E' passato circa un anno dai primi assaggi firmati Birra Bellazzi, la beerfirm bolognese che a quel tempo si era da poco affacciata sul mercato, fondata da diversi soci dei quali Federico Bianco e Alessandro Sanna sono i due che maggiormente si espongono socialmente e mediaticamente. In questi dodici mesi i ragazzi di Bellazzi (scusate la rima) non sono certo stati con le mani in mano. Tre nuove birre: la My Bo (una "california" Maibock, ossia una Maibock molto luppolata, credo), una saison estiva chiamata Jana ed una versione speciale della Jake, per festeggiare il primo compleanno, dal delirante nome "Pimped Poppi Puppamela". E mi sono anche arrivate voci (in attesa di smentita) che dovrebbero essere già in cantiere i lavori per la costruzione dei propri impianti di produzione.
Torniamo alla sostanza; come dicevo, Jana è il nome dato all'ultima nata in casa Bellazzi che è stata presentata un mesetto fa (il 3 Luglio, per la precisione) al Green River pub della "universitaria" via Petroni di Bologna. Prodotta anch'essa presso gli impianti di Retorto (Piacenza), Jana vede l'utilizzo di scorza di pompìa, un'agrume del quale ammetto di ignorare l'esistenza e che credo sia stato portato "in dote" dalle origini sarde del birraio Alessandro Sanna. La pompìa, detta anche citrus mostruosa, è un agrume molto grande (può arrivare a pesare 700 grammi), simile al cedro, dalla buccia molto spessa e ruvida, deforme. Cresce solo in Sardegna, nel territorio di Siniscola, e viene raccolta da novembre a gennaio; da quanto ho capito l'unica parte di questo agrume che viene utilizzata (soprattutto in pasticceria) è la parte bianca sottostante alla scorza. Dopo aver grattato via la scorza e levata la polpa "interna", particolarmente amara, rimane una specie di involucro bianco che viene lessato, immerso nel miele millefiori e lasciato raffreddare. Con i filetti di pompìa candita si prepara inoltre la "s'aranazata", una torta fatta di mandorle, miele e confetti colorati.
Ma torniamo alla birra; Jana, oltre alle scorza di pompìa, malto d'orzo e luppolo, vede l'utilizzo di zucchero, frumento e malto di segale. Nel bicchiere è di color arancio, opalescente; la schiuma è bianca e quasi pannosa, "croccante", a trama abbastanza fine e dalla discreta persistenza. Aroma molto fresco e pulito, di fiori bianchi, pera e banana, qualche sfumatura acidula e, quando la birra si scalda, più dolce di polpa d'arancia e di albicocca. Netta la presenza di agrumi ed io chiamo in causa il cedro, non avendo mai avuto l'occasione di annusare una pompìa. Al palato risulta vivacemente carbonata, dal corpo leggero e dalla consistenza acquosa; l'imbocco è leggermente malnato con crackers e cereali seguiti da lievi note di banana e di arancia. E' una saison lievemente acidula e molto attenuata, che chiude con una lieve astringenza ed un finale un po' timido, leggermente amaro, di scorza d'arancio e di cedro. Molto ben profumata, e pulita, scivola forse via un po' troppo in fretta nel finale; peccato solo per quella lieve astringenza che, invece che dissetare, tende a ri-assetare ed a far prendere nuovamente il bicchiere in mano. Per quella che è una prima cotta, la partenza è buona anche se quel carattere rustico che vorrei trovare in ogni Saison non è qui particolarmente in evidenza; ma con i dovuti accorgimenti, Jana potrebbe diventare la Bellazzi estiva per eccellenza.
Formato: 50 cl., alc. 5.5%, IBU 37, lotto 14028, scad. 06/2015, pagata 5.00 Euro (beershop, Italia).
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