Terzo incontro sul blog con il Birrificio Conte Gelo, operativo dal 2014 a Vigevano in Lomellina, zona ad elevata concentrazione birraria: il nome che può sembrare alquanto particolare in realtà è l’unione dei cognomi dei due proprietari, Paola e Andrea (Conte-Gelo). Entrambi appassionati birrofili e beer-hunter, hanno abbozzato a metà 2013 il progetto per aprire un proprio birrificio, idea che si è poi concretizzata ad ottobre 2014. In sala cottura c’è Davide Marinoni, homebrewer (con alle spalle corsi di degustazione Unionbirrai I° e II° livello) che è poi passato nel mondo dei professionisti con un periodo di apprendistato da Bad Attitude ed un’esperienza al BQ di Milano. Dopo l’imperial stout Kamchatka e la Golden Ale Gragnola è il momento di stappare una bottiglia di Lavalanga, la tripel della casa, prodotta dal 2014.
L’ispirazione anche in questo caso non poteva essere che lei, la “madre di tutte le tripel”, ovvero sua maestà Westmalle: zucchero candito, malti chiari e lievito trappist, 9.5% ABV. Il rigore della tradizione è spezzato dall’aggiunta di un po’ di scorza d’arancia in bollitura, licenza “poetica” che il Conte Gelo ha voluto prendersi. In etichetta una caricatura di uno del proprietari del birrificio, Andrea Gelo, inseguito dalla massa nevosa della valanga. Una tripel può senz’altro riscaldarvi dal freddo, ma può anche essere una pericolosa slavina che si abbatte su di voi se esagerate nella quantità.
La birra.
Nel bicchiere è di un luminoso color arancio, leggermente velato; la schiuma è cremosa e compatta ed ha una buona persistenza. Al naso una delicata speziatura introduce profumi di biscotto e zucchero candito, frutta secca a guscio, frutta candita: c’è un buon livello di pulizia ma l’intensità non è particolarmente elevata. Al palato è morbida e scorre abbastanza bene, nonostante una gradazione alcolica “pericolosa”: qualche bollicina in più per il mio gusto personale le donerebbe maggior vitalità. Coerente con l’aroma, la bevuta ripropone biscotto, frutta sciroppata (albicocca, pesca) e candita, un tocco di miele: l’alcool non è nascosto in modo subdolo come nei migliori esemplari di scuola belga ma non alza mai la testa più del dovuto. Il finale è abbastanza secco, delicatamente speziato e con un leggerissimo tocco amaricante di scorza d’arancia. Buona interpretazione di stile per questa Lavalanga, alla quale manca un po’ di espressività e, in alcuni passaggi, sembra procedere un po' con il freno a mano tirato; a mio giudizio una maggiore secchezza e acidità potrebbero donarle una quella freschezza e facilità di bevuta fondamentale per trasformare una tripel in una pericolosa arma di distruzione, come ad esempio questa.
Ringrazio il birrificio per avermi inviato una bottiglia d’assaggiare. Formato 33 cl., alc. 9.5%, lotto 3217, scadenza 01/2019.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Nessun commento:
Posta un commento