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martedì 9 giugno 2020

Canediguerra Saison


Del birrificio piemontese Canediguerra vi avevo parlato nel 2015, a pochi mesi dall’inaugurazione. Alla guida c’è il birraio Alessio "Allo" Gatti, nome molto noto tra gli appassionati, il quale ha iniziato nel 2006 un movimentato percorso professionale che lo ha portato a lavorare presso Bruton, Birra del Borgo, Toccalmatto, Brewfist e Bad Attitude per poi ritornare nella nativa Alessandria ed aprire il suo primo birrificio assieme ai soci Diego Bocchio, Roberto Grassi e Vittorio Sacchi. 
Dopo aver lavorato e sperimentato per quasi un decennio su impianti altrui (ricordate la Zona Cesarini di Toccalmatto?)  Gatti ha deciso di tornare alla proprie origini di homebrewers rispettando la tradizione in modo rigoroso e debuttando con  Bohemian Pilsner, American IPA e Brown Porter. Nomi che riflettono semplicemente lo stile, pattern grafici geometrici e ripetitivi elaborati da uno dei soci che ha esperienze in campo artistico.  Canediguerra ha poi introdotto in gamma Vienna Lager, Berliner Weisse, Best Bitter, Cream Ale, Pacific IPA e Double IPA, ha intavolato collaborazioni con birrifici italiani ed esteri e ha poi inaugurato la mini serie “Objekt“ dedicata a birre celebrative o speciali, come barley wine o imperial stout. 
Ma dicono che un birraio non può definirsi completo fino a quando non si confronta con la scuola belga: in questo caso per Canediguerra si trattava “solo” di studiare il passaggio dall’isobarico alla rifermentazione e nell’aprile del 2019 sono arrivate una dopo l’altra Blanche, Saison e Tripel.   Alla fine del 2018 Gatti e soci hanno anche inaugurato il proprio locale chiamato semplicemente Taproom, otto spine ad Alessandria da abbinare da una cucina che propone soprattutto hamburger e sandwich, affiancati da antipasti (caponata, falafel, panissa e polenta fritta) e dolci.

La birra.
Non ci sono spezie nella saison di Canediguerra: tutto il lavoro viene fatto dal lievito. Il suo colore è solare, un intenso arancio acceso da riflessi dorati: la schiuma è candida, cremosa e compatta. Il naso è fresco e pulito: accenni di coriandolo e pepe bianco, floreali, zucchero candito, arancia e banana, qualche ricordo di mela verde e pera nelle retrovie. Vivacemente carbonata, al palato è scattante e scorre con grande facilità. Pane, miele, qualche accenno di banana, arancia e frutta a pasta gialla, un delicata speziatura donata dal lievito: il gusto mostra perfetta corrispondenza con l’aroma e sfocia in un  finale abbastanza secco e praticamente privo di amaro. L’alcool (6.4%) è inesistente e c’è una bella acidità a rendere questa birra rinfrescante e dissetante come una saison dovrebbe sempre essere.  Per il mio gusto personale le manca un po’ d’amaro (Dupont!) ma non è questo l’appunto principale che mi sento di muovere a questa birra: è fin troppo pulita e precisa, la definirei quasi una “saison urbana”. Le manca quel carattere ruspante, rustico, agricolo, quelle piccole “imperfezioni” (virgolettato d’obbligo) nelle quali si nascondono le emozioni che queste grandi birra della Vallonia sanno regalare.
Formato 33 cl., alc. 6.4%, IBU 29, lotto 193430, scad. 04/03/2021, prezzo indicativo 4.00 euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio

mercoledì 13 aprile 2016

Canediguerra / Anspach & Hobday: English IPA

Che India Pale Ale sia stato lo stile che ha maggiormente caratterizzato la Craft Beer Revolution è un dato di fatto innegabile: le interpretazioni americane di questo stile (che visse il suo momento di gloria in Inghilterra nella  metà del diciannovesimo secolo per poi quasi scomparire a partire dalla metà del secolo successivo) sono state negli ultimi dieci anni a loro volta re-interpretate in Europa e in ogni altro paese attraversato dai fermenti della cosiddetta birra artigianale. I luppoli americani sono  i protagonisti della scena e quando bevete oggi una India Pale Ale  si tratta nove volte su dieci di una American IPA.  
Le English IPA sono sopravvissute al rischio estinzione ma non godono di grossa salute neppure nella loro madrepatria: i numerosi microbirrifici inglesi che stanno partecipando alla Craft Beer Revolution britannica offrono (quasi?) esclusivamente American IPA. 
Tra questi protagonisti c’è anche Anspach & Hobday, birrificio attivo a Londra da marzo 2014 nel "beer mile" di Bermondsey dove a poca distanza l’uno dall’altro trovate Kernel, Partizan, Brew by Numbers, Fourpure e sicuramente ne sto dimenticando qualcuno. Jack Hobday e Paul Anspach sono amici dai  tempi dell’asilo e, oltre ad essere musicisti, hanno in comune la passione per l’homebrewing poi trasformata in una professione grazie ad un finanziamento su Kickstarter.
A gennaio 2016  Paul Anspach  si reca ad Alessandria per realizzare una birra assieme al birraio Allo Gatti del Birrificio Canediguerra; onore al coraggio dei birrai che decidono di produrre proprio una English IPA andando controcorrente rispetto alla moda imperante dei luppoli americani. La birra viene poi presentata alla fine di febbraio durante il Beer Attraction di Rimini; Jack Hobday, l’importatore italiano del birrificio londinese ed Alessio Gatti presentano poi la birra nel corso di serate a tema che vengono organizzate in alcuni locali italiani. Non sono molte le English IPA realizzate in Italia: mi viene in mente un’altra collaborazione, la Suburbia nata dall’incontro tra Toccalmatto e Birra Perugia, e la Titty Twister di Tre Pupazzi. Sicuramente ce ne sono altre, e se vi vengono in mente fatemelo sapere nei commenti, grazie.

