venerdì 15 febbraio 2019

Dry & Bitter Double Dippy Doo

Del birrificio danese Dry & Bitter abbiamo già parlato in più di un’occasione. Alla guida ci sono Søren Wagner e Jay Pollard, proprietari anche del noto beer bar di Copenhagen chiamato Fermentoren,  24 spine tutte dedicate al craft e una succursale aperta di recente ad Aarhus. Nel 2015 i due soci rilevarono anche il birrificio Ølkollektivet che produce per moltissime beer firm danesi ed ora lo utilizzano, oltre che per realizzare le birre destinate al Fermentoren, anche per il loro marchio Dry & Bitter, lanciato nello stesso anno. Da notare che Wagner possiede già un'altra beefirm, Croocked Moon. 
IPA e dintorni la fanno da padrone nel portfolio di un birrificio che opera in una città molto attenta alle mode: in questo senso sorprendeva, fino a pochi mesi fa, la completa assenza del sotto-stile di IPA più in voga al momento, ovvero il New England/Hazy/Juicy. Una mancanza alla quale Dry & Bitter ha rimediato solo lo scorso novembre quando sono arrivate quasi contemporaneamente le Double NEIPA Juicy Gotcha Krazy, realizzata in collaborazione con gli americani di Interboro Spirits & Ales, e la Double Dippy Doo. Qualche settimana fa ha invece debuttato la NEIPA /JU:-DAB/  (6.3%) e, prossimamente, sarà disponibile la NEIPA Yoga Dog, collaborazione con il birrificio italiano Vento Forte.

La birra.
E' arrivata il  15 novembre 2018 alle spine del Dispensary e di altri bar selezionati a Copenhagen la NEIPA Double Dippy Doo: Citra e Simcoe sono i luppoli protagonisti di una birra la cui ricetta annovera anche una buona percentuale di avena e frumento. I due dinosauri protagonisti della grafica alle spine sono stati sostituiti, sull’etichetta delle lattine, da una serie di psichedeliche montagne, o forse onde sonore? 
Nel bicchiere assomiglia visivamente ad un torbido succo alla frutta, pera nello specifico: arancio pallido, schiuma scomposta ma dalla buona persistenza. L’aroma non lo definirei esattamente elegante o raffinato ma c’è quell’esplosività, quella sfacciataggine che t’aspetti di trovare in questo tipo di birre: un carattere tropicaleggiante non troppo definito nel quale emergono soprattutto ananas e mango, affiancati da arancia e mandarino. Il protocollo NEIPA prevede anche una sensazione palatale morbida e quasi masticabile, obiettivo in questo caso raggiunto solo a metà. C’è effettivamente una che di  chewy/masticabile ma è ingombrante piuttosto che vellutato o setoso: d’accordo, è una Double IPA (7.5%) e nessuno vorrebbe tracannarla, ma si potrebbe onestamente fare di meglio. Neppure il gusto mi convince del tutto: ci trovo la stessa scarsa definizione dell’aroma ma con un’intensità minore. La prima parte della bevuta è un gradevole tappeto tropicale dolce che pian piano va sfumando in un finale leggermente aspro di frutta acerba; la chiusura è abbastanza secca, l’amaro resinoso è molto delicato ma riesce tuttavia a provocare un leggero bruciore al palato. 
Ad un mese dalla messa in lattina la freschezza di questa Double Dippy Doo è fuori discussione ma il risultato è solo discreto, soprattutto in bocca: non c’è quell’intensità fruttata e sfacciata tale da poterle perdonare la scarsa pulizia e il lieve “effetto pellet” finale. Per entrare nell’olimpo delle NEIPA europee c’è ancora da lavorare.
Formato 44 cl., alc. 7.5%, imbott. 16/01/2019, scad. 16/07/2019, prezzo indicativo 7.00-8.00 Euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio

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