: 75 cl., alc. 4,5%, scad. 30/05/2013, prezzo (ristorante) 13.00 Euro.

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english summary
Not properly a german “Gose”, this beer called “Salinae” is brew adding some salt in the wort. The salt is extracted from the old and famous salt pan (IX century) located in Cervia, on the busy Adriatic Sea coast; the brand “Saline di Cervia” (Cervia Salt Pan) is now offering a complete range of gourmet products related to salt, and beer makes no exception. Brewed by “La Cotta”, a microbrewery in the city of Pesaro, pours a hazy pale golden color with a creamy white head. The aroma delivers light sweet orange, honey and flowers. This is a pretty easy going beer with a thin body and a watery texture; taste is bready malt with hints of orange and grassy hops to balance. But, with a beer names “Salinae”, you’re obviously invited to find out some salty quality. Indeed there’s a light saltiness in the finish and in the grassy bitter aftertaste; unfortunately taste is spoiled by some diacetyle and taste perception is not as clean as it should be.  
In details: 
Birrificio La Cotta, Pesato, Italy (
link )
Bottle: 75 cl., 4.5% ABV, BBE 05/2013, price 13.00 Euro (restaurant)

mercoledì 16 maggio 2012

Mostodolce Elio's Fifty

Il Birrificio Mostodolce è quello in Toscana in attività da più anni. Era il 2003 quando alcuni soci, inclusa la attuale birraia Francesca Torri, inaugurano a Prato il birrificio con pub annesso dove poter assaggiare le birre; dopo qualche anno viene aperto un pub anche a Firenze. Una decina le birre che compongono la gamma, anche se il sito internet non è probabilmente molto aggiornato e dimentica di elencare quella che andiamo ad assaggiare oggi, ossia la Elio's Fifty, una India Pale Ale dedicata ai cinquant'anni di uno dei fondatori del birrificio, Elio. E' di un bel color ambra, velato; fine e cremosa la schiuma, leggermente ocra. L'aspetto molto invitante trova conferme al naso, dove ci danno il benvenuto freschi sentori di agrumi ed aghi di pino, pungenti, ed anche dolci di polpa di pompelmo/arancio. Di luppolo ce n'è molto anche in bocca; la leggera base di malto biscotto viene subito oscurata da un amaro erbaceo e leggermente piccante che va a caratterizzare il resto della bevuta. Non ci sono ulteriori movimenti o variazioni di percorso; c'è però ottima pulizia e secchezza, un corpo medio, una carbonazione corretta ed una discreta morbidezza al palato. Il retrogusto continua nella stessa direzione: amaro erbaceo, lungo, intenso. E' una buona IPA che si lascia bere con facilità e che non presente evidenti difetti. Gradevole ed interessante l'aroma, avremmo gradito un gusto un po' più diversificato:  insistere sulla stessa nota, benché gradevole e gustosa, tende un po' a saturare il palato. Formato: 75 cl., alc. 6.5%, lotto 2112, scad. 07/08/2012, prezzo 8.00 Euro.


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English summary:
“Mostodolce” is one of the oldest microbreweries in the Italian region of Tuscany, founded in year 2003. Headbrewer is Ms. Francesca Torri, and you can taste their beers either at their pub in hometown Prato or at the location in Florence. “Elio’s Fifty” was brewed to celebrate founder Elio’s 50th birthday. A hazy deep amber IPA with a creamy slightly off-white head and a fresh and citrusy and piney hoppy aroma. There are hints of sweet orange and grapefruit pulp as well.  With a medium body and a smooth mouthfeel, the taste delivers more grassy hoppy bitterness with a light peppery note; finish is dry, grassy and bitter. Overall this is a clean, easily drinkable and enjoyable IPA which follows the same directions from start to finish. 
In details:
Birrificio Mostdolce, Prato, Italy ( http://www.mostodolce.it/ )  
Bottle: 75 cl., 6.5% ABV, batch 2112, BB 047/Aug/2012, price 8.00 Euro