La birra.
Malto Maris Otter, luppoli Fuggle e Challenger per una birra che si presenta dorata e velata nel bicchiere; ottima la persistenza della schiuma bianca, cremosa e molto compatta. L'intensità dei profumi è abbastanza modesta ma qui non sono previsti quei livello ai quali i dry-hopping delle American IPA ci hanno ormai abituato: ci sono profumi floreali, terrosi, un tocco di marmellata d'arancia. Ottima la sensazione palatale con l'alcool (6%) molto ben nascosto, corpo medio e una carbonazione abbastanza contenuta. Il gusto apre con lievi note biscottate subito incalzate dall'amaro terroso e vegetale dei luppoli inglesi; l'unica concessione fruttata ricorda di nuovo la marmellata d'agrumi, raggiungendo una corrispondenza quasi perfetta con l'aroma. L'amaro è intenso, elegante e molto pulito, con un effetto a tratti quasi rinfrescante portato da qualche accenno che mi ha ricordato la menta. Scordatevi le ruffianerie tropicali e le smancerie tipiche dei luppoli americani o pacifici: qui siamo in Inghilterra, con una English IPA semplice ma sincera, molto ben eseguita e molto pulita che forse non otterrà un grande successo tra le "teste di luppolo" ma che consiglio a tutti di assaggiare anche solo per la semplice curiosità di provare una fedele interpretazione di uno stile inglese che ormai è sempre più difficile da incontrare.
Formato: 33 cl., alc. 6%, IBU 60, lotto 160470, scad. 15/02/2017, 4.50 Euro (beershop, Italia).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

sabato 10 ottobre 2015

Canediguerra Brown Porter

Tra i debutti del 2015 c'è anche quello di Canediguerra, birrificio dal nome abbastanza originale con richiami musicali che portano in direzione di Francesco De Gregori o, se devo seguire il mio gusto, dei Pink Floyd. Il debutto è solo di nome, perché di fatto alla guida di Canediguerra c'è un birraio che qualsiasi appassionato di vecchia data riconosce: si tratta di Alessio "Allo" Gatti, un passato da homebrewer sin dai tempi delle scuole superiori e un carriera professionale che inizia al Birrificio Bruton per poi proseguire da Birra del Borgo, Toccalmatto, Brewfist e Bad Attitude.  Colui che è probabilmente il birraio più "zingaro" d'Italia (o il Bobo Vieri dei birrai, se preferite) ha finalmente aperto le porte del proprio birrificio lo scorso gennaio ad Alessandria.
La produzione, in attesa del Belgio, parte con una Bohemian Pilsner che viene seguita da un American IPA; l'ultima arrivata guarda invece alla tradizione anglosassone ed è una Brown Porter. Molto minimalista l'impostazione grafica sia del sito internet, ancora piuttosto avaro di contenuti, che della grafica delle etichetta, costituita da semplici e ripetitivi pattern geometrici.
Il debutto sul blog avviene proprio con la Brown Porter, che riempie la pinta di un bel color ebano scuro, impreziosito da riflessi ambrati; la schiuma beige è impeccabilmente compatta e cremosa, con una persistenza molto buona. La semplicità, la precisione e la pulizia grafica dell'etichetta si ritrovano anche nel bicchiere, a partire dall'aroma: pochi elementi ma tutti al posto giusto, in equilibrio tra di loro, amalgamati con grande eleganza.
Caffè in grani, cioccolato al latte, orzo tostato e pane nero, mirtilli, qualche sentore di frutta secca e di liquirizia. In bocca arriva leggera e scorrevolissima, mentre la carbonazione è solo un po' più alta del dovuto: poco male, perché a fronte di una gradazione alcolica ampiamente entro la soglia della "session beer" c'è un'intensità che non ha nulla da invidiare a birre molto più alcoliche: l'amaro del caffè e delle tostature è bilanciato dalle note dolci del caramello leggermente bruciato. E' una porter che si lascia bere con la stessa facilità di un bicchiere d'acqua, scomparendo dal bicchiere in pochissimi minuti; in chiusura c'è la leggera acidità dei malti scuri e soprattutto il finale ricco di caffè liquido, tostature e qualche note di liquirizia. Birra pulitissima ed elegante, molto rispettosa della tradizione alla quale porge uno splendido tributo, non fosse per il formato da trentatré centilitri che - purtroppo -  rimpiazza il classico mezzo litro anglosassone. Canediguerra debutta in maniera assolutamente positiva: birra da cercare e da comprare senza esitazioni.
Formato: 33 cl., alc. 3.8%, IBU 18, lotto 151460, scad. 26/01/2016, pagata 4.00 Euro (beershop, Italia).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.