Nasce nel novembre 2016 nella Zona Industriale Altomare a San Giustino (PG) il birrificio Altotevere. Al progetto partecipano Giuliano Nocentini, presidente del Gruppo Kemon (produzione di profumi e cosmetici) e il birraio Luca Tassinati, aiutato dalla collega Eleonora Manservigi. Se il nome Luca Tassinati non vi è nuovo, non vi sbagliate: fu lui a fondare nel 2013 la beerfirm ferrarese Monkey Beer che avevamo conosciuto in questa occasione. Da quanto leggo il marchio Monkey Beer non verrà dismesso ma entrerà a far parte della gamma Altotevere.
A San Giustino l’impianto da 12 ettolitri (1400 quelli che dovrebbero essere stati prodotti nel 2018) viene affiancato da quella che vuole essere molto più di una semplice taproom. C’è lo spazio per concerti e DJ set e soprattutto c’è una cucina che promette di utilizzare “il più possibile con ingredienti locali, freschi e da selezionatissimi fornitori”: spazio dunque a zuppe, taglieri di salumi e formaggi, hamburger e pizze gourmet. La carta delle birre abbraccia quasi tutte le scuole: anglosassone/americana, tedesca e belga. Ecco la A-T Doppel (Heller Doppelbock), A-T Pils, Freezo (West Coast IPA con Citra, Simcoe e Mosaic), Goldie (4.6% Belgian Hoppy Ale 4,6% con scorza d’arancia), Joy (Blanche con scorza d’arancia e bergamotto, camomilla e coriandolo) e a sua versione potenziata Hangover Imperial Blanche 10,5%), Noir (American Porter), Polly (Belgian Hoppy Ale 4,6%) e Random (American Pale Ale che utilizza un mix di luppoli diverso a seconda delle disponibilità).
E il 2019 è iniziato col botto; lo scorso gennaio il concorso Birraio dell’Anno organizzato da Fermento Birra ha incoronato Luca Tassinati come birraio emergente dell’anno 2018.
Ha debuttato alla metà dello scorso gennaio la Breakfast Stout di Altotevere; una one-shot la cui ricette include caffè 100% arabica, vaniglia bourbon in baccelli e fave di cacao, lattosio e una buona percentuale di avena.
Nel bicchiere si presenta di color ebano scuro, la cremosa schiuma che si forma in superfice ha modeste dimensioni e scarsa ritenzione. Il caffè domina un aroma pulito e intenso, abbastanza elegante: il profumo di una golosa nella quale potete trovare anche orzo tostato, tracce di cacao e di caffe latte. In sottofondo c’è qualche nota terrosa, quasi di sottobosco. La bevuta prosegue nella stessa direzione con buona intensità ma meno precisione: lattosio/vaniglia e caramello sono il trampolino per un bel tuffo nel caffè e nel torrefatto al quale fa seguito qualche piccola sorpresa di cacao. L’alcool è ben nascosto, l’acidità è molto contenuta ma questa Breakfast Stout si chiude un po’ bruscamente, allontanandosi un po’ troppo in fretta: lascia comunque un delicato retrogusto nel quale si ritrovano di nuovo caffè, cacao e vaniglia. Quello che tuttavia mi lascia maggiormente perplesso è il cosiddetto mouthfeel, o sensazione palatale che dir si voglia: in una stout robusta (8%) dove ci finiscono lattosio e avena mi aspetterei morbidezza, cremosità, qualche coccola che invece in questa birra non trovo. Soprattutto in questo, ma non solo, ci sono ampi margini di miglioramento: nel complesso, comunque una buona bevuta.
Formato 33 cl., alc. 8%, IBU 15, scad. 09/01/2020, prezzo indicativo 5.00 euro (beershop) NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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