Dopo un assenza di un paio d'anni ritorna sul blog il birrificio canadese Le Trou du Diable, “il buco del diavolo”: con lo stesso nome vengono chiamate le rapide del fiume Saint-Maurice che - si dice – sembrano precipitare così in basso da arrivare all’inferno. Il brewpub viene aperto nel 2005 nella cittadina industriale di Shawinigan (150 chilometri da Montreal, Québec) da André Trudel, Issac Tremblay ed altri tre soci. La formazione brassicola di Trudel parte dal Belgio e dall'homebrewing per sfociare in un birrificio che pian piano si specializza in fermentazioni spontanee ed invecchiamenti in botte.
E' in Belgio, al Moeder Lambic, che Trudel ammette di aver scoperto la birra con la "B" maiuscola: il suo amore per quella nazione è stato sigillato nel 2015 per mezzo di un accordo che ha nominato Trou Du Diable importatore ufficiale di Cantillon per la regione del Québec.
Il brewpub è oggi affiancato da un secondo stabilimento produttivo che ha consentito di aumentare i volumi e di espandere un ambizioso programma di barrel ageing. A fine 2014 è stato anche inaugurato lo Shop du Trou du Diable - Salon Wabasso, un luogo dove poter assaggiare ed acquistare le bottiglie: per quella occasione vennero anche commercializzate per la prima volte tre birre: una al miele (Melliferabee), un blend di saison invecchiate in botti di Banyuls e una Bière de table chiamata Albert 3.
La birra.
Parliamo proprio di quest'ultima, Albert 3, che il birrificio definisce "una bestia coraggiosa inviata nello spazio per conquistare quei palati in cerca di birre secche e luppolate"; leggo che un tempo era chiamata Le P’tite Buteuse, ovvero una versione "ridotta" di una delle birre più apprezzate di Le Trou du Diable, la tripel La Buteuse.
Nel bicchiere si presenta di color arancio/dorato pallido, velato e sormontato da un generoso cappello di schiuma cremosa e compatta, bianca, quasi indissolubile. L'aroma ha un bel taglio rustico, con profumi di paglia, fiori e frumento subito incalzati dagli agrumi (mandarino, limone) e da qualche nota di banana. In sottofondo si scorge anche il profumo del pane e qualche accenno di ananas. Al palato è perfetta: anche se la sua gradazione alcolica (5.49%) è un po' troppo alta per una Bière de Table, scorre velocissima con una vivace carbonazione ed una consistenza watery ma mai sfuggente. L'utilizzo di segale la rende un po' ruvida e rustica, mentre pane, cereali ed una delicata speziatura introducono le delicate note di frutta a pasta gialla, tropicale e di agrumi: limone, lime, scorza d'arancia a formano un carattere fruttato molto meno evidente in confronto all'aroma. Splendido il finale, secchissimo, con un amaro di media intensità che si sviluppa tra note zesty e terrose; palato fresco e di nuovo assetato, subito pronto a bere un altro sorso.
Belgian Ale pulitissima che riesce a trovare un azzeccato punto d'incontro tra eleganza e rusticità: una session beer che sfora la soglia del 4.5% ma che si lascia bere come acqua per tutta la serata. Riuscitissima interpretazione moderna della tradizione belga, gran lavoro del lievito, bilanciata, pungente, delicatamente speziata e piacevolmente luppolata. Come la Saison du Tracteur, anche qui il livello è molto alto.
Formato: 60 cl., alc. 5,49%, imbottigliata 14/03/2016, prezzo indicativo in Italia: 8.00-9.50 Euro (beershop).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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