martedì 15 maggio 2012

Leibinger Zeppelin Bier

Per una volta la birra finirà in secondo piano, ma è inevitabile quando sul piatto della bilancia c'è una bottiglia abbastanza anonima ed un mito della storia come lo Zeppelin, il sogno del conte Ferdinand Graf von Zeppelin che a Friedrischafen, sulle rive del lago di Costanza, fonda nel 1908 la Luftschiffbau Zeppelin GmbH. Un sogno che ne genera altri, come la fondazione in parallelo, assieme a Karl Maybach, della Maybach-Motorenbau GmbH  nata per produrre, prima delle famose automobili, i potenti motori che dovevano equipaggiare i dirigibili. O come la Zahnradfabrik GmbH (meglio nota come ZF) messa in piedi per costruire la componentistica meccanica (ingranaggi, alberi) necessaria. Dopo i primi drammatici tentativi di volo, che si concludono con incendi e schianti, nel 1909 il dirigibile LZ6 diviene il primo (quasi) affidabile mezzo di  trasporto per passeggeri. Ne vennero costruiti circa 21, poi lo scoppio della prima guerra mondiale decretò il loro scarso successo come bombardieri. Nel 1927 viene costruito il dirigibile più famoso di tutti, lo LZ 127 Graf Zeppelin. E' la prima volta che viene compiuta la traversata atlantica dall'Europa (Friedrichshafen) agli Stati Uniti (Lakehurst, New Jersey) senza scali, in 111 ore, non dal pilota "in solitaria" ma con equipaggio e passeggeri a bordo. E' l'inizio dell'era del trasporto commerciale: nel 1929 lo Graf Zeppelin fa il giro del mondo (35 giorni) toccando New York, Los Angeles, Tokio. Nel 1931, in una settimana, il dirigibile arriva anche al Polo Nord: poi è la volta del Brasile. In totale, fino al 1935, l'aeronave effettua 590 viaggi senza incidenti, percorrendo oltre 1 milione di chilometri e trasportando dodicimila passeggeri. La fine dello LZ 127 Graf Zeppelin coincide con la fine di quello che sarebbe dovuto essere il suo successore, lo LZ 129 Hidenburg, ovvero la più grande aeronave mai costruita al mondo (245 metri di lunghezza, solo 24 in meno del Titanic); nel Maggio del 1937, mentre stava attraccando a Lakehurst, l'Hindenburg prende improvvisamente fuoco e viene distrutto nel giro di circa trenta secondi. Delle 97 persone a bordo, ne muoiono (miracolosamente) solo 35, ma la tragedia viene ampiamente documentata da cinegiornali e fotografi, destando profonda impressione in tutto il mondo. L'aviazione tedesca decide di sospendere tutti i voli, in attesa dell'accertamento delle cause della tragedia; l'occasione è colta "al volo" dal governo Nazista per nazionalizzare la fabbrica di Friedrichschafen e convertirla in industria bellica; la tranquilla cittadina sul lago di Costanza diviene in breve tempo il più grande centro produttivo di armamenti e di aerei di tutta la Germania, pagando conseguenze post-belliche molto salate. Il ministro dell'aviazione nazista Hermann Göring, che non aveva mai mostrato molta simpatia per i dirigibili, ordinò lo smantellamento dello Graf Zeppelin per recuperare l'alluminio che ne costituiva la struttra interna. E' il 1940. Se visitate oggi Friedrichshafen non potete non entrare (anche perchè, bisogna dirlo, non c'è molto altro da fare) allo Zeppelin Museum, sulla riva del lago di Costanza, dove è stata ricostruita una sezione del mitico LZ 127, recuperando arredi originali dell'epoca. Souvenir irrinunciabile, per "noi" birrofili, è invece una bottiglia di Zeppelin Bier che potete acquistare (anche in formato magnum da un litro e mezzo) nel vicino supermercato Edeka. Prodotta dalla Max Leibinger Brauerei di Ravensburg, ha una bella etichetta retrò e un bel colore ambra; bella anche la schiuma, leggermente ocra, cremosa e dalla trama fine, di buona persistenza. Meno bello (leggasi buono) invece è l'aroma, abbastanza blando: c'è un po' di caramello e frutta secca, un'arida anteprima di quello che ci aspetta poi al palato. Gusto scarso, caramello, tostature, un po' di amaro erbaceo a chiudere. Molto leggera e molto "watery", è dichiaratamente non filtrata e quindi rientrerebbe nel filone tedesco delle "zwickl/kellerbier". Si beve senza stracciarsi le vesti, ma è terribilmente noiosa. Lo Zeppelin meriterebbe un "tributo" di ben altro spessore, ahinoi. Formato: 33 cl., alc. 5.2%, scad. 24/07/2012, prezzo 0.88 Euro. Sito dedicato: http://www.zeppelin-bier.com/

