Geoffrey Phillips, Jason Barbee e Shane Watterson non sono esattamente dei debuttanti nella scena della Craft Beer dell’Oregon: Phillips è un californiano che nel 2006 si è stabilito a Portland per aprire la Bailey’s Taproom, beer bar con 26 spine devote all’artigianale cui hanno fatto seguito il locale The Upper Lip ed il negozio online brewedoregon.com per la vendita di abbigliamento, merchandising ed accessori di numerosi birrifici. Barbee dopo aver esercitato l’homebrewing al college ha lavorato per sette anni come assistente birraio alla filiale di Portland della Deschutes per poi spostarsi alla Ex Novo Brewing. Watterson ha seguito un percorso quasi identico: homebrewing al college, assistente alla Deschutes e poi birraio per sei anni alla Laurelwood di Portland.
Alla fine del 2016 i tre soci, che si erano conosciuti ai tavoli della Deschutes di Portland, annunciarono l’acquisto di un sito nel quartiere Argay nei pressi dell’aeroporto internazionale di Portland che ospitava il mercato contadino delle fattorie Trapold in procinto di chiudere, per riconvertirlo nel nuovo birrificio chiamato Level Beer. Il nome scelto, “livella”, rappresenta la filosofia commerciale che i tre soci hanno deciso d’intraprendere: entrambi genitori di figli piccoli desiderano un’attività che consenta loro di “trovare un equilibrio” tra lavoro e vita privata; Level debutta nell’agosto del 2017 con un impianto produttivo da 20 barili affiancato da uno pilota da 2,5.
“In questa zona di Portland – dice Watterson – stanno arrivando molte famiglie giovani ma ci sono pochissimi posti dove andare; giusto un Burgerville ed un dive bar dove giocare a video poker. Noi stiamo già ricevendo molte richieste per feste di compleanno, abbiamo uno spazio all’aperto dedicato ad eventi come compleanni e matrimoni che è quasi sempre prenotato. A Portland i pub spesso sono affollati e non ci sono spazi per i bambini: a noi interessava ad esempio mettere a disposizione un bel prato dove loro potessero giocare a calcio o a freesbie mentre i genitori bevono un paio di birre”.
Il logo e gli arredi della taproom riflettono la passione dei tre proprietari per gli anni ’80: Star Wars, Vans, Atari, Sega e Nintendo: all’interno del locale vi sono consolle cabinate da poter utilizzare come in una sala giochi d’epoca. E le tre birre di debutto vengono chiamate Let’s Play (dry-hopped pilsner), Game On (IPA) e Ready Player One (dry-hopped saison). Equilibrio tra lavoro e tempo libero ma anche equilibrio nelle birre: Level predilige quelle facili da bere e a bassa gradazione alcolica. La taproom con tavoli e panche è spartana, assomiglia ad una sorta di grande serra dal tetto ricurvo e non dispone di cucina ma in strada ci sono spesso due o tre food truck dai quali rifornirsi; nel giardino sul retro ci sono giochi per bambini ed altri tavoli da poter utilizzare nella bella stagione. Alla fine del 2019 Level ha inaugurato una seconda taproom al Multnomah Village, ovvero nell’opposta periferia a sud di Portland.
La birra.
Birre facili da bere e dalla bassa gradazione alcolica: per smentire quanto appena scritto vi presento Fatality, la prima imperial stout (11.5%) barrel aged che Level ha fatto debuttare nel dicembre del 2018. La sua versione base dovrebbe essere l’imperial stout Finish Him (10%) la cui ricetta prevede malti 2-Row, Smoked, Roasted, Chocolate e Biscuit, luppolo Nugget, lievito English Ale; questa birra ha poi riposato in botti che avevano contenuto per dieci anni il whiskey della Eastside Distilling.
Nel bicchiere si presenta quasi nera, la schiuma è cremosa e compatta ed ha buona ritenzione. L’aroma non è molto intenso ma con un po’ d’attenzione si trova tutto quello di cui si ha bisogno: caffè, tostature, legno, accenni di vaniglia e cioccolato, whiskey, un filo di fumo, un tocco di carne. Il corpo non è molto ingombrante e non si ci sono particolari morbidezze o coccole per quel che riguarda il mouthfeel: il suo scorrere è comunque gradevole e privo di asperità. La bevuta è perfettamente bilanciata: whiskey, frutta sotto spirito, melassa e caramello bruciato, vaniglia e cioccolato iniziano un percorso che poi vira con delicatezza verso l’amaro del caffè e del torrefatto. Un accenno d’affumicato introduce un bel finale caldo di bourbon che riesce a scaldare senza far male. Non è ovviamente una birra dalla bassa gradazione alcolica ma è evidente la mano educata del birraio che l’ha prodotta, coerente con la filosofia del birrificio: equilibrio e bilanciamento prima di tutto. Non è un’imperial stout che urla ma che parla - forse - col cuore: bisogna avere la pazienza e la voglia d’ascoltarla, perché ha cose interessanti da raccontare. Se vi aspettate qualcosa di sfacciato o di potente resterete probabilmente un po’ delusi; anche il carattere barrel-aged è piuttosto delicato. L’ispirazione è senz’altro più vicina al Regno Unito che agli Stati Uniti: per me è una birra molto riuscita, pulita ed intensa, credo mai più replicata.
Formato 47,5 cl., alc. 11.5%, IBU 75 (?), lotto 18/11/2018, prezzo indicativo 8.00-9.00 euro (beershop) NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio
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