lunedì 11 agosto 2014

Prairie Artisan Ales Merica

Di Prairie Artisan Ales vi avevo brevemente accennato qualche settimana fa in occasione di una collaborazione con Mikkeller chiamata American Style; la fondano i fratelli Chase e Colin Healey nel 2012, entrambi con un lungo passato da homebrewers. Nel mondo dei professionisti entrano da una sorta di ingresso secondario: non con impianti propri, ma con la formula del "beer firm". Trovano casa alla Choc Beer di Krebs, Oklahoma, dove producono tutte le loro birre; il sito internet è molto curato, le etichette (disegnate da Colin, che si occupa anche di marketing) sono davvero molto belle, ma alla Prairie sono abbastanza avari nel fornire informazioni storiche sul loro passato. Bisogna googolare un po' per scoprire che Chase, il birraio, ha una passato alla COOP Ale Works ed alla Redbud  (entrambe in Oklahoma). E' proprio alla Redbud che si fa conoscere, sperimentando con i lieviti da vino, da champagne e quelli "selvaggi"; la Redbud oggi non esiste più, ma è con una birra chiamata Cuvee Three che Chase Healey attira l'attenzione dell'importante distributore Shelton Brothers. Una volta nato il marchio Prairie Artisan Ales, i fratelli Healey firmano subito un contratto per la distribuzione in molti stati americani e per l'esportazione all'estero. Il successo garantisce i fondi necessari per la pianificazione del proprio birrificio, e l'inaugurazione avviene a dicembre 2013, alla porta di Tulsa; il focus è quello degli affinamenti e degli invecchiamenti in botte. Come viene anche descritto sulla pagine di Kickstarter, dove il birrificio richiedere diecimila dollari di crowdfunding per collaborare alla costruzione di un birrificio "to brew 100% oak aged beers". Al tempo stesso, una parte delle birre vengono ancora prodotte all'esterno per poter soddisfare le richieste del mercato.
E così è anche per questa Saison/Farmhouse Ale chiamata Merica, (abbreviazione informale che sta ovviamente per America), che viene ancora prodotta a Krebs, come correttamente indicato in etichetta. 
Cercavate una dimostrazione empirica del "less is more" in ambito brassicolo? Eccola qua, e si chiama Merica: un solo malto (Pilsner), un solo luppolo (Nelson Sauvin) e le magie fatte dal lievito "farmhouse" proprietario del birrificio che, in realtà nasce dall'incontro di due ceppi di brettanomiceti e di uno di vino.  Di aspetto arancio molto pallido, opaco, forma un ampio cappello di schiuma bianchissima quasi pannosa, compatta e molto persistente. L'aroma è interessantissimo e fresco, vivace: si aprono le danze con leggeri sentori di acido lattico e di uva bianca, poi note rustiche di sudore, di formaggio, di "granaio". Il bouquet si amplia con la scorza di limone e di lime, i fiori bianchi, il cedro e, quando la birra si scalda, l'asprezza viene un po' smussata da note di pompelmo rosa. Già il colore di questa birra inneggia all'estate, ed è sufficiente un solo sorso per rendersi conto di trovarsi nel bicchiere una birra perfetta per i giorni più caldi dell'anno: lievissime note di pane, una lievissima acidità lattica e poi sono le note aspre dell'uva spina, del cedro, del pompelmo e del limone a rinfrescare e a dissetare il palato. L'asprezza viene parzialmente stemperata dal dolce dell'ananas e della pesca bianca, la birra è leggera, vivacemente carbonata, scorrevole ma non sfuggente. E l'alcool? L'etichetta dichiara 7.5%, ma è difficile accorgersene. Il gusto è molto meno rustico dell'aroma, privilegiando la pulizia e l'eleganza: chiude con un bell'amaro "zesty", ricco di scorza d'agrumi e con qualche sfumatura erbacea, che pulisce il palato in maniera impeccabile ed invita il sorso successivo. Avete caldo e volete "dissetarvi come se non ci fosse un domani?" Pensate a Merica: lievemente vinosa, molto ben assemblata, con un gran bel dialogo tra tutte gli elementi.  Non è una birra economica, ma si trova anche in Italia, e per una volta potete fare un piccolo sacrificio che, credo, non rimpiangerete.
Formato: 50 cl., alc. 7.5%, IBU 30 (?), scad. 12/2020, pagata 12,50 Euro (beershop, Italia).

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