martedì 21 luglio 2020

Muttnik Bolik

Di Muttnik vi avevo parlato a gennaio 2017 a pochi mesi dal suo debutto avvenuto nell’ottobre del 2016. Da allora la beerfirm fondata da Lorenzo Beghelli ha fatto parecchia strada trasformandosi innanzitutto in un birrificio vero e proprio, anche se con modalità insolite. Nella primavera del 2019 Muttnik ha infatti acquistato il Birrificio Opera di Pavia, presso i cui impianti aveva già realizzato alcune delle sue birre; poco tempo prima Beghelli era inoltre stato ingaggiato come birraio da Opera che, ricordo, nel 2017 fa aveva a sua volta rilevato il Birrificio Pavese.  Sugli stessi impianti di Pavia vengono quindi oggi prodotti tutti e tre i marchi: Muttnik, Opera e Pavese.
Facciamo ora un passo indietro all’estate del 2017 quando a Sesto San Giovanni (MI) Muttnik inaugurava il pub chiamato MIR, locale un po’ vintage a tema (ovviamente) sovietico con una dozzina di spine ospitanti non solo le birre della casa ma anche di altri produttori e un’offerta gastronomica basata soprattutto su panini e crostoni.
Oltre alle due saison dell’esordio Belka e Strelka, entrambe sottoposte ad un rigoroso restyling grafico delle etichette, la gamma Muttnik è oggi composta dalla Imperial IPA Zhulka, dalla Berliner Weisse Rhyzhik, dalla (tipo) Kolsch Laika, dalla White IPA Albina, dalla Vienna Lager Damka e dall’American Pale Ale Bolik. E e se ve lo state chiedendo, la risposta è sì: tutte le birre sono dedicate ai cani del programma spaziale sovietico.  

La birra.
Bolik doveva essere la prima APA di Muttnik ma qualche problema con il fornitore di luppolo ne fece slittare il “vernissage” e al suo posto fu prodotta l’APA Zib, oggi mutata in Best (bitter) Zib. Per quel che riguarda il programma spaziale sovietico Bolik fu un cane che scappò solo pochi giorni prima del suo volo, previsto per il settembre del 1951 e fu sostituito dal cane ZIB (acronimo russo di "Sostituto dello scomparso Bolik"); per quel che invece riguarda la birra, la Bolik ottenne il primo posto nella propria categoria a Birra dell’Anno 2018, edizione ricca di soddisfazioni per il birrificio di Pavia. Oltre a quell’oro arrivarono infatti i bronzi per Strelka e Laika.
Il suo vestito dorato s’accende di riflessi arancio, la candida schiuma è cremosa, compatta e mostra buona ritenzione. L’aroma è fresco, elegante, pulito e abbastanza intenso: mandarino, pompelmo, bergamotto, note floreali, qualche sbuffo dank e di frutta tropicale. Un gran bel biglietto da visita le cui aspettative vengono pienamente corrisposte al palato, a partire da un mouthfeel morbido e scorrevole. Pane, qualche accenno biscottato e di frutta tropicale (ananas) introducono una bevuta caratterizzata da un bell’amaro educato e pulito che oscilla tra note resinose e soprattutto  scorza d’agrumi. L’alcool (5.4%) è nascosto perfettamente in un’American Pale Ale che si beve con la facilità di una session beer e nella quale equilibrio, pulizia e precisione sono in grande evidenza. E’ una di quelle birre che potresti bere ad oltranza per tutta la serata:  secca, profumata, rinfrescante:  le manca praticamente solo la data di imbottigliamento in etichetta (una delizia di design grafico) per essere perfetta.
Formato 33 cl., al. 5.4%, lotto 031-20, scad. 04/2021, prezzo indicativo 4,50 euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio

5 commenti:

  1. piccola nota di colore: dalla scorsa settimana ZIB, che continuava ad avere un suo culto sotteraneo, è rinata come Best ZIB, che è la prima delle nostre tre Bitter.

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  2. Behhhh sinceramente di Apa nn ho trovato nulla, nel senso nn è amara, è molto beverina quello si, ma nn sento x niente il luppolo tipico di questo stile......

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    1. E quale sarebbe il luppolo tipico dello stile APA? Il Cascade della Sierra Nevada Pale Ale? Era il 1980... da allora anche le APA si sono un po' evolute, eh...

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    2. Io la trovo poco amara per essere un'APA...... tutte le APA che ho assagiato sono molto più amare...... poi come bevibilità nulla da dire è, va giù che è un piacere

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