lunedì 14 maggio 2012

Vecchia Orsa Blonde

Inserito all'interno della Cooperativa sociale Fattoriabilità, il birrificio emiliano Vecchia Orsa apre i battenti nel 2008, in un casolare non proprio facile da raggiungere nella campagna di Crevalcore, piccolo paese strategicamente situato quasi all'intersezione delle province di Bologna, Ferrara e Modena. In sala cottura ci sono due birrai, Enrico Govoni ed Roberto Poppi, quest'ultimo anche co-gestore di uno dei pochi locali a Bologna dove è possibile bere birra di qualità, l'Harvest Pub, per il quale il birrificio produce in esclusiva una American Wheat Ale chiamata Bender. I birrai sono poi aiutati da diversi ragazzi disabili e svantaggiati che lavorano all'interno della struttura; è già in progetto l'ampliamento della capacità produttiva, con un trasloco verso il paese di San Giovanni in Persiceto che dovrebbe avvenire nel prossimo autunno. Sei le birre che compongono la gamma, tutte ad alta fermentazione, che hanno già ottenuto alcuni riconoscimenti come la medaglia d'oro vinta dalla Saison all'ultimo concorso di Birra dell'Anno nella categoria delle birre speziate. Oggi invece assaggiamo la Blonde, che ha raggiunto, a Birra dell'Anno 2010, il secondo posto nella categoria "Alta fermentazione-inferiore a 12 Plato". Si presenta di colore oro molto pallido, quasi paglierino, velato, con un cappello di schiuma bianca molto persistente, fine e cremosa. Molto pulito e fresco l'aroma, ricco di frutta (arancio, mandarino, albicocca) e con una leggera speziatura data dai lieviti. Ottime impressioni anche in bocca, per una birra snella, dichiaratamente facile da bere che però non scivola nell'eccessiva acquosità ma regala una gradevole morbidezza. C'è un po' di crosta di pane, ma soprattutto un richiamo deciso all'aroma con note dolci di polpa d'arancio, ben bilanciate dall'amaro della scorza dello stesso frutto. Anche in bocca c'è grande pulizia, con il giusto livello di secchezza a pulire sempre il palato; la bevuta procede senza nessun cedimento, terminando con un retrogusto amaro, dove convivono note erbacee e di scorza d'agrumi. Una Blonde semplice ma davvero convincente, rinfrescante e facilissima da bere, che profuma d'estate; se cercate qualcosa da mettere in frigo per affrontare la prossima estate, segnatevela sul taccuino. Formato: 50 cl., alc. 5%, 38 IBU, lotto 10, scad. 10/2012, prezzo 4.00 Euro.

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english summary:
"Vecchia Orsa" ("Old Bear") is a microbrewery located in small farmhouse in the province of Bologna, established in year 2008. The two headbrewers are Enrico Govoni and Roberto Poppi, producing a range of six top fermented beers. "Blonde" is obviously a "belgian" inspired ale which pours a hazy pale yellow color. On the nose rich and clean fruity notes (orange, tangerine, apricot) with a light yeast spiciness. The mouthfeel is really good and smooth; this is a very light bodied beer, easy to drink yet not excessively watery. Bready malt and sweet orange are in the taste, balanced by zesty bitterness. Finish is dry, clean, zesty and grassy.  Very well done, thirst quenching and refreshing; a real summer treat, simple and tasty.
In details: Vecchia Orsa, Crevalcore, Bologna, Italy ( www.fattoriabilita.it/microbirrificio.html ). 
Bottle: 50 cl., 5% ABV, 30 IBUs, batch 10, BBE 10/2012, price 4.00 Euro.

domenica 13 maggio 2012

Pauwel Kwak

Non ha probabilmente bisogno di presentazione, questa Pauwel Kwak prodotta dalla Brouwerij Bosteels, fondata nel 1791 ed ancora guidata dalla famiglia (Ivo ed Antoine Bosteels); una birra che è famosa per il particolare bicchiere alla quale è abbinata, conseguenza dell'abile strategia commerciale del birrificio di rivitalizzare un prodotto che aveva subito un forte calo di vendite. La birra prende il nome da Pawel Kwak, un oste proprietario nel diciottesimo secolo di una taverna chiamata De Hoorn, nella cittadina di Dendermonde dove ha oggi sede la Bosteels; il caratteristico bicchiere che si regge su di una staffa di legno si ispira invece alla consuetudine, da parte dei guidatori di carrozze a cavalli, di "appendere" il proprio bicchiere ad un supporto a forma di lettera "C". L'operazione ha evidentemente avuto un buon successo visto che oggi la Kwak è tornata ad essere (assieme alla DeuS ed alla Karmeliet Tripel) uno dei prodotti di maggior successo del birrificio belga. L'aspetto è davvero sontuoso, un luminosissimo ambrato carico, con riflessi rossastri, leggermente velato; impeccabile anche la schiuma, fine e compatta, leggeremente ocra, dalla buona persistenza. Il naso si rivela complesso, con un'inattesa apertura leggermente aspra di frutti rossi, seguita subito da una dolcezza molto pronunciata carica di toffee, zucchero di canna e frutta sotto spirito: uvetta, datteri, albicocca disidratata. Eccellente l'ingresso in bocca, morbido e moderatamente carbonato, in una birra dal corpo medio-pieno; c'è molto dolce, a richiamo dell'aroma (caramello, frutta sotto spirito) ma ci sono anche leggeri note di tostatura e una delicata speziatura dei lieviti. Una discreta secchezza ne evita la stucchevolezza, pulendo per quanto possibile il palato per prepararlo ad un retrogusto abboccato e caldo, leggermente etilico e fruttato. Birra che consiglieremmo a chi preferisce "le dolci", dotata di una buona facilità di bevuta grazie alla componente alcolica molto ben nascosta; è un "quasi dolcione", a suo modo in (precario) equilibrio, che trova la sua espressione ideale in abbinamento a dessert o, se preferite, "come" se fosse un dessert. Formato: 33 cl., alc. 8.4%, lotto 3.26 04:53, scad. 02/11/2012, prezzo 1.59 Euro.




