Torniamo a parlare del birrificio svedese Stigbergets, incontrato soltanto pochi giorni fa con la Amazing Haze IPA: lo stile dovrebbe sempre portarsi dietro la parola "freschezza", e visto che in frigorifero ne ho altre due ho preferito stapparle rapidamente. Il birrificio guidato dal birraio Olle Andersson ha in un certo senso sposato la moda proveniente dal New England statunitense, anche se lui dice di replicare soltanto le birre che era solito fare in casa con le pentole: torbidissime, utilizzo dei luppoli nell'ultimissima fase della bollitura, dry-hopping spinti e utilizzo di cereali non malati. Eccone altri due esempi.
Partiamo dall'American Pale Ale Amarillo Citra: il nome indica chiaramente che cosa aspettarsi nel bicchiere. Il suo colore è un arancio pallido molto torbido, impenetrabile alla luce che viene sormontato da cremoso e compatto cappello di schiuma bianca, molto persistente. L'aroma è leggermente meno esplosivo rispetto agli "standard Stigbergets" ma è ugualmente ricchissimo di frutta tropicale (ananas, mango), melone bianco, pesca bianca e arancia. Pulito, fresco ed elegante, per nulla cafone; difficile resistere alla tentazione di portare subito il bicchiere alla bocca. Contrariamente alle altre Stigbergets assaggiate, qui i malti riescono a dare un timido segno della propria presenza (cereale, crackers): è tuttavia un passaggio brevissimo prima del dolce della frutta tropicale (mango e ananas) che sfuma poi in territorio agrumato, con arancia e pompelmo sugli scudi. L'intensità del fruttato è tuttavia minore rispetto all'aroma, e c'è anche un po' meno pulizia ad essere sinceri; la chiusura amara, zesty e terrosa, è delicata e come al solito non reclama un ruolo da protagonista, mentre nel retrogusto c'è un inaspettato ritorno di cereale. Molto secca, dissetante e rinfrescante, facilissima da bere: convince sicuramente più al naso che al palato ma è indubbiamente un'ottima birra-succo-di-frutta, anche se un gradino sotto le altre produzioni Stigbergets che ho assaggiato.
Formato: 33 cl., alc. 5.2%, lotto 526, scad. 20/03/2017.
Passiamo ora ad una West Coast IPA, in un'interpretazione svedese che prevede il solito aspetto torbido e un colore arancio pallido: ottima la persistenza della schiuma, bianca, cremosa e compatta. Il naso è un trionfo di frutta, a partire dal cedro, con qualche sconfinamento nel candito, per passare al pompelmo, al mango, all'ananas; c'è una netta componente dank (pensate alla marijuana, per semplificare) che emerge man mano che la birra si scalda. Intensità, fragranza, pulizia ed eleganza sono a livelli davvero elevati mentre la sensazione palatale è ottima, morbida: poche bollicine, corpo medio. Il gusto segue passo passo l'aroma: impossibile avvertire i malti in un tripudio di frutta tropicale e di agrumi che entrano ed escono di scena cambiandosi di posto al variare della temperatura nel bicchiere. Il canovaccio è quello delle altre Stigbergets bevute, ma in questo caso l'amaro è leggermente più pronunciato: scorza d'agrumi, resina e quel dank che ritorna anche a conclusione di un percorso davvero intenso a fronte di una facilità di bevuta eccellente. L'alcool (6.5%) si avverte solamente nel finale, restando sempre ben mascherato da carattere fruttato di questa birra. West Coast IPA in un'interpretazione atipica che si colloca idealmente a metà tra le due coste statunitensi: c'è la resina, c'è il dank della costa occidentale ma c'è un carattere dominante fruttato ed un aspetto che rimanda alla costa ad est. Il risultato, al netto di tante belle parole, è tanto ruffiano quanto positivo: IPA riuscitissima, comprare subito.
Formato: 33 cl., alc. 6.5%, lotto e scadenza non riportati.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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