Sono passati 31 anni da quando nel 1988 Gary Fish aprì con la moglie il Deschutes brewpub a Bend, Oregon: 368 gli ettolitri prodotti nei primi 12 mesi di vita, cresciuti esponenzialmente a 91.000 dopo dieci anni e 216.000 dopo venti. Il tutto grazie a numerose espansioni, all’apertura di un secondo brewpub a Portland (2008) e di uno sulla costa ad Est a Roanoke (impianto da 22 ettoltri) che doveva costituire l’anteprima di un progetto ben più ambizioso da 95 milioni di dollari che prevedeva la costruzione di un secondo birrificio nella stessa città della Virginia, 180.000 ettolitri all’anno di capacità. Il progetto è stato tuttavia temporaneamente congelato nell’attesa di capire meglio gli sviluppi del mercato della craft beer. Il birrificio di Bend ha infatti attualmente una capacità di 684.000 ettolitri l’anno ma ne produce poco più di 470.000: nonostante questo Deschutes rimane il decimo maggior produttore craft americano, posizionandosi al numero venti se allarghiamo la classifica anche alla birra industriale.
Nel 2018 anche Deschutes ha introdotto le lattine, formato ormai indispensabile per competere nel mercato craft, ma ha anche annunciato dolorosi tagli al 10% del personale. Gary Fish rimane ancora il maggior azionista del birrificio ma, come altri fondatori di birrifici artigianali americani divenuti molto grandi, ha ceduto il ruolo di CEO e presidente a Michael LaLonde; le restanti quote societarie sono state offerte ai dipendenti.
Tutte o quasi le birre di Deschutes hanno riferimenti a luoghi geografici che si trovano nei dintorni di Bend: la Pale Ale Mirror Pond, ad esempio, è dedicata ad un piccolo laghetto formato dal fiume Deschutes. Mirror Pond è stata anche la ricetta di partenza per la prima birra della Reserve Series, birre prodotte occasionalmente, stagionalmente o solamente una volta l’anno nel formato da 65 centilitri. Ad inaugurarla fu nel 2006 il barley wine Mirror Mirror, versione “raddoppiata” (dicono alla Deschues) della Mirror Pond Pale Ale. Si tratta di un blend di birra fresca e della stessa birra invecchiata per dieci mesi in botti che avevano contenuto vino Pinot Noir, Tempranillo e Malbec.
Mirror Mirror è stata poi replicata nell’aprile 2009 e nell’aprile del 2014. Rispettando la cadenza quinquennale nel 2019 è prevista l’uscita di un nuovo barley wine che dovrebbe essere questa volta chiamato Black Mirror; i dettagli non sono ancora stati resi noti.La birra.
Dalla cantina recupero una bottiglia di Mirror Mirror millesimo 2014: la ricetta prevede malti Pale, Victory, Crystal, Maris Otter e Cara-Pils, luppoli Millennium e Cascade. Per chi volesse provare a replicarla in casa, ecco qui la “versione per homebrewing”.
Come per molte birre della Reserve Series, Deschutes indica in etichetta la data dopo la quale sarebbe meglio stappare a birra, in questo caso febbraio 2015. Si chiede quindi ai clienti di tenerla in cantina per quasi un anno per poterla apprezzare al meglio.
A quasi cinque anni dalla messa in bottiglia Mirror Mirror ha perso un po’ di brillantezza e il suo color ambrato carico risulta piuttosto spento e opaco: la schiuma è invece ancora generosa e compatta, rivelando ottima ritenzione. Al naso c’è una buona complessità fatta di caramello, uvetta e datteri, ciliegia, fragola, mela cotogna, frutta secca a guscio e biscotto; l’ossidazione ha avuto fortunatamente sviluppi positivi, in questo caso regala ricordi di vini passiti e marsalati. Quello che impressiona maggiormente la sensazione palatale: nessun segno di cedimento, mouthfeel cremoso, morbido ed avvolgente, corpo tra il medio ed il pieno. La bevuta inizia dolce di caramello e biscotto, uvetta e datteri, ricalcando di fatto l’aroma per poi rivelare gli effetti del passaggio in botte; note vinose e di legno, una lieve asprezza ed una bella secchezza arrivano a portare equilibrio. Il finale è piuttosto lungo e riscalda senza bruciare: una scia etilica vinosa, avvolgente e morbida. Davvero una bella bevuta questo barley wine di Deschutes: pulito, intenso, bilanciato, ancora pieno di vita. Capace di regalare emozioni e probabilmente di poter resistere in cantina ancora per qualche altro anno.
Formato 65 cl., alc. 11.2%, IBU 53, imbott. 04/2014, 24/02/2015, pagata 17,00 dollari (beershop)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio
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