sabato 12 maggio 2012

Enki Ale Trentatre

Non siamo riusciti a recuperare molte informazioni sull Birrificio Enki Ale, attivo dal 2009 ad Alberese, ai confini del suggestivo Parco Naturale della Maremma (o dell'Uccellina, che dir si voglia) in provincia di Grosseto. In una terra di grandi vini, soprattutto rossi, due enologi (Pier Paolo Pratesi e Fabrizio Testa) decidono con l'aiuto del birraio Matteo Boccedi (o Bocedi ? il sito del birrificio lo riporta scritto in entrambi i modi) che non sappiamo se sia lo stesso Boccedi che ha lasciato il birrificio La Buttiga di Piacenza, o se sia un semplice caso di omonimia. Secondo aspetto che non siamo riusciti a chiarire è perchè il birrificio faccia riferimento alla "Società agricola Terre di Vino" di Alberese il cui sito internet rimanda però ad un'enoteca di Cuneo ?!?  Molto più chiaro è invece il percorso che il birrificio ha deciso d'intraprendere, ovvero quello della "birra Agricola". All'interno del Parco Naturale dell'Uccellina viene infatti coltivato l'orzo (maltato poi ad Ancona) ed è in fase sperimentale anche un luppoleto (Cascade, Fuggle e Golding); nell'attesa di vedere se anche Enki Ale andrà ad infoltire la legione sempre più numerosa dei Birrifici Agricoli, le birre in produzione sono due. Una "Blonde", venduta in bottiglia da 75 cl. e la sua sorella minore chiamata semplicemente "Trentatre", la cui ricetta si discosta solo lievemente. Si è fatta attendere un po', per essere bevuta, visto che un'enorme schiuma bianca, fine e pannosa, ha invaso completamente il bicchiere prendendosela molto comoda prima di lasciare lo spazio ad un classico color oro pallido, velato. L'attesa è comunque ripagata da un ottimo aroma, molto pronunciato ed elegante, ricco di arancio (polpa dolce e scorza), cereali ed una bella speziatura donata dai lieviti dalla quale emerge il coriandolo. La carbonazione è ovviamenre elevatissima, limitando un po' sua quella facilità di bevuta che la birra snella e "watery" vorrebbe avere che la percezione e la pulizia dei sapori. C'è comunque una buona corrispondenza con l'aroma, con un ingresso di crosta di pane seguito da note fruttate di arancio; a bilanciare un bell'amaro erbaceo ma soprattutto di scorza d'agrume, che va a caratterizzare il resto della bevuta, retrogusto incluso. Una "ale" in stile belga che ha un ottimo aroma ma che, almeno in questa bottiglia, viene penalizzata dall'elevata gasatura; le premesse sono comunque molto buone e (carbonazione a parte, da sistemare) la strada intrapresa sembra davvero quella giusta, ossia quella di realizzare una rinfrescante e profumata birra adatta soprattutto per l'estate. Formato: 33 cl., alc. 5.5%, scad. 30/07/2012, prezzo (bar): 5.00 Euro.

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english summary:
Here we have another microbrewery from Tuscany, an Italian region well known for its wonderful wines but where there are currently more than 30 craft breweries. "Enki Ale" Brewery is based in the province of Grosseto, on the edge of the beautiful National Park of Maremma. Established in year 2009 by two enologists who are helped by the brewer Matteo Boccedi. The brewery is also connected to a farm which is growing up barley and has recently started growing some hop varieties. The final goal is  to produce a 100% italian beer (malt and hops), whatever that means. "Trentatre" (italian word for "33" - centiliters, obviously) is a hazy pale golden Belgian Ale with a huge frothy white head which did not want to dissipate. After a long wait, we were able to have a sniff: very nice and elegant strong aroma of citrus, cereals, yeast spices (coriander). The taste is a little less exciting; the excessive carbonation does not help either flavour perception and drinkability. There is however more  sweet citrus on a bready malt backbone, balanced by a nice zesty bitterness. It sounds like a very promising tasty and thirst quenching Belgian Ale, but the "excessive carbonation" issue needs to be worked out. Besides this, an enjoyable beer.
In details:
Enki Ale
, Alberese, Grosseto, Italy ( http://www.enkiale.com/ ). 
Bottle: 33 cl., 5.5% ABV, BB 30/July/2012, price (bar): 5.00 Euro.


venerdì 11 maggio 2012

Sudwerk Western Rider Pale Ale

Seconda degustazione ad etichetta Sudwerk, un interessante  birrificio Svizzero (ma guidato dall'esperto birraio americano Gerry Farrel) del quale abbiamo parlato più dettagliatamente in questa occasione. Oggi assaggiamo una bottiglia di Western Rider, classica Pale Ale "infarcita" di luppoli americani, che ci danno il benvenuto sin dall'aroma, non molto pronunciato ma che elargisce leggeri profumi di frutta tropicale,  pompelmo, polpa di arancia, cereali. Bel colore ramato, velato, con "tre dita" di schiuma ocra, fine e cremosa. E' molto più convincente in bocca dove, passato rapidamente l'imbocco biscottato, ci accoglie una bell'amaro ricco di scorza di agrumi (pompelmo e lime) che ci accompagna per il resto della bevuta. C'è molta pulizia ed una grande secchezza a ripulire sempre il palato dopo ogni sorso; questa Western Rider si lascia bere con grande facilità, congendandosi con un retrogusto amaro di scorza d'agrumi. Molto beverina, dicevamo, ma con un corpo medio che la rende abbastanza morbida e molto gradevole in bocca; deliberatamente ispirata alle American Pale Ales della West Coast, al gusto però non si discosta di molto da una classica Golden Ale inglese ricca di lemongrass e scorza di limone. Batte invece bandiera a stelle e strisce l'aroma, che però abbiamo trovato abbastanza sotto tono. Per questa volta ci accontentiamo; bella bevuta, rinfrescante, gustosa, bottiglia da mettere subito nel carrello se passate in qualche supermercato Coop in Svizzera. Formato: 50 cl., alc. 5%, scad. 08/11/2012, prezzo 2.89 Euro.

