lunedì 15 luglio 2019

Anchorage Bitter Monk Belgian Style Double IPA

Ritorna sul blog il birrificio americano Anchorage fondato a  giugno 2011 nell’omonima città dell’Alaska da Gabe Fletcher. Dopo tredici anni passati a lavorare per la Midnight Sun Brewing Company, prima sulla linea d’imbottigliamento e poi come birraio, Fletcher decide di mettersi in proprio e di lavorare su quella che è la sua vera passione: le birre acide e a fermentazione spontanea, l’utilizzo di lieviti selvaggi.  In assenza d'impianto produttivo, Fletcher affitta uno spazio di circa 300 metri quadri all’interno del Snow Goose Restaurant and Sleeping Lady Brewing Co; il mosto viene prodotto al piano di sopra, dove si trova l’impianto, e poi trasferito attraverso tubazioni direttamente al piano di sotto dove Fletcher ha posizionato 250 botti, due foeders da 70 litri, due tank in acciaio, una linea d’imbottigliamento e la cella frigorifero. 
Anchorage debutta come una specie di beerfirm e nell’anno successivo (2012) il popolo di Ratebeer lo annovera già tra i cinque migliori nuovi birrifici al mondo. Senza fretta Fletcher lavora in parallelo alla costruzione del proprio birrificio, poi inaugurato nella primavera del 2014; la nuova location all’incrocio tra la 148 W e la 91st Avenue dispone di 750 metri quadri ed una suggestiva tasting room che è praticamente posizionata in mezzo ai grandi foeders. Sulle pareti, il motto scelto da Fletcher: “Where brewing is an art, and Brettanomyces is king“.  Nella piccola tasting room, dominata dal legno degli arredi e dei foeders, trovate merchandising, spine, bottiglie e anche qualche piattino di formaggi e salumi da sgranocchiare.


La birra.
Come per quasi tutte le birre di Anchorage, la Belgian Double IPA chiamata Bitter Monk svolge la sua fermentazione primaria in foeders di legno a temperatura controllata. La birra viene poi trasferita in più piccole botti di rovere francese che avevano precedentemente ospitato Chardonnay; è in questa fase che vengono aggiunti i brettanomiceti. Dopo un periodo di tempo che oscilla tra  8 e 18 mesi la birra contenuta nei barili viene riportata nei foeders di legno o in tank di acciaio per il dry-hopping. Nello specifico esistono due versioni speciali di Bitter Monk che ricevono dry-hopping rispettivamente di Citra e Mosaic.  Noi concentriamoci sulla versione base, nello specifico una bottiglia prodotta nel novembre del 2016: normalmente una Double IPA non andrebbe mai lasciata in cantina, ma in questo caso si tratta evidentemente di una Double IPA sui generis.
Nel bicchiere si presenta di un bel color “solare” a metà strada tra l’arancio ed il dorato; la schiuma cremosa e compatta ha una buona persistenza. L’aroma, piuttosto pulito ma non molto intenso, è una ben riuscita convivenza tra funky e frutta: legno, cantina, qualche accenno di cuoio e sudore, pesca, albicocca, ananas, pompelmo.   La frutta a pasta gialla e gli agrumi caratterizzano anche la bevuta, piacevole, secca e rinfrescante nonostante la gradazione alcolica (9%) non sia nascosta così bene come avviene spesso in quella tradizione belga alla quale questa birra si ispira. Il finale è caldo ed etilico con un amaro di buona intensità caratterizzato da note terrose e zesty. Legno, funky e vino sono dettagli in secondo piano che vanno cercati con un po’ di concentrazione: personalmente mi aspettavo una maggior profondità, soprattutto se penso alle altre ottime produzioni Anchorage che mi è capitato di assaggiare in passato. E’ tuttavia una bevuta di alto livello, bilanciata tra dolce e amaro, pulita, attraversata da una rinfrescante acidità e molto morbida al palato.
Formato 75 cl., alc. 9%, lotto #5, imbottigliata  11/2016, prezzo indicativo 18.00-22.00 euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia/lattina e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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