One-shot, collaborazioni, special editions: fino a qualche anno fa questo era il pane quotidiano del birrificio Toccalmatto, sempre pronto ad incalzare i bevitori con qualcosa di nuovo da provare. Nel 2017 il birrificio guidato da Bruno Carilli ha stretto una importante partnership con la beerfirm belga Coulier e da allora la strategia commerciale è stata modificata. Fu lo stesso Carilli ad ammetterlo in un’intervista a Fermento Birra: “non puoi continuare ad inseguire un mercato schizofrenico, modaiolo, publican volubili. Vedo qualche birrificio seguire trend produttivi effimeri, fare birre modaiole, ma è una politica cieca che non paga, tutt’altro. Te lo dice uno che ha lanciato mode, che ha fatto molte one-shot, ma poi le birre che vendi sono altre, devi creare degli standard e puoi farlo anche con birre molto caratterizzate, solo che devi venderle”.
Va bene “divertirsi”, va bene far parlare di sé ma alla fine del mese bisogna fatturare e l’impianto deve funzionare, soprattutto se di “grosse” dimensioni: “noi di Toccalmatto abbiamo già fatto un investimento importante due anni fa con l’acquisto del nuovo impianto, un investimento sostenibile attraverso un indebitamento non rischioso. Ma non basta. Sono necessarie risorse per assumere personale, soprattutto in ambito commerciale, oltre che per la comunicazione e per il marketing. Per fare lo scalino puoi vendere alla grande industria o puoi accordarti con i tuoi simili. Io ho preferito la seconda scelta”.
Le birre Caulier vengono dunque prodotte oggi a Fidenza con l’obiettivo dichiarato di raggiungere 20.000 ettolitri l’anno entro 24 mesi. In aggiunta a questi ci sono i volumi della gamma La Brassicola che Toccalmatto produce per una catena di discount italiani. Meno varietà e più quantità. Sembrerebbe essere questo l’unico modo per sopravvivere: “rimanere in una fascia intermedia a livello dimensionale è pericolosissimo. Il mercato è cambiato e sta cambiando. Noi ci siamo salvati perché abbiamo investito in maniera assennata e graduale. Arrivi però ad un certo punto che devi cambiare il mercato, la distribuzione, e da solo non puoi farcela. Secondo me chi produce tra i 1000 e i 7000hl annui rischia molto”.
Rimini, febbraio 2012: la manifestazione oggi nota come Beer Attraction in quell’anno si chiamava Selezione Birra. Per l’occasione Toccalmatto presentò al pubblico la nuova linea di Barley Wine. Alla Dudes, versione base ”maturato in bottiglia per un minimo di 9 mesi”, vengono affiancate le varianti Salty Dog (invecchiata in botti ex- Caol Ila), Ombra (grappa) e Bedda Matri (Marsala). Qualche anno dopo arriverà anche Sugar Kane, invecchiata in botti ex-rum.
Dalla cantina recupero quella che dovrebbe essere il primo lotto di Dudes, birra prodotta nel 2011 e messa poi in vendita l’anno successivo. Nel bicchiere è piuttosto torbida, di color ambrato con intense venature rossastre: la foto la rende molto più scura delle realtà. In superficie si forma una manciata di bolle grossolane che svaniscono immediatamente. L’aroma è un po’ stanco ma si porta dietro il cosiddetto “fascino dell’età”: prugna disidratata, frutti di bosco, cuoio, vino marsalato, accenni di ciliegia sciroppata, qualche frammento di cartone bagnato. L’assenza di schiuma è purtroppo indicatore di una birra piatta: anche se un po’ indebolita dagli anni, la sensazione palatale è tuttavia ancora morbida e gradevole. Il gusto mostra buona corrispondenza con l’aroma: alla prugna disidratata e ai frutti di bosco s’aggiungono lievi note biscottate e caramellate prima che Dudes entri nel territorio dei vini marsalati per poi riposarsi su di una piccola poltrona di cuoio. E’ solo qui che l’alcool si fa finalmente notare in un finale lungo, caldo e avvolgente.
I sette anni in cantina le hanno dunque fatto bene? Indubbiamente è una birra che ha già intrapreso la parabola discendente: leggere tracce di cartone bagnato ed ematiche spuntano fuori di tanto in tanto, c’è una lieve astringenza e mancano le bollicine. Il risultato è tuttavia ancora godibile e le connotazioni positive sono ancora dominanti rispetto a quelle negative. Toccalmatto dichiara che “può invecchiare decenni”, ma se ne avete ancora una bottiglia in cantina io non aspetterei molto ad aprirla, fossi in voi.
Formato 37,5 cl., alc. 12%, lotto 11018, scad. 04/2026, pagata 9.00 euro (beershop) NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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