Nel 1752 Carl Theodor di Baviera concedeva a Heinrich Joos la licenza di produrre birra a Schwetzingen, oggi parte del Baden-Württemberg. Per l’occasione Joos fece costruire un edificio in Mannheimer Straße nel quale trovava spazio anche un piccolo birrificio. Nel 1846 secolo la “gasthaus” fu acquistata da Heinrich e Anna Seitz che la ristrutturarono rinominandola Grünes Laub; a loro succedette il figlio Georg, morto prematuramente nel 1885. Nel 1888 la vedova Barbara convogliò a nozze col birraio Johann Welde, il cui cognome è ancora oggi nel nome del birrificio: Weldebräu. Alla sua morte, nel 1917, l’azienda passò nella mani della figlia Elisabeth che sposò il giovane mastro birraio Hans Hirsch; il loro unico figlio maschio morì nel corso della seconda guerra mondiale e fu ancora una volta una donna a ricevere il testimone. Bärbel Welde, sposata con Wilhelm Spielmann: fu lui a decidere la costruzione del nuovo birrificio a Plankstadt, visto che non era più possibile aumentare la produzione nella vecchia sede di Schwetzingen.
Nel 1981 il piccolo brewpub di città venne quindi trasformato nella moderna Weldebräu, guidata dal figlio Hans Spielmann: oggi sono circa 100.000 gli ettolitri prodotti ogni anno. In sala cottura c’è al momento il birraro Stephan Dück, mentre la parte commerciale e strategica è affidata al Max Spielmann, diplomato biersommelier con alla spalle una breve esperienza in Heineken. Alle birre della tradizione anche Weldebräu come molti altri birrifici tedeschi affianca una linea “craft” della quale al momento fanno parte la Welde Craft Pepper Pils (pils con pepe rosa), Welde Craft Pale Ale, Welde Craft Citra Helles, Welde IPA, Badisch Gose con sale e coriandolo e una Bourbon Barrel Bock che ha catturato la mia attenzione.
La Bourbon Barrel Bock di Weldebräu è in realtà un blend proveniente da tre botti (bourbon, rum e tequila) nella quale la birra ha riposato per tre mesi. E’ di un bel color oro antico e forma una generosa testa di schiuma, cremosa e compatta, dall’ottima persistenza. Al naso non c’è purtroppo molto e i profumi vanno cercati col lanternino: biscotto, pane, un ricordo di miele, qualche traccia di legno. Non è esattamente quello che t’aspetteresti da una birra che nata da un blend di tre botti contenente distillati. Fortunatamente le cose vanno un po’ meglio al palato: il passaggio in botte ha giocoforza tolto alla bock quelle che dovrebbero essere le sue caratteristiche principali, ovvero fragranza e freschezza, ma tale assenza dovrebbe essere "compensata" dai benefici del Barrel Aged. Pane, biscotto e miele sono comunque presenti ma l’apporto delle botti è timido e si fa attendere sino alla fine del percorso, quando emerge una nota etilica piuttosto evidente che evoca soprattutto la tequila: delle altre due botti, e mi riferisco in particolare a quella ex-bourbon che dà il nome alla birra, onestamente non avverto la presenza. La bevuta è comunque gradevole, pulita e bilanciata ma il risultato lascia un po’ di delusione soprattutto per la mancanza di profondità, spessore e complessità. Sarebbe legittimo pretendere un po’ di più di un lieve sapore di tequila in una bock.
Formato 33 cl., alc. 6.5%, IBU 28, scad. 28/08/2019, prezzo indicativo 3.00 Euro (beershop) NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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