martedì 8 settembre 2015

Poperings Hommelbier

Strano destino quello di Poperinge, la “capitale” belga del luppolo; nonostante da questa città provenga di gran lunga la maggior parte del raccolto nazionale, sino allo scorso anno non vi era presente nessun birrificio. Ma a parte la recente apertura del micro De Plukker, all’interno della omonima azienda agricola, vi basterà un breve viaggio in automobile (o in bicicletta, se volete sentirvi autoctoni) per entrare in una regione ad alta densità quantitativa e qualitativa: una quindicina di chilometri a nord  ecco l’abbazia di St. Sixtus e De Struise, una decina ad est  ci sono St. Bernard e Van Eecke.  
La storia di quest'ultimo inizia nel 1624 quando i conti Van Yedeghem costruirono un birrificio all’interno del proprio castello di Watou; nel 1795 i nobili furono costretti all’esilio in Inghilterra a causa dei tumulti della rivoluzione francese che intendeva ghigliottinarli. Un contadino si prese a carico la ricostruzione del birrificio che nel 1820 ritornò operativo con il nome "In de Gouden Leeuw"; la famiglia Van Eecke – sembra a seguito di un matrimonio -  entrò poi in possesso dell’intero castello e birrificio annesso nel 1862. 
La zona di Poperinge e della vicina Ypres/Ieper, prossima al confine franco-belga, fu un sanguinosissimo teatro di battaglia della prima guerra mondiale le cui devastazioni fortunatamente lasciarono il castello ancora in piedi ma distrussero completamente tutte le piantagioni di luppolo, che furono faticosamente ripristinate dai contadini. Fino agli anni 40 del secolo scorso il birrificio ebbe una rilevanza soprattutto locale; nel 1944, probabilmente per competere con le strong ales che venivano prodotte dalla vicina abbazia di St. Sixtus/Westvleteren, Van Eecke lancia la gamma “di birre d’abbazia”  Het Kapittel che vengono spedite in tutto il Belgio e nel nord della Francia. Alla morte di Albert Van Eecke (1962) il birrificio viene ereditato dal cognato Leroy proveniente dalla vicina Boezinge la cui famiglia era proprietaria – da sette generazioni – del birrificio Het Sas  dove, a partire dal 1995, verranno poi imbottigliate tutte la birre della Brouwerij Van Eecke. 
E’ il birraio Karel Leroy, nel 1981, a disegnare la ricetta di quella che diventerà abbastanza rapidamente la birra più rappresentativa (e venduta) della propria produzione.  La giunta di Poperinge gli commissiona una birra per la Poperingse Hoppefeesten, una gioiosa processione  che si tiene ogni tre anni verso la terza settimana di settembre per celebrare la raccolta del luppolo. Nasce così la “Hommelbier”:  “Hommel” è come viene chiamato il luppolo nel dialetto locale, a metà strada tra il ceco “chmel”, il francese “houblon” e il latino “humulus”: un “palcoscenico” di malti chiari appositamente allestito per far splendere i luppoli Brewer's Gold ed Hallertau raccolti nei dintorni di Poperinge.  La Hommelbier occupa oggi quasi la metà della produzione di Van Eecke; ne esiste anche una versione “dry-hopping” e, giustamente, una “fresh harvest” chiamata “Hommelbier Nieuwe Oogst“, prodotta con il luppolo appena raccolto e che ha ovviamente senso bere solamente entro pochissimo tempo dall’imbottigliamento.

In una nazione dove le birre luppolate e “l’amaro” non sono stati mai troppo popolari, la Hommelbier si può considerare uno dei primi esempi di Belgian Ale molto luppolata, anticipando le produzioni di De Ranke e quelle più recenti di De la Senne e di altri nuovi birrifici belgi che hanno progressivamente iniziato ad aumentare il livello d'amaro. 
Fortunato sono stato a trovare una Hommelbier piuttosto fresca, imbottigliata da circa un mese, la cui foto non rende del tutto giustizia al suo colore dorato carico velato, sormontata da una generosa e cremosissima patina di schiuma bianca, molto compatta e molto persistente. Elegantemente austero l'aroma, una semplicità fatta di spezie, sentori floreali, erbacei e qualche reminiscenza d'agrumi; buona l'intensità, impeccabile la pulizia e - ovviamente - la fragranza. La bevuta è carbonata quanto basta per essere vivace ma morbida al tempo stesso, con una consistenza acquosa a facilitare la scorrevolezza del corpo medio. Al palato emergono inizialmente le note del pane, della fetta biscottata e del miele, con una lieve dolcezza fruttata che ricorda l'albicocca matura e la polpa dell'arancia. Il percorso prosegue poi in territorio amaro; è una birra dedicata al luppolo ma non si deve pensare alla prepotenza o alla sfacciataggine di certe luppolatura all'americana o esotiche alle quali siamo ormai abituati. Qui troviamo delicate note erbacee, una suggestione di scorza d'agrumi e una lieve speziatura che ricorda il cumino. Eccellente attenuazione in una birra facilissima da bere pur rinfrescando riesce comunque a regalare un leggerissimo tepore etilico a ricordare che comunque la sua gradazione alcolica (7.5%) non è certamente quella di una session beer.
Gran bella birra, pulitissima e molto ben fatta, molto bilanciata, esaltata da una freschezza assolutamente necessaria per poterne apprezzare in pieno le sue caratteristiche: occhio alla data in etichetta e se la trovate "fresca" non esitate assolutamente nell'acquisto.
Formato: 25 cl., alc. 7.5%, IBU 40, lotto 15/07/2015, scad. 15/07/2017, pagata 1.15 Euro (supermercato, Belgio).

2 commenti:

  1. anch'io lo bevuta, molto buona ma l'ho pagata almeno il quadruplo (in pizzeria)... in quali supermercati viene venduta?

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    1. In Italia non lo so, io l'ho presa in Belgio.
      Comunque il prezzo x4 in pizzeria ci può anche stare, per la consumazione al tavolo.

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