Guinness, un nome che non ha certo bisogno di presentazioni e che con il tempo è divenuto, per i meno "esperti", a coincidere con la definizione dello stile "stout"; ci è capitato più di una volta, parlando con qualche addetto allo stand di microbirrifici italiani, di sentir definire la propria birra "scura" come "una tipo Guinness". Le cose sono comunque molto cambiate da quel 1759 in cui Arthur Guinness acquistò la St. James Gate Brewery di Dublino. Nel 1886 il figlio Edward vende il 65% delle quote societarie alla borsa di Londra, e dal 1997 il marchio è controllato dalla Diageo, formatasi dalla fusione tra Guinness e Grand Metropolitan (società inglese che controlla hotel, pub, casino e centri vacanze). Immenso il portafoglio di marchi gestito dalla Diageo che, sino al 2000, controllava anche il colosso fast food caduto in disgrazia Burger King; tra i più famosi, citiamo la vodka più venduta al mondo (Smirnoff), il whisky più venduto al mondo (Johnnie Walker), il liquore più venduto al mondo (Baileys), la tequila Josè Cuervo e il 34% di partecipazione societaria in Moët Henness (cfr. lo champagne Moët & Chandon). Se ancora non siete virtualmente ubriachi, in ambito strettamente brassicolo abbiamo Harp e Kilkenny, tra i brand più famosi. Curioso lo studio che fu fatto qualche anno fa dall'americana Food Technologies, alla ricerca di una risposta alla domanda che si sono posti migliaia di estimatori della più venduta stout al mondo. La Guinness più buona è quella che si beve in Irlanda ? Una ricerca abbastanza divertente che fu anche ripresa a suo tempo da Cronache di Birra. Mai ci saremmo attentati di acquistare in Italia una lattina o una bottiglia di Guinness, ma, incuriositi dal punteggio (97) dato dai raters su Ratebeer, abbiamo prelevato presso la grande distribuzione una bottiglia di Special Export. Secondo Wikipedia fu prodotta su licenza da John Martin (Belgio) per la prima volta nel 1912; nel 1930 fu la prima varietà di Guinness ad essere pastorizzata. L'aspetto è rassicurante: marrone scurissimo, schiuma color cappuccino, fine, pannosa, affonda lentamente e silenziosamente al centro del bicchiere. L'aroma è quasi assente; a fatica riusciamo a captare qualche sentore di mirtilli. Al palato le cose peggiorano: in evidenza c'è l'alcool, a sovrastare quasi completamente la tostatura dei malti; non c'è traccia di caffè e, soprattutto, non c'è pulizia. Nel finale emerge un po' di frutta sotto spirito, prima di un retrogusto amaro molto sgradevole e ricco di gomma bruciata. Il corpo è medio, c'è una morbidezza tutto sommato discreta (anche siamo lontani dall'idea di "cremosità") ma è davvero l'unica cosa positiva che siamo riusciti a tirare fuori da questa bottiglia, che si finisce davvero con grossa fatica. Maltrattamento subito dalla grande distribuzione? Per confermarlo, provatela anche voi; noi abbiamo già "dato". Formato: 33 cl., alc. 8%, lotto 1085BE019, scad. 25/09/2012, prezzo 1.59 Euro.
Ti consiglio di riprovarla perché si tratta invece di un'ottima birra.
RispondiEliminaGrazie del consiglio, la riprovo alla prossima occasione allora. Sarà capitata una bottiglia poco in forma.
Eliminaconcordo con lizzard.
RispondiEliminal'ho trovata una birra veramente ottima.
A me sembra la migliore delle Guinness, peccato che è difficile da trovare. Poi, de gustibus...
RispondiEliminaConfermo tutto...poco aroma, tanto alcol
RispondiEliminaBevuta oggi per la prima volta,acquistata al supermercato,la prima cosa che sento è l'alcool poi il tostato. Se in una birra sento subito l'alcool la giudico pessima,ben che vada mediocre
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