Del birrificio AleSmith (San Diego, California) trovate diverse tracce sul blog: non dovete far altro che seguirle. Fondato nel 1995 dall’ex-homebrewer Skip Virgilio e Ted Newcomb quando a San Diego era attivo solamente un altro birrificio artigianale, Karl Strauss, AleSmith è stato rilevato nel 2002 da Peter Zien, ex-homebrewer ed appassionatissimo beer-hunter che lo ha portato ai fasti odierni. Nel 2014 un piano di espansione da 15 milioni di dollari ha permesso di inaugurare il nuovo impianto da 80 HL in uno stabilimento da 10.000 metri quadri in Empire Road, poi rinominata AleSmith Court dalla città di San Diego, a pochi isolati di distanza dallo storico capannone dove tutto è iniziato. Il potenziale annuale arriva oggi a 250.000 ettoltri e, finalmente, le tipiche ma poco pratiche bottiglie da 75 centilitri sono state affiancate da più piccoli e pratici formati: lattine (50 e 35.5 cl) e bottigliette.
Il Barley Wine d’ispirazione americana Old Numbskull non è sicuramente il maggior successo commerciale di AleSmith ma è una birra che ha regalato a Peter Zien molte soddisfazioni e riconoscimenti: medaglia d’argento al Great American Beer Festival del 2008 e del 2011, oro nell’edizione 2013, oro alla World Beer Cur del 2008, bronzo alla World Beer Cup 2012 e alla San Diego International Beer Competition del 2014. Ne esistono ovviamente diverse versioni passate in botti di Bourbon, Brandy, Rum e Rye Whiskey, giusto per elencare quelle presenti sui siti di beer-rating. Il perché del nome è presto detto: “i barley wine si rifanno alla tradizione inglese e la tradizione vuole che il nome inizi con la parola Old. Old Nick (Young's), Old Jack… dopo averne bevuti una paio di bicchieri sarete anche voi d’accordo che Old Numbskull (il vecchio sciocco, stupido) è un nome abbastanza appropriato. Inoltre ci ricorda I tre marmittoni, una delle più belle commedie di tutti i tempi: vi farà sorridere ancora prima d’averlo assaggiato".
La birra.
A quattro anni dall’imbottigliamento Old Numbskull si presenta ancora splendida anche se la foto non le rende giustizia: vestita di ambrato carico, molto luminoso e ravvivato da profondi riflessi color rubino, forma una cremosa e compatta testa di schiuma piuttosto generosa. Al naso emergono profumi di toffee, prugna e uvetta, ciliegia, frutta secca a guscio, mela, accenni di marzapane e di cartone bagnato, questi ultimi molto sotto traccia. Il mouthfeel è piuttosto morbido, il corpo si mantiene sul versante medio e la bevuta prosegue in piena corrispondenza con l’aroma. Frutta sotto spirito, caramello, biscotto e qualche accenno nutty delineano un profilo maltato intenso e piuttosto dolce che viene bilanciato da una chiusura amara nella quale si fanno ancora notare, dopo quatto anni, le note resinose dei luppoli americani; non l'ho mai provata "giovane" ma da quanto leggo in giro l'amaro si farebbe sentire parecchio. L’alcool si sviluppa in un crescendo armonico che parte quasi in sordina e sfocia in un finale molto caldo e coinvolgente, potente, lunghissimo. Pulito, bilanciato, intenso: nulla da eccepire su questo American Barley Wine di AleSmith.
Devo però fare qualche considerazione personale strettamente legata al mio gusto: le interpretazioni americane dello stile continuano a non convincermi. Non riesco a digerire completamente le note resinose dei luppoli americani in un contesto che tende quasi a respingerle, anziché accoglierle. Fino ad ora pochissimi American Barley Wine - benché ottimi - sono riusciti a trasmettermi sensazioni paragonabili a quelle dei grandi Barley Wine inglesi.
Formato 75 cl., alc. 11%, imbott. 14/12/2014, prezzo indicativo 14.00-20.00 euro (beershop)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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