Rieccoci a parlare di Bevog, birrificio in territorio austriaco (Bad Radkersburg) ma guidato dallo sloveno Vasja Golar che ha bypassato la lenta burocrazia del suo paese spostandosi a produrre a tre chilometri da casa (Gornja Radgona) in Austria. Dal 2013 Bevog ha visto una crescita costante che lo ha portato nel 2016 a produrre circa 7000 ettolitri con il suo impianto da 15 Hl. Occupato nell’impresa di famiglia nel campo dell’optoelettronica, Vasja venne illuminato “sulla via della birra” durante un viaggio di lavoro in Belgio: al ritorno, i primi esperimenti con l’homebrewing si trasformarono prima in un hobby quasi ossessivo e poi in un corso di formazione al VLB.
I nomi delle birre (Baja, Deetz, Kramah, Ond, Tak..) secondo quanto dichiara Golar non significano assolutamente nulla ma corrispondono a quelli che avevo dato alle proprie birre nel corso degli esperimenti casalinghi. Le etichette propongono invece delle strane creature a metà strada tra il mitologico, il fantastico ed il fumetto e sono realizzate dall’artista croato Filip Burburan, ispirato da alcuni scritti del nonno di Golar, un poeta/scrittore abbastanza conosciuto a Gornja Radgona.
Doppio le ottime IPA realizzate nell'ambito della Who Cares Editions (Lumberjack IPA e Freezbee Beer Session IPA) vediamo il birrificio austro-sloveno alla prova con un'altra birra molto luppolata.
La birra.
Inutile domandarsi che cosa significhi Rudeen e chi sia la mostruosa creatura-albero raffigurata in etichetta; meglio concentrarsi sulla sostanza, ovvero una robusta Black IPA (7.4%) che non è poi esattamente “black”. Il suo colore è un mogano scuro con riflessi rossastri; forma un buon cappello di schiuma beige, cremosa e compatta, molto persistente.
L'aroma è pulito ma non particolarmente intenso; il pompelmo viaggia al fianco di note terrose e torrefatte, guadagnandosi il minimo sindacale. Fortunatamente l'asticella si alza subito al palato: birra morbida, dal corpo medio e delicatamente carbonata che apre la danza con un solida base maltata nella quale convivono il dolce del caramello e le tostature; il fruttato è quello del pompelmo, in piccole dosi, con la bevuta rapida a prendere l'intensa strada dell'amaro terroso, leggermente torrefatto e soprattutto resinoso. L'orzo tostato e persino qualche suggestione di cioccolato impreziosiscono una birra nella quale l'alcool (7.4%) riscalda il giusto facendosi più presente nel retrogusto andandosi perfettamente a sposare con le pungenti note amare della resina. Una Black IPA con pochi fronzoli e tanta sostanza, pulita, solida, ben fatta; un po' carente il naso, pronto riscatto in bocca dove mi sembra riuscito l'intento dichiarato del birraio, ovvero di abbracciare contemporaneamente tre (o due) categorie stilistiche: IPA, porter, stout.
Formato: 33 cl., alc. 7.4%, IBU 67, scad. 31/08/2017, prezzo indicativo 4.00/4.50 Euro.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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