giovedì 10 maggio 2012

Löwenbräu Triumphator

Oggi "ospitiamo" un prodotto industriale, visto che la Löwenbräu, nonostante una lunga storia che pare risalire sino al quattordicesimo secolo, appartiene dal 2003 al gruppo Interbrew che dal 2004 si è poi trasformato in InBev. Nonostante questo, dal 1810 il birrificio ha il diritto (assieme ad altri cinque) di partecipare alla famosa Oktoberfest di Monaco di Baviera e nello stesso secolo arrivò a diventare il più grande produttore di birra (25% dei consumi totali) del "capoluogo" della più benestante regione della Germania. La sede del birrificio è ancora nella periferia di Monaco, in Nymphenburger  Strasse, nonostante i numerosi tentativi della multinazionale InBev di spostarla altrove. Riconosciamo che la maggior parte delle birre prodotte dalla Löwenbräu non "brillano" certamente per l'intensità di aroma e gusto, ma questa Triumphator (una doppelbock dall'immancabile suffisso "-ator") rappresenta una piacevole eccezione ed una prova che, talvolta, la parola "industriale" non è necessariamente sinonimo di birra di scarsa qualità. Ottimo l'aspetto, un bel marrone scuro con riflessi rossastri, e generosa la schiuma, cremosa e fine, molto persistente, "croccante".  L'aroma è complesso ed interessante: convivono sentori di pane nero di segale, malto tostato, leggera polvere di caffè, cacao e caramello. Queste ottime premesse vengono un po' deluse in bocca; anche se l'ingresso è abbastanza morbido, il gusto non è così intenso come l'aroma poteva far intuire. C'è caramello, tostatura di malti, pane nero, un po' di frutta secca ed una leggera nota etilica che riscalda  tutta la bevuta, ma tutto tende a scivolare via troppo velocemente. E' una birra dal corpo medio-pieno che però mantiene un'ottima facilità di bevuta e un buon grado di secchezza. Finisce con un retrogusto poco persistente ed abboccato, dove convivono note di caramello ed un leggero amaro (terroso e tostato). Molto bilanciata e pulita, è una discreta doppelbock con un gusto nel complesso soddisfacente; un prodotto industriale, ma ad un livello che molti microbirrifici artigianali sognano ancora di riuscire a raggiungere, con un rapporto qualità prezzo stupefacente. Formato: 50 cl., alc. 7.6%, lotto 176126, scad. 06/2012, prezzo 0.87 Euro.

mercoledì 9 maggio 2012

Piccolo Birrificio Clandestino Ri'appala

Anche Livorno – come ormai quasi ogni provincia italiana – ha da qualche anno il suo brewpub/birrificio artigianale. Stiamo parlando del Piccolo Birrificio Clandestino, aperto ufficialmente e dicembre 2010 e guidato dall’ex-homebrewer Pierluigi Chiosi. Un’avvio “col botto”, coronato subito da una medaglia d’oro nel 2011 al concorso Birra dell'Anno per la birra “Santa Giulia”, che assaggeremo nelle prossime settimane. Oggi parliamo invece della "Ri'appala", una “American IPA" (non pensate alla West Coast, però, ma a quella dal lato opposto) che, lo diciamo fin da subito, ci ha fatto un'ottima impressione. A partire dal bellissimo color ambrato carico, con sfumature rubino; forma un cappello di schiuma ocra, cremosa, a trama fine, dalla buona persistenza. L'aroma è semplice ma molto fresco e raffinato; c'è abbondanza di aghi di pino che viene affiancata da una piacevole nota speziata, donata sempre dai luppoli; man mano che la temperatura si alza, emerge anche un po' di caramello. Sia l'ingresso in bocca che la bevuta sono abbastanza morbidi; la base di malto e caramello è leggera, ed il gusto vira quasi subito verso l'amaro, che ripropone quanto abbiamo trovato "al naso". Pino e resina, una leggera pepatura, in una birra dal corpo leggero e "watery" quanto basta per assicurare una buona facilità di bevuta. Procede spedita, senza nessuna deviazione, chiudendo con una bella secchezza che lascia il palato ben pulito a godere di un lungo retrogusto amaro, resinoso, che raggiunge una notevole intensità senza mai raschiare il palato. Ignoriamo il significato del nome Ri'appala, ma si tratta di una India Pale Ale indubbiamente monocorde, che procede dritta sullo stesso binario con il grande merito di non stancare mai il palato; c'è pulizia, lascia una bella sensazione in bocca durante e dopo la bevuta. Se siete in zona Livorno, non mancate una visita al brewpub per gustarla ancora più fresca. Se proprio dobbiamo segnalare un difetto evidente, puntiamo il dito contro l'etichetta: va bene che la sostanza conta più della forma, ma di meglio davvero non si poteva fare ?  Formato: 75 cl., alc.6.5%, lotto 09, scad. 31/03/2013, prezzo 7.50 Euro.

