La storia di Wild Beer Co. che avevo riassunto qui un paio di anni fa inizia a giugno del 2012, quando gli impianti del birrificio non erano ancora pronti e Brett Ellis ed Andrew Cooper fanno la loro prima cotta presso la Arbor Ales. L'idea di questa birra era venuta loro dopo aver assaggiato, al Great British Beer Festival, La Roja degli americani di Jolly Pumpkin, e qualche giorno dopo una bottiglia di Gales Prize Old Ale. Per un birrificio che sceglie di chiamarsi "Wild", la birra di debutto chiamata "Modus Operandi" simboleggia quello che sarà il loro principale processo produttivo: lieviti selvaggi, affinamenti in botte, blend di birra invecchiata e birra fresca.
Nello specifico, per realizzare questa Modus Operandi viene prodotta una Old Ale che inizialmente viene messa ad invecchiare in botti di bourbon. Il risultato finale non soddisfa completamente i birrai, che decidono allora di utilizzare anche botti ex-vino. Al momento della messa in bottiglia viene realizzato il blend che comprende birra fresca, birra invecchiata in botti ex-bourbon e birra affinata per 90 giorni in botti ex-vino, in compagnia dei batteri naturalmente presenti nel legno.
Si presenta piuttosto torbida e di colore ambrato con qualche venatura rossastra; la schiuma è fine e cremosa ma la sua persistenza non è molto prolungata nel tempo. L'aroma è piuttosto invitante e molto ben assortito, ed è proprio la schiuma ad emanare i profumi migliori. Ci sono sentori di ciliegie, fragole e lamponi, frutti di bosco maturi, legno, vaniglia ed aceto balsamico, che vengono affiancati da quelli più aspri di visciole, aceto di mela e mela rossa. L'aroma è elegante e pulito, ma purtroppo svanisce quasi completamente assieme alla schiuma.
Le aspettative (alte) si sono comunque ormai create ma il primo sorso di questa bottiglia mi riporta subito con i piedi per terra; il gusto è molto meno ricco ed intenso dell'aroma, rivelandosi piuttosto confuso ed incomprensibile. Mi riesce persino difficile descriverlo, e quando chi beve non riesce a parlare facilmente di quello che ha nel bicchiere le cose non vanno molto bene. C'è una sottile base dolce (caramello, ciliegia?) ma soprattutto una componente più aspra (aceto di mela) con qualche sconfinamento nel lattico. La bevuta si trascina in assenza d'intensità e di pulizia, in un qualcosa indefinito e slavato, quasi evanescente, fin troppo leggero per l'alcool dichiarato (7%); per una volta mi trovo davvero in difficoltà a parlare di quello che sto bevendo e che mi lascia molto deluso.
Facendo il conto alla sesta bottiglia di Wild bevuta il risultato è perfettamente in parità: luci ed ombre, tre a tre. Un bilancio assolutamente non soddisfacente, non sono birre economiche e le possibilità che una bottiglia su due non sia proprio memorabile è troppo elevata. Molto bene Ninkasi ed Evolver IPA, bene Epic Saison, da dimenticare tutto il resto che trovate qui; nell'attesa che il birrificio trovi quella fondamentale costanza produttiva, soprattutto per quel che riguarda i "blend" di birra giovane e barricata, andateci cauti e incrociate le dita, se proprio vi decidete ad acquistare.
Formato: 33 cl., alc. 7%, scaf. 16/05/2016, pagata 4.52 Euro (beeershop, Inghilterra).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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