Visualizzazione post con etichetta Le Trou du Diable. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Le Trou du Diable. Mostra tutti i post

giovedì 8 dicembre 2016

Le Trou du Diable Albert 3

Dopo un assenza di un paio d'anni ritorna sul blog il birrificio canadese Le Trou du Diable,  “il buco del diavolo”: con lo stesso nome vengono chiamate le rapide del fiume Saint-Maurice che  - si dice – sembrano precipitare così in basso da arrivare all’inferno. Il brewpub viene aperto nel 2005 nella cittadina industriale di Shawinigan (150 chilometri da Montreal, Québec) da André Trudel, Issac Tremblay ed altri tre soci. La formazione brassicola di Trudel parte dal Belgio e dall'homebrewing per sfociare in un birrificio che pian piano si specializza in fermentazioni spontanee ed invecchiamenti in botte.
E' in Belgio, al Moeder Lambic, che Trudel ammette di aver scoperto la birra con la "B" maiuscola: il suo amore per quella nazione è stato sigillato nel 2015 per mezzo di un accordo che ha nominato Trou Du Diable importatore ufficiale di Cantillon per la regione del Québec.
Il brewpub è oggi affiancato da un secondo stabilimento produttivo che ha consentito di aumentare i volumi e di espandere un ambizioso programma di barrel ageing. A fine 2014 è stato anche inaugurato lo Shop du Trou du Diable - Salon Wabasso, un luogo dove poter assaggiare ed acquistare le bottiglie: per quella occasione vennero anche commercializzate per la prima volte tre birre: una al miele (Melliferabee), un blend di saison invecchiate in botti di Banyuls e una Bière de table chiamata Albert 3.

La birra.
Parliamo proprio di quest'ultima, Albert 3, che il birrificio definisce "una bestia coraggiosa inviata nello spazio per conquistare quei palati in cerca di birre secche e luppolate"; leggo che un tempo era chiamata Le P’tite Buteuse, ovvero una versione "ridotta" di una delle birre più apprezzate di Le Trou du Diable, la tripel La Buteuse.
Nel bicchiere si presenta di color arancio/dorato pallido, velato e sormontato da un generoso cappello di schiuma cremosa e compatta, bianca, quasi indissolubile. L'aroma ha un bel taglio rustico, con profumi di paglia, fiori e frumento subito incalzati dagli agrumi (mandarino, limone) e da qualche nota di banana. In sottofondo si scorge anche il profumo del pane e qualche accenno di ananas. Al palato è perfetta: anche se la sua gradazione alcolica (5.49%) è un po' troppo alta per una Bière de Table, scorre velocissima con una vivace carbonazione ed una consistenza watery ma mai sfuggente. L'utilizzo di segale la rende un po' ruvida e rustica, mentre pane, cereali ed una delicata speziatura introducono le delicate note di frutta a pasta gialla, tropicale e di agrumi:  limone, lime, scorza d'arancia a formano un carattere fruttato molto meno evidente in confronto all'aroma. Splendido il finale, secchissimo, con un amaro di media intensità che si sviluppa tra note zesty e terrose; palato fresco e di nuovo assetato, subito pronto a bere un altro sorso. 
Belgian Ale pulitissima che riesce a trovare un azzeccato punto d'incontro tra eleganza e rusticità: una session beer che sfora la soglia del 4.5% ma che si lascia bere come acqua per tutta la serata. Riuscitissima interpretazione moderna della tradizione belga, gran lavoro del lievito, bilanciata, pungente, delicatamente speziata e piacevolmente luppolata. Come la Saison du Tracteur, anche qui il livello è molto alto.
Formato: 60 cl., alc. 5,49%, imbottigliata 14/03/2016, prezzo indicativo in Italia: 8.00-9.50 Euro (beershop). 

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

venerdì 19 dicembre 2014

Le Trou du Diable Saison du Tracteur

“Il buco del diavolo”  (Le Trou du Diable) è il nome dato ad una serie di rapide del fiume Saint-Maurice che  - si dice – sembrano precipitare così in basso da arrivare all’inferno; lo stesso nome viene utilizzato da André Trudel e Issac Tremblay per  il brewpub aperto nel 2005 a Shawinigan, cittadina industriale del Québec a 150 chilometri da Montreal. Dei due è André  - ex homebrewer -  ad occuparsi della produzione, con Issac nel ruolo del “motivatore”:  "le sue birre erano così buone e gli dissi che era davvero un peccato che restassero un piccolo segreto casalingo". Col passare del tempo il birrificio ha affinato la sua produzione spingendosi sempre di più nel territorio degli affinamenti in botte e delle fermentazioni spontaneee, diventando oggi uno dei più apprezzati produttori craft canadesi. 
Non capita molto spesso di poter assaggiare Trou du Diable in Italia, ma di recente ne sono state importate diverse bottiglie e fusti che, se non erro, hanno fatto il loro debutto allo scorso Eurhop. Se avete intenzione d’assaggiarle, cercate quindi di reperirle finché ce ne sono. 
Dal vasto portfolio ecco uscire una Ale Agricole, equivalente francese del termine Farmhouse Ale a sua volta equivalente (e torniamo al francese) di Saison; se credete ai concorsi, sappiate che la Saison du Tracteur racimola premi dal 2010, tra World Beer Awards ed Mondial de la Bière. E i premi mi trovano assolutamente d’accordo, questa volta.  
Ed è una saison che trasuda di campagna sin dalla splendida etichetta un po’ retrò: nel bicchiere è arancio pallida, opalescente, con il classico generoso cappello di schiuma bianca, compatta, quasi pannosa, molto persistente. Al naso, pulitissimo,  c’è un benvenuto di spezie (pepe, coriandolo), erba appena tagliata, leggeri sentori di pera e banana, arancia, scorza di limone, crosta di pane, cereali ed una nota “funky” di paglia, di fienile. Chiudete gli occhi ed immaginatevi, accaldati ed affaticati, con questo profumato bicchiere in mano seduti sull’erba, in un assolato ed afoso pomeriggio estivo. Il primo sorso vi sembrerà perfetto: birra vivacemente carbonata, scorre agile e veloce in bocca con un corpo che oscilla tra il medio ed il leggero. A palato, come al naso, vi ripasserà davanti tutta la campagna, dal frutteto al fienile: pane, cereali, crackers, accenni di miele, arancia (polpa e scorza), limone e, davvero, paglia:  lievito e segale contribuiscono nel conferirle un’elegante rusticità, un po’ pepata, che a tratti quasi riscalda il palato. Il dolce dell’arancio, che tende un po’ a predominare su tutto il resto, viene bilanciato da una leggera acidità che la rende molto dissetante e rinfrescante.  Chiude secca, con un retrogusto morbido ma intenso di erba tagliata e di scorza d’agrumi, con qualche leggerissima sfumatura terrosa. 
Saison davvero sorprendente, ancora freschissima e fragrante nonostante quasi un semestre alle spalle: profumatissima, intensa ma al tempo stesso facilissima da bere, molto ben equilibrata tra dolce, amaro, eleganza, rusticità e spezie. Da bere ad ettolitri, e se solo la sua acidità fosse un po’ più pronunciata per meglio contrastare il dolce dell’arancio, la potrei quasi nominare “bevuta dell’anno”.   
Formato: 60 cl., alc. 6%, IBU 35, imbott. 09/07/2014, pagata 8.70 Euro (beershop, Italia).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.