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english summary: 
Today we're tasting an American IPA by Piccolo Birrificio Clandestino, a brewpub opened in 2011 in  the city of Livorno (Tuscany). A new brewery which has already gained a golden award at the italian contest "Birra dell'Anno" last year.  The beer is called "Ri'appala" (don't ask us what that means) and it pours a lovely rubin amber color with a creamy off-white head. The nose is filled with piney and spicey hops, which are also continues with more to come in the clean and very bitter taste; there's a thin caramel malty backbone to balance. The finish is dry, with a resinous, spicy bitterness in the long aftertaste. An American IPA which looks more to the East (Coast) than to the West; simple yet tasty, very bitter and easily drinkable. We really enjoyed this one very much. And if you happen to pass by the city of Livorno, don't forget to step into the brewpub and drink one fresh from cask.
In details:
PBC - Piccolo Birrificio Clandestino, Livorno, Italy ( www.piccolobirrificioclandestino.it ) Bottle: 75 cl., 6.5% ABV, batch 09, BBE  03/2013, price: 7.50 Euro.

martedì 8 maggio 2012

Cheddar Ales Goat's Leap

Del birrificio inglese Cheddar Ales abbiamo già parlato qualche settimana fa, e quindi passiamo subito all'assaggio di questa India Pale Ale  chiamata Goat's Leap. E' stata prodotta per la prima volta nell'autunno del 2008, ed il nome deriva da una gola sul corso del fiume indiano Kaveri, vicino a Bangalore;  la gola è conociuta localmente con il nome di "Mekedaatu" o, in inglese, "Goat's Leap", ("il salto della capra"). Secondo la leggenda Hindu, nel punto in cui il fiume passa attraverso questa stretta e profonda gola, il dio "Shiva", assunte le sembianze di una capra, saltellò da un lato all'altro della gola lasciando sulla roccia delle impronte a forma di zoccolo di capra. Il luogo è anche uno dei posto preferiti di Jem Ham, mastro birraio della Cheddar Ales che, ricordiamo, si trova vicino ad un'altra gola (la nota Cheddar Gorge in Inghilterra). E' prodotta con malti Maris Otter, Carapils e Crystal oltre a frumento maltato; i luppoli sono Challenger, Fuggle ed E.K. Goldings. E' di color ambrato/ramato, leggermente velato; si formano "due dita" di schiuma leggermente "sporca", fine e cremosa, dalla buona persistenza. L'aroma è abbastanza scarso, anche se pulito: riusciamo a trovare leggeri sentori di scorza d'agrumi e di biscotto. Quasi più malto che luppolo, scenario confermato anche al palato con un gusto che si apre con un generoso imbocco maltato, (biscotto e mandorla); l'amaro arriva in un secondo momento, ed è prevalentemente erbaceo, con qualche leggero accenno alla scorza del pompelmo. E' una IPA con un corpo mediamente più sostenuto di una classica IPA inglese, con una carbonazione che rimane abbastanza vivace grazie alla rifermentazione in bottiglia.  Corretto il finale, con una bella secchezza ed un retrogusto amaro, erbaceo, persistente. Birra ancora godibile e senza particolari difetti, a pate una generale mancanza di freschezza dei luppoli che portano una predominanza di note vegetali piuttosto che fruttate; mancando però solamente qualche mese alla scadenza, non possiamo lamentarci più di tanto. Sarebbe da riproare, fresca, direttamente da un fusto al bancone di un pub. Formato: 50 cl., alc. 5.7%, scad. 31/07/2012, prezzo 2.22 Euro.

