Parma Aurea Birra: non si trova nessuna informazione in internet su questo marchio che, almeno in alcune città dell'Emilia Romagna, si trova sugli scaffali di qualche supermercato. L'etichetta indica comunque chiaramente che le birre sono prodotte presso il birrificio Farnese di Fontevivo (Parma), il cui sito internet però non ne dà notizia. Non so quindi se si tratti di una linea "secondaria" che il birrificio ha pensato appositamente per la GDO o se si tratti di alcune birre che Farnese ha prodotto su richiesta di qualche distributore.
Delle quattro etichette a scaffale, ne ho reperite due: un'American Pale Ale chiamata Istrice (5.8%) ed una India Pale Ale chiamata Tiritera (6.3%): il contenuto alcolico è lo stesso della APA Calumet e della IPA Pashà prodotte da Farnese. In assenza di ulteriori informazioni non posso ovviamente affermare che Istrice e Tiritera siano delle semplici rietichettature. Tutte la gamma Parma Aurea Birra viene venduta a circa 8 euro al litro, un prezzo sensibilmente inferiore rispetto ad altre birre "artigianali" presenti nella grande distribuzione.
Le birre.
Partiamo dalla Istrice, descritta in etichetta come "ambrata con note di pompelmo e caramello": è effettivamente ambrata, con qualche riflesso ramato ed un bel cappello di schiuma color ocra compatta e cremosa, dall'ottima persistenza. L'aroma è piuttosto scarso, s'avvertono deboli profumi di marmellata d'agrumi e caramello; ancora più nascosti quelli floreali, di pompelmo ed erbacei. Il gusto mantiene quanto dichiarato in etichetta, senza raggiungere livelli di fragranza e di eleganza degni di nota; caramello e biscotto introducono qualche nota di marmellata d'agrumi prima che la bevuta viri in territorio amaro con pompelmo, resina e terra. Il corpo è medio-leggero, ci sono poche bollicine e la consistenza watery la rende scorrevole ma ogni tanto scivola in qualche eccesso acquoso. L'intensità non è degna di nota, tuttavia la bevuta si mantiene sufficiente a patto che vi accontentiate e non siate in cerca di emozioni in una birra che si basa sul facile canovaccio caramello-pompelmo-resina.
Tiritera (filastrocca ma anche "discorso lungo, noioso, in cui si ripetono continuamente le stesse cose") è invece il nome piuttosto appropriato dato ad una IPA che si presenta all'aspetto piuttosto simile alla APA ma con una schiuma leggermente meno generosa e più rapida nel dissolversi nel bicchiere. Al naso profumi floreali s'accompagnano al dolce della marmellata d'arancia; più in sottofondo accenni di frutta tropicale, pesca bianca, un indefinito dolce che oscilla tra il lampone ed il bubble-gum. Caramello e biscotto sorreggono la bevuta che, dopo un veloce passaggio di frutta tropicale, s'incanala nel territorio amaro del pompelmo, della resina e del terroso; a riportare nuovamente in equilibrio l'asticella c'è un po' di caramello nel retrogusto. Non ci sono difetti ma anche qui, come per la APA, la pulizia potrebbe essere migliore e non c'è fragranza, freschezza, carattere: l'aroma (luppoli pacifici?) risulta sicuramente più interessante del gusto.
Due birre sufficienti che però risultano abbastanza noiose a chi naviga da tempo nel mare della cosiddetta "birra artigianale"; per chi invece sta facendo i primi passi lontano dalle blande birre industriali possono senz'altro rappresentare una discreta opportunità di bere meglio ad un prezzo abbastanza contenuto, considerata la media italiana.
Nel dettaglio:
Istrice, formato 50 cl., alc. 5.8%, lotto 126/127 16, scad. 30/04/2018, pagata 4.09 Euro (supermercato)
Tiritera, formato 50 cl., alc. 6.3%, lotto 77/78 16, scad. 12/2017, pagata 3.99 Euro (supermercato)
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