La seconda birra del Natale 2016 ci fa attraversare l’oceano Atlantico portandoci in Colorado; Great Divide Brewing Company, birrificio che da qualche anno mancava nel nostro paese (le mie ultime bevute risalgono a fine 2010) e che proprio in queste settimane ha fatto ritorno con cinque-sei referenze imbottigliate da un paio di mesi.
Great Divide viene fondato nel 1994 da Brian Dunn; dopo alcuni anni passati all’estero avviando aziende agricole in paesi in via di sviluppo Dunn fece ritorno negli Stati Uniti iniziando con l’homebrewing nel tentativo di replicare quelle birre piene di gusto che aveva conosciuto ed apprezzato viaggiando. Dall’hobby passò gli studi diplomandosi birraio e, con il supporto finanziario di famiglia, amici e della città di Denver fondò la Great Divide negli edifici in disuso di un vecchio caseificio. Dai primi mesi di vita, in cui Dunn era da solo e si occupava di ogni cosa (produzione, imbottigliamento e consegne ai clienti) Great Divide ha fatto un graduale percorso di crescita diventando uno dei protagonisti non solo della craft beer del Colorado ma anche di tutti gli Stati Uniti. Nel 2001 Dunn acquistò il vecchio caseificio in cui già operava riuscendo a pianificare un decennale piano di graduale espansione che lo ha portato sino al 2011, quanto è divenuto necessario spostarsi altrove se si voleva continuare ad aumentare i volumi.
Nel 2013 vennero acquistati due ettari di terreno nel River North Art District (RiNo) di Denver e nel 2014 furono annunciati i nuovi piani di espansione che contemplano un edificio di 6000 metri quadri nel quale trovano posto una nuova linea per le lattine, taproom, il Barrel Bar e soprattutto lo spazio ove poter collocare 1500 botti destinate agli invecchiamenti. Questa prima fase si concluse a luglio 2015 con l’inaugurazione del bar e la commercializzazione delle prime lattine; la seconda fase d’espansione, attualmente in corso, prevede nuovi impianti produttivi e nuovi fermentatori per raggiungere un potenziale annuo di circa 94.000 ettolitri che, secondo Dunn, dovrebbe essere sufficiente per il prossimo ventennio.
Hibernation Ale non è strettamente una birra natalizia ma allieta i mesi più freddi dell’anno a partire dal 1995. Da quanto leggo viene prodotta in estate per poi maturare fino a metà ottobre, quando viene commercializzata; l’etichetta e la lattina dichiarano che si tratta di una “English Style Old Ale”, anche se l’interpretazione di Great Divide non è certamente classica. La ricettea dovrebbe includere malti Northwest 2-Row, Brown, Dark Caramel e Chocolate, luppoli Centennial e Cascade, anche in dry-hopping. La ritrovo con piacere nel bicchiere dopo sette anni.
Si presenta di color mogano con intense venature rossastre; la schiuma biege è fine, cremosa e compatta ed ha un’ottima persistenza. L’aroma si rivela piuttosto interessante, con una ricca componente maltata nella quale il fragrante profumo del biscotto "appena sfornato” quasi suggerisce la pasta frolla; c’è un indiscutibile carattere inglese, quel “nutty” che chiama in causa la frutta secca, nocciola in primis. Lasciandola scaldare si manifestano accenni di Graham crackers, orzo tostato, caffè e c’è persino spazio per una delicata speziatura. La gradazione alcolica sfiora il 9% ma lei scorre morbida e senza grossa difficoltà grazie al corpo medio, alla carbonazione contenuta e ad una consistenza leggermente oleosa. Passano in rassegna caramello brunito, biscotto e miele, il dolce dell’uvetta e della prugna disidratata, qualche suggestione di caffè che emerge quando la birra si scalda e che anticipa di qualche attimo il finale amaro, piuttosto intenso, nel quale oltre al tostato e al terroso c’è l’inconfondibile marchio di fabbrica resinoso dei luppoli americani. Il palato è ben pulito e quasi rinfrescato, l’alcool si mantiene sotto controllo per tutta la bevuta accelerando solamente nel retrogusto con un bel calore di frutta sotto spirito che ben contrasta l’amaro: a temperatura ambiente chiudete gli occhi e forse avvertirete anche una suggestione di cioccolato e di chinotto.
Molto pulita e “fragrante”, la Hibernation Ale si beve davvero con grossa soddisfazione: il birrificio la dichiara anche adatta all’invecchiamento, mettetela quindi da parte se la desiderate più morbida e maltata: attualmente (a due mesi dalla messa in lattina) l’amaro è ancora molto evidente.
Formato: 35.5 cl., alc. 8.7%, imbotto 07/10/2016, prezzo indicativo 4.00/5.00 euro (beershop)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Nessun commento:
Posta un commento