lunedì 7 maggio 2012

Segelschiff Mumme Bier

Pensavamo di avere nel bicchiere una “semplice” birra tedesca ed invece, indagando un po’, abbiamo scoperto che l’origine della “Braunschweiger Mumme”, o più semplicemente “Mumme”, risale alla fine del 1400, fino a diventare una delle birre più popolari in Europa tra il sedicesimo ed il diciassettesimo secolo al punto che Franz Ernst Bruckmann nel 1736 le “dedicò” un libro (De Mumia Brunsvicensium)  dove la descriveva come una birra nera, molto alcolica, molto densa e molto dolce, inventata da Christian Mumme in una classica casa “a graticcio” di Brunswick. Ma come per tutte le cose popolari del passato, spesso la storia si confonde con la leggenda: nel 1911 il direttore dello  Städtischen Museums di Braunschweig pubblicò il lavoro “Geschichte der Mumme” (Storia della Mumme) in cui dimostrò come la casa che veniva indicata come il luogo di nascita della birra (andata poi distrutta durante la seconda guerra mondiale)  non era mai appartenuta a nessun membro della famiglia Mumme e che negli annuari della città non vi era nessuna prova dell’esistenza di un individuo chiamato Christian Mumme; se davvero tale persona avesse creato una birra divenuta coì popolare, il suo nome sarebbe dovuto senz’altro comparire in qualche documento del passato. Al di là del “mito” della “Mumme”, è chiaro che il successo che questa birra ebbe tra il sedicesimo ed il diciassettesimo secolo fu dovuto alla sua elevata capacità di conservazione e di resistenza alle “alte” temperature (grazie al suo elevato contenuto di luppolo, alcool e zuccheri non fermentati) che la rendeva ideale per i lunghi viaggi in nave. Ne esistevano due versioni; una per il consumo immediato, chiamata “Stadt-Mumme”, ed una – molto più luppolata e speziata - per l’esportazione, chiamata “Schiff-Mumme”. Per alcuni la “Mumme” sarebbe “la più antica delle Schwarzbier” (ignorando la differenza tra alta e bassa fermentazione); per altri (Conrad Seidl, nel libro "Noch ein Bier" del 1993) l’esportazione nel diciassettesimo in Inghilterra fu l’ispirazione che fece poi nascere lo stile “Porter”; peccato che Seidl abbia fatto un po’ di confusione con il calendario e con la data di nascita delle porter (vi rimandiamo al bel blog di Tyrser se volete approfondire). Certo è che in seguito la Mumme fu prodotta, oltre che a  Braunschweig, anche ad Amburgo ed in Inghilterra, anche se con ingredienti ovviamente diversi; nel 1682, nel periodo di massima diffusione, a Braunschweig c’erano 298 birrifici dei quali 86 producevano una Mumme; il successivo periodo di guerra  (1710)  con la città anseatica di Brema (ed il suo strategico porto fluviale) decretarono la fine delle esportazioni ed anche il drammatico crollo della sua produzione, tanto che a metà secolo (1750) solo due birrifici continuavano a produrla (Brauerei Nettelbeck e Franz Steger). Quest'ultima chiuse i battenti nel 1954, mentre la Nettlbeck continua a produrla in due versioni: un analcolico estratto di malto, in lattina, ed una birra che ci accingiamo a versare nel bicchiere. Per chi invece volesse approfondire, segnaliamo due pagine; una in inglese, ed una in tedesco. Aspetto davvero sontuoso: bel color ambrato molto carico, quasi marrone, leggermente velato; la schiuma, color ocra, è pannosa e molto persistente. Aroma molto semplice, ma fine e pulito: pane nero di segale, toffee, una leggera terrosità. Ottimo l'impatto al palato: l'ingresso è davvero molto morbido; ha corpo medio, con una consistenza, per tutta la bevuta, che a tratti rasenta la cremosità. Più complesso il gusto, con richiami all'aroma (caramello, pane nero), frutta secca e qualche nota di frutta sotto spirito (uvetta?); c'è pulizia e facilità di bevuta, con un bel finale e conseguente retrogusto abboccato, caldo, leggermente etilico. Peccato per un residuo "burroso" che lascia la bocca un po' appiccicosa. Senz'altro una bella sorpresa, una birra complessivamente ben fatta che consiglieremmo però di riservare per i mesi meno caldi dall'anno. Prezzo non in linea con la "media" tedesca. Formato: 50 cl., alc. 5.2%, lotto 0216 (?), scad. 08/06/2012, prezzo 2.74 Euro.

domenica 6 maggio 2012

Trois Dames Pacifique Pale Ale

Terzo assaggio del birrificio svizzero Trois Dames, del quale abbiamo parlato più dettagliatamente in questa occasione . Dopo una IPA ed una DOUBLE IPA, questa volta abbiamo nel bicchiere una American Pale Ale brassata con luppoli provenienti dalla Yakima Valley. Si tratta di una produzione abbastanza recente, che rimpiazza due precedenti APA commercializzate dalla Trois Dames (la “Ale” e la “Pacific North West Pale Ale”). Si presenta di color ambrato, leggermente velato; la schiuma è poco generosa, bianca e cremosa ma svanisce molto rapidamente. L’aroma è molto dolce, quasi stucchevole, ricco di frutta tropicale molto matura (papaya, mango, ananas), quasi marmellata, sentori di “Big Babol”. Le prime impressioni non proprio positive sono confermate in bocca, dove la birra arriva con poca vitalità; la carbonazione è molto bassa, il corpo è medio. Ci sono note di malto/biscotto al burro, ed un fruttato dolce che richiama l’aroma. A bilanciare, in un secondo tempo, c’è l’amaro della scorza di pompelmo. La pulizia del gusto non è impeccabile, ma c’è comunque un finale in crescendo con un bel retrogusto amaro dove convivono scorza di pompelmo e frutta tropicale. Ci è sembrata una bottiglia molto poco in forma e poco carbonata, ma al di là di questo episodio sembrerebbe una American Pale Ale dalle buone potenzialità, ben profumata e senza grossi difetti, abbastanza secca e facilmente bevibile. Non è facilmente reperibile (in Italia), ma sarebbe da riprovare. Formato: 33 cl., alc. 5%, scad. 12/2012, prezzo 3.93 Euro.

