A maggio 2016 il birrificio inglese Buxton e quello danese Dry & Bitter collaborano alla realizzazione di una Session IPA che viene chiamata Myrcia: mentre per il birrificio di Derbyshire si tratta della prima Session IPA, i danesi annoveravano già nella loro gamma la serie delle Bale Ale. Nello stesso periodo, soprattutto in Danimarca, circola anche qualche fusto di una birra chiamata Myrcia Dreams che viene invece prodotta sugli impianti danesi della Ølkollektivet, stessa proprietà – ricordo - che gestisce il marchio Dry & Bitter e il locale Fermentoren di Copenhagen.
Quest’anno i due birrifici hanno deciso di andare ciascuno per la propria strada e la Session IPA Myrcia è entrata in produzione stabile da Buxton, con una nuova ricetta che prevede l’utilizzo di avena (15%), frumento (10%) e una generosa luppolatura che se non erro dovrebbe includere citra, mosaic, chinook e centennial, utilizzati con la tecnica dell’hopburst. Secondo quanto dichiara Buxton in etichetta sono stati utilizzati solo luppoli da aroma nel whirpool seguito da un massiccio dry-hopping nei fermentatori. Il nome scelto fa riferimento alla famiglia di piante delle Mirtacee che sono notoriamente molto ricche di oli aromatici; in etichetta i coni di luppolo vengono trasportati nell'aria dalle mongolfiere alle narici del vostro naso.
Non è dichiaratamente una New England (Session) IPA ma l'utilizzo di avena e il colore arancio pallido opalescente rendono questa Myrcia non troppo distante da quelle birre che vanno tanto di moda in questo periodo. Anche l'aroma mette in campo un'intensità tipicamente juicy, con un profilo sfacciatamente "succoso" e fruttato: l'ananas è spalleggiato dal pompelmo e, in secondo piano, arrancano mango e melone. La pulizia è ottima mentre l'eleganza del bouquet è un po' minacciata da qualche lieve nota di cipolla. L'avena riesce a donarle una sensazione palatale morbida e "rotonda", nonostante sia una Session IPA dal corpo ovviamente molto leggero: i malti (crackers) vengono rapidamente sopraffatti dalla frutta che ricalca grossomodo l'aroma tropicaleggiante anche se non riesce a riproporne la stessa pulizia. La chiusura amara, erbacea e leggermente resinosa, è piuttosto corta e d'intensità molto ridotta: bisogna lasciare che la birra si scaldi per veder salire intensità, lunghezza e, contemporaneamente, deteriorarsi l'eleganza. Per la gradazione alcolica che ha (4%) è comunque una birra dalla notevolissima intensità che tuttavia si porta dietro qualche imprecisione: livello molto buono ma non ai vertici di Buxton.
Formato 33 cl., alc. 4%, imbott. 19/04/2017, scadenza 19/01/2018, prezzi indicativo 3.80-4.50 euro (beershop)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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