Nel diciannovesimo secolo la città belga di Gand/Ghent era un importante polo industriale, dominato dall'industria tessile; i lavoratori erano spesso sottoposti a massacranti turni di dodici ore per poi ritornare a dormire in degradati alloggi privi di ogni forma d'igiene. Edward Anseele nel 1880 fondò la cooperativa sociale Vooruit: si trattava inizialmente di un panificio dove gli associati potevano acquistare il pane ricevendo in cambio, nel corso dell'anno, una parte del ricavato sottoforma di buono spesa da poter utilizzare per altri acquisti di prodotti della cooperativa. Ben presto oltre al pane arrivò il caffè, il vestiario, una biblioteca, un bar e una sala dove potersi incontrare, dando così inizio al primo circolo "socialista" di Gand. I benefici per gli associati furono sempre maggiori; chi non poteva lavorare per malattia avevano gratis pane e assistenza medica, i membri più anziani ricevevano una piccola pensione basata sul volume dei loro acquisti presso la cooperativa.
Ma Anseele si spinse oltre: visto che le condizioni di lavoro nelle fabbriche di Gand erano pessime, fondò lui stesso un mulino, un birrificio e uno zuccherificio assumendo personale retribuendolo in modo migliore; nel 1913 la cooperativa fondò anche una banca. La necessità di ampliare i locali portò all'acquisto di un terreno nel centro di Gand dove fu poi costruito nel 1913 l'edificio che oggi ospita il centro culturale Vooruit; il palazzo sopravvisse alle due guerre mondiali in quanto sequestrato dai tedeschi che lo trasformarono in una sorta di dormitorio per i propri soldati. Nel 1946 la cooperativa rientrò in possesso dei locali, ma con il passare degli anni il Vooruit entrò in crisi; gli operai iniziavano a migliorare il proprio livello di vita e preferivano quindi spendere i propri soldi in altri luoghi più attraenti. Il cinema ed i concerti che si tenevano nella sala spettacoli non erano più redditizi ed il palazzo necessitava di profondi interventi di restauro per i quali non c'erano le risorse comiche; negli anni '70 l'unico luogo ad essere ancora aperto era il bar, ma gli incassi non bastavano a coprire le spese. Un gruppo di giovani ottenne l'uso della sala concerti negli anni '80, sul cui palco si esibirono molti artisti locali; lavoratori volontari s'incaricarono di ripulire i locali dagli escrementi e dalle carcasse di piccioni che si erano accumulati nel corso del tempo. Qualche anno dopo l'edificio ebbe il riconoscimento di "monumento nazionale" e furono finalmente stanziati i fondi necessari per il restauro, portato a termine nell'anno 2000. Al Vooruit si esibirono, tra gli altri, i Nirvana, Sinéad O’Connor e the Red Hot Chili Peppers; furono organizzate mostre, dibattiti, eventi culturali. Oggi al Kunstencentrum Vooruit lavorano circa un centinaio di persone che accolgono oltre trecentomila visitatori l'anno.
Nel 2013 il centro decide di celebrare il suo centenario riportando in vita una delle birre che un tempo venivano prodotte dal birrificio "sociale": è la Triomfbier, la cui realizzazione viene affidata alla Brasserie Dupont. Gli ingredienti sono tutti biologici, con una piccola percentuale di malto torbato.
All'aspetto è di color ambrato chiaro, opaco, con una schiuma biancastra cremosa un po' scomposta e non molto persistente. Il naso è pulito e discretamente intenso, con il lievito di casa Dupont ben in evidenza: una leggera speziatura dalla quale emerge soprattutto il pepe, gli esteri fruttati (arancia, albicocca), le note maltate di biscotto; l'affumicatura è davvero leggera e si avverte solo quando la birra si scalda. La carbonazione è belga, tipicamente vivace, con un corpo medio-leggero e la grandissima scorrevolezza di tutte le birre Dupont. L'affumicato è molto delicato anche in bocca, dove c'è una fragrante base maltata (biscotto e miele) seguita dal dolce della pesca, dell'albicocca e dell'arancia; l'intensità scende un po' troppo bruscamente nel finale terroso ed erbaceo, piuttosto corto e "macchiato" da un breve passaggio acquoso che di fatto "spegne" la birra, forse volutamente, per permettere alle note di torba di fare una veloce apparizione nel retrogusto. Equilibrio e pulizia non mancano, l'alcool è ovviamente impercettibile e l'affumicatura ben convive con il carattere belga, un connubio che mi aveva fatto un po' dubitare a priori. Si tratta tuttavia di una convivenza da "separati in casa", nel senso che l'affumicato si percepisce solamente nel momento in cui gli altri profumi e sapori vengono a spegnersi.
Formato: 75 cl., alc. 6%, lotto 17276A 09:57:48, scad. 10/2016, pagata 3.10 Euro (drink store, Belgio).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.