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english summary:
This is an American Pale Ale brewed by Swiss "Brasserie Trois Dames" using only hops from Yakima Valley. There’s lot of sweet tropical fruits on the nose (mango, papaya, pineapple), hints of jam and bubble gum. Biscuity (buttery) malt and sweet tropical fruit in the taste, balanced by a grapefruit zesty bitterness. It looks like an interesting and tasty APA, but unfortunately we got a bottle lacking in vitality and carbonation. Goes on our “need-to-try-again” list.
In details:
Brasserie Trois Dames, Sainte-Croix, Switzerland. ( www.brasserietroisdames.ch )
Bottle: 33 cl., 5% ABV, BBE 12/2012, price: 3.93 Euro

sabato 5 maggio 2012

Paul Bricius and Company Special Ale

Non sveliamo nulla di nuovo dicendo che i prodotti della maggior parte dei microbirrifici italiani gode di una distribuzione molto limitata che li rende spesso reperibili solamente nelle vicinanze del luogo di produzione, situazione ancora più vera se applicata ad una regione lontana come la Sicilia, dove attualmente vi sono circa un decina tra brewpub e microbirrifici le cui birre sono praticamente introvabili al nord. Abbiamo quindi approfittato di una vacanza in Sicilia per sia per assaggiare qualcosa in loco che per prelevare qualche bottiglia. Il microbirrificio Paul Bricius and Company viene fondato nel 2004 a Vittoria (20 km ad est di Ragusa) da quattro amici (Fabrizio Traina, Paolo Trainito, Pierpaolo Licitra e Luigi Carrubba. Il sito internet - non esattamente aggiornato, in verità - elenca solamente tre prodotti: una dark strong ale, una Red Strong Ale ed una Special Ale. Vi consigliamo piuttosto di visitare la pagina Facebook del birrificio, dove sono segnalate anche un'interessante Special Grape Ale (prodotta con mosto di Nero d'Avola) e un barley wine chiamato 'Mpardist Ale che abbiamo messo in cantina. Passiamo invece all'assaggio della Special Ale; nessun stile dichiarato in etichetta, sia Ratebeer che Microbirrifici.org la classificano come English Strong Ale. All'aspetto è di color arancio pallido, nebuloso; la schiuma, bianca, è abbastanza fine e cremosa, con buona persistenza. Al naso ci accoglie una leggera speziatura regalata dai lieviti, con una "spolveratina" di pepe; seguono sentori di miele e soprattutto di frutta (pesca e polpa d'arancia). In bocca c'è un ritorno di frutta sotto spirito che richiama l'aroma, ed una base maltata di biscotto al burro; a movimentare la bevuta c'è una carbonazione molto vivace e la speziatura dei lieviti. Finisce abboccata, con un retrogusto caldo ed etilico ricco di frutta sotto spirito; una strong ale in cui prevale il dolce, e nonostante un discreto livello di secchezza il palato tende a restare un pochino appiccisoso. L'alcool è ben percepibile, e questa birra dimostra molti più gradi alcolici di quelli dichiarati (6.5%) pur mantenendo sempre una buona facilità di bevuta. Non sappiamo se ci siano state delle modifiche nella ricetta originale, ma la nazione di riferimento per questa bottiglia ci è sembrata senza dubbio il Belgio piuttosto che l'Inghilterra; ad un anno dall'imbottigliamento è ancora una buona belgian strong ale quindi, senza particolari difetti, complessivamente equilibrata e pulita. Formato: 75 cl., alc. 6.5%, lotto 18/03/2011, scad. 18/03/2013, prezzo 7.80 Euro.

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english summary: 
This time we introduce to our foreign readers a microbrewery from Sicily; this southern italian region used to be a beer wasteland, but slowly the Italian Craft Beer Revolution has been spreading even over there, and you can now find about ten brewpubs/microbreweries. "Paul Bricius and Company" started in year 2004 and has now five beers available, including this "Special Ale" which is actually a pale orange belgian strong ale with yeast spices (pepper), fruit (peach, orange pulp) and honey on the nose. The sweet taste goes in the same direction, with hints of biscuit (and butter), fruit and a light spiciness; warm and rounded alcoholic finish with a fruity touch. Lively carbonated, this beer delivers more alcohol than what the ABV might suggest (6.5%) but it's still easily drinkable. Sweet, sometimes sticky but overall balanced and clean. A good surprise from Sicily.
 In details: 
Paul Bricius and Company, Vittoria (Ragusa), Italy ( www.facebook.com/pages/Paul-Bricius-CO/48883642012 )

Bottle: 75 cl., 6.5% ABV, batch 18/03/2011, BB 18/03/2013, price: 7.80 Euro.